Gufi, passeri, storni. Ma anche tartarughe, tritoni, serpenti, pipistrelli e perfino megattere. Avreste mai pensato che la provincia di Rimini potesse ospitare tanti piccoli e grandi amici? Una popolazione di creature silenziose e invisibili ai più, che non è sfuggita però all’occhio attento di ricercatori e studiosi, che l’ha inseguita per anni e poi catalogata e studiata attentamente. Il risultato? Un Atlante dei Vertebrati Tetrapodi della provincia di Rimini, curato da Lino Casini e Stefano Gellini, pubblicato dalla Provincia e presentato al pubblico. Un lavoro di ricerca imponente, che ha impegnato ricercatori e biologi per 4 anni, il primo studio sistematico e scientifico di questo genere che sia mai stato realizzato in provincia. 512 pagine, da cui emerge la presenza sul territorio di 175 specie di vertebrati tetrapodi, tra uccelli, mammiferi, rettili e anfibi. Un numero davvero considerevole se pensiamo che la provincia di Rimini ha un’estensione di appena 50mila ettari e con una fascia di territorio costiero quasi completamente edificato, in cui anche la prima fascia collinare presenta un’impronta urbanistica e agricola molto pesante. Per questo, pur con le differenze che intercorrono tra specie e specie, la maggior parte degli animali si concentra nelle zone collinari e pre-collinari a sud ovest della provincia e lungo le valli del Marecchia e del Conca, aree poco abitate che conservano ancora la loro funzione di habitat naturale per molti animali.
Rettili e anfibi
Sono i vertebrati meno studiati, vuoi perché in numero esiguo rispetto alle altre categorie, vuoi perché sfuggenti agli occhi umani quindi difficilmente studiabili, vuoi perché, infine, creature “reiette” che nessuno vorrebbe vedere. E invece, hanno funzioni importantissime. Lo sanno bene Paolo Laghi, Christian Pastorelli e Giancarlo Tedaldi, che per mesi si sono dedicati a queste creature singolari.
“I rettili e gli anfibi sono creature di fronte alle quali la gente normalmente inorridisce, invece sono utilissime al fine di preservare l’equilibrio ambientale. Pensiamo solo al rospo comune che si nutre di insetti e risente delle piccole modificazioni ambientali” ricorda Tedaldi che per studiare questi animali è rimasto intere giornate acquattato dietro un cespuglio. E la loro funzione non finisce qui! Nella maggior parte dei casi si tratta di creature delicatissime, vulnerabili anche alle più piccole modificazioni ambientali diventando, perciò, importanti indicatori biologici. Pensiamo alla comune raganella, un anfibio così vulnerabile da risentire dell’inquinamento sia delle acque sia della terra. Oppure la vipera comune che risente delle gestioni errate delle foreste e, a dispetto dell’immaginario comune, sono le prime a essere colpite dal disagio ambientale. Specie a rischio, i rettili, perché estremamente vulnerabili e nello stesso tempo poco “vagili”: abitano cioè un habitat di poche decine di metri. Perciò, alterato l’ecosistema di quel fazzoletto di terra, rischiano l’estinzione. L’unico rettile “filantropo” è la raganella italiana che, a differenza di tutti gli altri rettili e anfibi, entro certi limiti riesce a “tollerare” la presenza umana. E poi, i gechi. Chi non ha mai fatto conoscenza con questi simpatici rettili? Ebbene, lo sapevate che in realtà vengono dal Sud Italia e hanno colonizzato la provincia “clandestinamente”? Le zone del riminese con maggiore biodiversità sono le valli del Conca e del Marecchia e quelle collinari in genere. Scendendo verso il mare, le specie diminuiscono sia per diversità sia per numero di esemplari appartenenti ad ogni specie.
“Bisogna tutelare l’ambiente se vogliamo che queste specie non scompaiano del tutto” prosegue Tedaldi.
Uccelli
Delle 175 specie che abitano la provincia, ben 95 sono uccelli nidificanti. Sono i vertebrati più rappresentati nel territorio e anche quelli storicamente più studiati. Vista l’abbondanza di specie presenti, “il territorio è stato suddiviso in quadranti più piccoli, per ognuno dei quali sono stati predisposti 4 punti di osservazione” spiega Lino Casini, curatore dello studio sugli uccelli. Le aree con maggiore ricchezza avifaunistica sono distribuite in Valmarecchia, nella porzione collinare del torrente Conca e nell’area tra i comuni di Montescudo-Montecolombo, Gemmano-Montefiore e Saludecio-Mondaino. Le specie più diffuse? Capinera, merlo, passera d’Italia, storno e verzellino. Le più rare sembrano, invece, il passero solitario, la passera sarda e il cigno reale, presenti in un solo quadrante di osservazione.
Alcune specie come l’ortolano, che in Europa è in serio pericolo, in provincia è presente in ben 3 zone. Moltissimi uccelli sono presenti solo lungo il corso del fiume Marecchia. È il caso del Cavaliere d’Italia, trampoliere dalle lunghe zampe, presente in 20-30 coppie. Anche il barbagianni, sempre più raro in Europa, a causa della trasformazione delle attività agricole, del traffico e della mancanza di siti idonei alla nidificazione, in provincia di Rimini è presente in ben 44 zone. Alcune specie come l’albanella minore, invece, vanno incontro a un’inesorabile rarefazione. Lo sapevate che l’assiolo è il rapace notturno più piccolo d’Italia? E in provincia è diffusissimo, tanto da spingersi ad anni alterni, fino ai parchi cittadini! Un’ultima curiosità: tra le nostre colline nidifica un uccello dal piumaggio tropicale, il gruccione: specie rara fino a pochi anni fa, negli ultimi 3 anni conta 110-130 coppie!
Mammiferi
La provincia di Rimini annovera 56 specie di mammiferi tra insettivori, chirotteri, lagomorfi, roditori, carnivori, artiodatteri e cetacei. Le sezioni territoriali con il maggior numero di specie sono Verucchio e Sassofeltrio.
“Lo studio dei mammiferi ha richiesto metodi di osservazione diversi” spiega Dino Scaramelli, autore della sezione Animali dell’Atlante insieme a Massimo Bertozzi e Alessandra Palladini. “Dall’osservazione diretta alla raccolta di informazioni indirette, come impronte, segni e resti di pasti”. Apprendiamo così dell’espansione esplosiva dell’istrice, il grande roditore coperto da un mantello di aculei lunghi a bande nere e bianche, che alla metà del secolo contava pochi esemplari isolati e adesso è così diffuso e ubiquitario da spingersi fino alle città della costa. Una sezione dei mammiferi è dedicata anche al mondo marino, in particolare ai cetacei, rappresentati in 7 diverse specie. Si tratta di un’osservazione difficile, resa possibile solo da un lavoro costante nell’arco di diversi decenni che ha consentito una grande ricchezza di dati. Avreste mai creduto possibile la presenza a Rimini di balenottere, capodogli, tursiopi, delfini, pseudorche e grampi? L’osservazione di grossi cetacei è un fatto piuttosto occasionale al largo delle nostre coste, si tratta per lo più di esemplari di passaggio il cui habitat naturale è nelle acque profonde oceaniche e in qualche caso Mediterranee.
“I mammiferi che abitano il nostro territorio sono, dunque, un patrimonio complesso – assicura Scaravelli – da molti punti di vista: economico, per quanto riguarda ad esempio i danni da roditori, venatori (ad es. cinghiali) e per quanto riguarda le specie rare, che dobbiamo tutelare”.
Romina Balducci