Il turismo non è una macchina che riunisce in poco spazio tutto il necessario per farla andare.
Il turismo è una attività che ha bisogno della partecipazione di più attori, sparsi sul territorio. Attori pubblici e privati che devono agire, ciascuno per la sua parte, mirando ad un unico obiettivo: richiamare, accogliere e trattare al meglio i visitatori. Che se ne devono andare con la voglia di tornare. Ma qui è evidente che qualcosa non va. E da molto tempo. Le presenze sono le stesse da 20 anni, non da ieri. Gli annunci roboanti che spesso si leggono sui giornali o sui comunicati stampa dopo qualche evento o ponte, raramente trovano riscontro nei bilanci di ne anno. Bilanci che devono fare i conti con arrivi e pernottamenti, ma soprattutto con i margini di guadagno che restano. Non basta riempire un albergo se alla ne, tolti tutti i costi, non rimane niente. E questo capita, spesso, perché i prezzi sono troppo bassi e l’albergo non è in condizione di poter chiedere di più data la scarsa qualità dei servizi che può orire. Alla ne, come è evidente, è un ragionamento che si morde la coda. Da cui si può uscire solo con un forte impegno ad investire e innovare. Cioè a fare un salto di qualità.
Si è detto, da più parti, che solo nel comune di Rimini ci sono più di 300 alberghi chiusi e posti in vendita a prezzi stracciati. A volte costa più un appartamento. Se, ed è vero, la domanda
di turismo è in costante crescita, tanto interna quanto internazionale, come mai non c’è la coda ad investire nel settore turistico riminese? Si aerma che i locali non hanno più voglia di investire nel turismo, che il ricambio generazionale non c’è perché i gli scelgono altre professioni, e può essere una spiegazione, ma tutti gli altri investitori nazionali e internazionali, a cominciare dalle catene alberghiere, perché non vedono la Riviera come una opportunità? È una domanda che tanti si dovrebbero fare. Mancano hotel di quattro e cinque stelle.
Addirittura ci sono eventi congressuali che, nati a Rimini, hanno dovuto cambiare sede per mancanza di hotel all’altezza, anche come dimensione, del pubblico che richiamavano. Le catene alberghiere si concentrano proprio sulle quattro-cinque stelle, anche se non esclusivamente, allora perché non vengono? Chi ha provato ad investire lamenta, credo a ragione, i tempi non proprio brevi degli uci tecnici delle istituzioni che devono rilasciare le dovute autorizzazioni. Ma se questo, degli investimenti nel turismo, è un problema, a giudicare dallo stallo, piuttosto urgente, perché le Amministrazioni comunali non costituiscono Agenzie incaricate di portare investitori e attrez- zare uci tecnici specicamente dedicati che abbrevino al massimo le procedure?
Non c’è molto tempo da perdere, perché già se ne è perso molto. Con il rischio di non valorizzare come merita il parco del mare e tutto il buono che il Pubblico ha fatto, che oggi stride con la presenza di alberghi poco presentabili e servizi di spiaggia da anni cinquanta.