A Natale ilPonte entra nel suo 48esimo anno di vita. Ho fra le mani un plico di fogli con i nomi di un centinaio di abbonati che rinnovano la loro amicizia dal primo anno di vita del settimanale, il 1976-77 (!).
Sono le prime vere colonne del giornale, come lo furono tanti altri che quell’anno offrirono il loro contributo credendo in una scommessa che nasceva dal Concilio Vaticano II, quella di essere “Ponte” all’interno della comunità cristiana, ricca di tante diversità, e di esserlo con il mondo dei non credenti o di chi si era allontanato dalla fede. “Una Chiesa in uscita” direbbe oggi Papa Francesco. Una vocazione che negli anni abbiamo cercato di confermare, costruendo insieme (e in questo i lettori, sempre attenti e positivamente critici, ci hanno molto aiutato) un giornale vicino ai bisogni della gente, con una particolare attenzione alle fasce più deboli, indifese e senza voce, attraverso un giornalismo rigoroso, documentato e per questo certamente tante volte scomodo, non di parte, ma legato ai fatti, secondo il dettame di uno stile anglosassone, fortemente voluto dal primo direttore don Piergiorgio Terenzi.
Oggi tutto il mondo della comunicazione sta vivendo un momento di grandi cambiamenti.
L’avvento di internet, dei social, di una comunicazione più diffusa delle notizie, sta mettendo in difficoltà prima la stampa, poi la stessa televisione, che viene spesso “bruciata” dalla tempestività della Rete.
Ma chi non è sciocco scorge anche i rischi della situazione. Siamo sommersi dalle informazioni, ma incapaci di verificarle e di valutarle; il fenomeno delle fake news in rete sembra inarrestabile; la lingua che si semplifica e un lessico che si impoverisce, come di conseguenza la nostra capacità di analisi, per cui le cose sono bianche o nere, cancellando le tante sfumature di grigio che la vita comporta.
Tutto questo significa per i giornali un cambio di passo nella comunicazione, un’attenzione che partendo dalla notizia arriva necessariamente all’approfondimento, che la rete non dà. Del resto a che serve un giornale che smette di fare inchieste e semplicemente ripropone come articoli i comunicati stampa, che fungono solo da amplificatore di chi ha già risorse e potere?
È in gioco la democrazia.
E per noi che siamo Chiesa è anche in gioco il ruolo cui ci chiama continuamente il Papa: di essere missionari, di uscire dalle sacrestie, di andare dove la gente vive, anche di sporcarci le mani, con serietà nel giudizio evangelico dei fatti… ilPonte questo lo fa da quasi mezzo secolo, ma oggi i lettori devono aiutarci a portare avanti questo impegno, con suggerimenti, anche critiche, con il loro aiuto, cominciando dall’abbonamento, facendo conoscere il settimanale a parenti, amici (magari come dono natalizio), favorendo la pubblicità di aziende amiche e in cento altri creativi e suggestivi modi.