Essere celiaci è diventato di moda? Sembra di sì. Oltre 600mila gli italiani che soffrono di celiachia, ma sono molti i nostri connazionali che, pur non essendone colpiti, si cibano gluten free perché ritengono che questo sia positivo per la loro salute. In realtà dei 600mila casi (1% della popolazione) solo 190mila sono stati diagnosticati come tali.
Ma, numeri a parte, si pensa che portare in tavola cibi senza glutine sia un bene per la propria salute e soprattutto sia utile per rimanere in forma. Ma questo non sempre è vero.
Una moda che si è trasformata in un vero e proprio business. Basti pensare che ogni anno, in Italia, si spendono 320 milioni di euro per prodotti privi di glutine, ma solo 215milioni si riferiscono ad alimenti erogati per la terapia di pazienti celiaci (dati Associazione Italiana Celiachia). Molte le controindicazioni di questa scelta. Dalla perdita di proteine e vitamine sino al consumo di cibi che hanno un indice glicemico “sospetto”. Infatti, gli alimenti che non contengono glutine hanno, generalmente, un indice glicemico più alto rispetto al cibo “normale”. Questo vuol dire che, teoricamente, sono alimenti peggiori.
Giuseppe Di Fabio, presidente di Aic (Associazione Italiana Celiachia) ha più volte ribadito che: “Nessuna ricerca ha finora dimostrato qualsivoglia effetto benefico per i non celiaci nell’alimentarsi senza glutine, anzi. Gli studi scientifici stanno ampiamente dimostrando che in chi non è celiaco l’esclusione del glutine è inutile”. Anche la Columbia University si è “scomodata” sul tema, affermando in uno studio che la dieta senza glutine non dà nessun beneficio in termini di salute del cuore se a seguirla è una persona che non soffre di celiachia.
I ricercatori inglesi hanno preso in considerazione i dati relativi a 65mila donne e 45mila uomini, seguiti tra il 1986 e il 2010. Risultato? Nelle persone non celiache l’esclusione del glutine non riduce il rischio cardiovascolare.
Sono i numeri a dirlo. Cresce la quantità di persone che devono rinunciare al glutine per motivi di salute. E non stiamo parlando solo di celiachia ma anche di allergia al grano e gluten sensitivity (forma leggera di intolleranza). L’aumento di queste problematiche sembrerebbe associato alle lavorazioni che il grano ha subìto nel corso degli anni, con interventi che puntano all’aumento di resa e profitti senza fare tanti complimenti. Un grano certamente diverso da quello che consumavano i nostri nonni, modificato geneticamente, che può provocare problemi seri, così come delle sintomatologie digestive che sono imputabili al glutine.
Queste le premesse. Ma cosa accade quando non si corrono dei rischi reali per la salute.
“In soggetti sani, la completa esclusione del glutine dalla propria alimentazione rischia di essere controproducente non insegnando all’organismo a tollerare il glutine e i cereali che lo contengono. – spiega il nutrizionista riminese Luca Casali – Negli individui sani la dieta senza glutine fai da te non è, sicuramente, indicata per la gestione del peso o per un programma disintossicante. Inoltre, a lungo termine potrebbe comportare carenze di micronutrienti, come le vitamine del gruppo B, il ferro, il magnesio, l’acido folico e anche la fibra proprio perché maggiormente presenti negli alimenti che vanno esclusi”.
Tra le altre cose, i non celiaci che scelgono autonomamente di eliminare il glutine incorrono nel rischio di non poter più diagnosticare la celiachia, in caso esista veramente. Ma c’è anche chi consuma prodotti senza glutine perché li ritiene più leggeri e dietetici. “È sbagliato pensare che ogni prodotto gluten free sia sano e dietetico. – continua – Una merendina senza glutine rimane pur sempre una merendina. È un errore in cui incorrono in molti, finendo per nutrirsi di cibo spazzatura o di alimenti fortemente industrializzati. Nei prodotti gluten-free (biscotti-merendine-crackers-grissini) spesso sono aggiunti molti zuccheri semplici e grassi, al fine di avere un prodotto che si presenta bene dal punto di vista organolettico”.
Un altro tema è quello dei “falsi celiaci”, persone che pensano di essere malati e non lo sono.
“Purtroppo sono sempre più frequenti i casi di persone che di loro iniziativa autoeliminano il glutine dalla loro alimentazione. – precisa Valentina Canini, educatrice alimentare – A volte, mi riferiscono di aver avvertito benefici, altre volte no. Pertanto consiglio di intraprendere questa decisione sempre sotto il controllo e la supervisione di un nutrizionista. Tra le persone che di loro iniziativa tolgono il glutine spesso c’è una non consapevolezza dei cereali contenenti glutine e non. Pertanto non è raro che queste persone facciano una tabula rasa su tutti i tipi di cereali, nulla di più errato”.
Ma, vale davvero la pena seguire la moda gluten-free?
“Una soluzione potrebbe essere quella di ritornare alle piante originarie, coltivate secondo i requisiti delle colture biologiche, al posto del moderno grano industriale; saremmo tutti meno assuefatti e infiammati. È fondamentale variare i cereali sulla propria tavola imparando a utilizzarne il maggior numero possibile” è il parere di entrambi.
Angela De Rubeis