Nell’entroterra riminese, a Montetauro (frazione di Coriano), è attiva da tanti anni l’associazione La Piccola Famiglia dell’Assunta, realtà impegnata nell’assistenza e nell’accoglienza delle persone, soprattutto giovani, con disabilità. Una realtà importante, guidata dal parroco don Lanfranco Bellavista, tra i segni più concreti e tangibili dello spirito di solidarietà che anima Rimini. Ma Coriano è anche la terra di un’altra gura importante del territorio, e non solo: Marco Simoncelli, il “Sic”, il campione di motociclismo prematuramente scomparso nell’ottobre di ormai 10 anni fa, a causa di un terribile incidente sul circuito di Sepang, in Malesia.
Da quella tragedia, ancora indelebile nella memoria collettiva, nacque la Fondazione Marco Simoncelli: realtà voluta da Paolo e Rossella, i genitori di Marco, fondata con l’obiettivo di mettersi al servizio dei soggetti più bisognosi, sostenendo progetti umanitari in Italia e all’estero e, allo stesso tempo, collaborando attivamente con iniziative di enti e istituzioni pubbliche e private per ricordare la gura di Marco.
Come detto, tutto nasce da un incontro.
E oggi, infatti, le vite della Fondazione Simoncelli e della Piccola Famiglia di Montetauro sono strettamente intrecciate.
Tanto da produrre frutto: dal loro impegno congiunto è nata a Coriano la “Casa Marco Simoncelli”, struttura destinata all’accoglienza di ragazzi e ragazze con disabilità, realizzata dalla Fondazione e gestita dall’associazione di Montetauro. Realtà che, proprio in queste settimane, festeggia un importante traguardo: il primo anniversario dell’ingresso dei suoi ospiti.
Marco Simoncelli e Montetauro
Il seme che ha reso possibile la nascita della Casa Simoncelli è stato piantato nel 2008, quando il Sic, incoronato campione del mondo nella classe 250, andò in visita per la prima volta nella struttura di Montetauro. Si trattava di una visita “ufficiale”, in veste di personaggio pubblico, accompagnato dall’allora sindaco Luigina Matricardi e dall’assessore Piergiorgio Olivieri. Il ne era, sostanzialmente, quello di scattare foto e rmare autogra, ma quella visita segnò Marco nel profondo a livello personale: ne nacque un forte legame con don Lanfranco e con la struttura.
Dopo quell’occasione, infatti, fu lo stesso Marco a chiedere, più e più volte, di tornare a Montetauro per incontrare i ragazzi senza ltri, senza il clamore e i ri ttori del personaggio pubblico, solo per vivere con loro momenti di gioia e semplicità e dare il proprio contributo, laddove possibile.
La nascita di Casa Simoncelli
Un rapporto genuino e profondo, spezzato prematuramente nel 2011. Fu Paolo Simoncelli, il padre di Marco, ad avere l’idea della Casa, un progetto che portasse avanti questo legame. Non senza di_coltà. I primi mesi, infatti, Paolo e la Fondazione Simoncelli si sono dovuti scontrare con la burocrazia, le carte, le pratiche e la tentazione di rinunciare.
Mesi di viaggi, contatti e contrattazioni con sponsor e fornitori, per realizzare una struttura di alta qualità e, allo stesso tempo, far quadrare i conti. Una fase difficile, nella quale divenne fondamentale il rapporto con la comunità di Montetauro: è qui che Paolo chiederà a don Lanfranco di gestire la Casa una volta pronta. E fu così che avvenne: nel 2019, in occasione di quello che sarebbe stato il 32esimo compleanno di Marco, la Casa viene inaugurata. Ma per arrivare alla realtà di oggi, vitale e virtuosa, c’erano ancora scogli da superare: tra gli ultimi permessi e lo scoppio della pandemia, la struttura riuscirà ad accogliere i suoi primi ospiti solo nell’estate del 2020, circa un anno fa.
“La Casa di Marco – spiega Paolo Simoncelli – è attualmente abitata da ragazzi con disabilità più e meno gravi, nessuno dei quali è autosuciente. Sono seguiti da quattro ragazze che tutti i giorni, per tutto il giorno, si prendono cura di loro. La Comunità di Montetauro è composta da diverse case-famiglia che accolgono in forma stabile minori e adulti con disabilità. In ognuna ci sono da 6 a 10 ragazzi: a turno raggiungono quelli della Casa di Marco per svolgere assieme attività ricreative e di laboratorio: stampe sulla sto , cucire il cuoio o preparare le bomboniere solidali. Siamo fieri di quello che abbiamo fatto. – conclude Paolo – Per noi è una grandissima conquista: il sogno è bello, il crederci è speranza, il realizzarlo è un trionfo”.