Mare, mare, mare, ma che voglia di arrivare…e poi? Chi in estate arriva sulle nostre spiagge, sulle spiagge si ferma. Se uno studio condotto da Bankitalia nel 2013 parla di vacanzieri sempre più amanti della cultura, Rimini smentisce secondo l’inchiesta del numero di giugno del mensile TRE – Tutto Rimini Economia in edicola la prossima settimana con il settimanale il Ponte. Tintarella e movida notturna offuscano chiese e musei, vicini o lontani dalla costa.
Secondo i numeri pubblicati da TRE (fonte: Provincia di Rimini) la frequentazione delle strutture museali è costante dal 2011: da 347.562 visitatori si passa ai 341.935 del 2012. Quanto al 2013, alle 244mila presenze stimate finora dalla Provincia, andranno aggiunti i dati dei musei che ancora non hanno fatto i loro calcoli, per un totale che si prospetta in linea con gli anni precedenti. I Luoghi dell’Anima di Tonino Guerra (nella foto a destra il Giardino di Pennabilli), con oltre 100mila presenze annuali, costanti dal 2011 al 2013, rappresentano il sito più visitato. Appaiono invece in discesa le altre strutture dell’entroterra: forte il calo per la Riserva Naturale di Onferno (da 6.307 a 2.518), il Museo Etnografico di Valliano scende da 2.333 a 1.693, il Museo della Linea dei Goti da 3.110 a 2.960, cento visitatori in meno, sempre dal 2012 al 2013, per il Civico Archeologico di Verucchio (da 7.163 a 7.035). Crescita per il MUSAS di Santarcangelo (da 3.323 a 3.896), mentre il Museo della Città di Rimini e la Domus del Chirurgo (nella foto a sinistra) con oltre 87mila visitatori nel 2013, ne guadagnano 18mila rispetto al 2012.
Oltre i numeri. Ma c’è una realtà, oltre le stime, che merita di essere raccontata. Ci sono le istituzioni, che vorrebbero poter contare su maggiori risorse. Ci sono i direttori, di strutture e associazioni culturali, che sarebbero felici di vedere un più cospicuo numero di visitatori in giro per le esposizioni, specialmente nell’entroterra. E poi ci sono gli operatori, dipendenti o volontari, che vorrebbero e sarebbero disposti a fare uno sforzo in più.
Da dove cominciare? Stando a quanto raccolto dall’Istituto di Ricerca Piepoli su richiesta della Provincia, chi sceglie Rimini non è un turista culturale. Di mestiere fa l’operaio o l’impiegato, e in Riviera ci arriva perché attratto esclusivamente dal divertimento. Non visita i musei perché non ha tempo, né particolare interesse, e utilizza la cultura come un riempitivo per le giornate di pioggia.
A metterci lo zampino, secondo i responsabili dei musei del territorio, anche gli operatori della costa, per nulla collaborativi stando alle dichiarazioni raccolte. “È capitato, qualche anno fa, di accordarci con alcuni bagnini perché suggerissero ai loro clienti una visita al nostro museo – spiega Turci del Musas clementino – ma chi accoglie i turisti in spiaggia vuole tenerli inchiodati lì”.
Qualche impennata si registra con gli eventi (ultima l’iniziativa di accesso gratuito ai musei riminesi del 17-18 maggio che ha portato nei “gioielli” del capoluogo oltre 4.000 visitatori) ma secondo l’assessore alla Cultura della Provincia, Carlo Bulletti, “gli eventi non sono sufficienti. Il cambiamento deve essere strutturale”.
I “mali” sono diversi. Primo fra tutti la mobilità. Ad alcune strutture non sono bastati gli aumenti delle corse che dal 2012 al 2013 sono passate da 49 a 90, raccogliendo nell’ultimo anno 3.600 utenti. E’ il caso del Museo di Verucchio, a soli 15 km da Rimini, che continua a soffrire l’isolamento. “Non solo i tempi della corriera sono lunghi, ma è anche difficile capire quali mezzi prendere”, fa notare la direttrice, Elena Rodriguez. Anche la rete dei musei dell’Alta Valmarecchia, inaugurata nel 2006, fatica a decollare. “Dovremmo riuscire a fornire un offerta turistica integrata”, spiega Turci del MUSAS. Ma tutto resta al condizionale.
Ci sono poi i tagli. Se nel 2010 il fondo provinciale per la cultura era di 87mila euro, nel 2013 la cifra è scesa a 12.800. Mentre la Regione, che quattro anni fa aveva stanziato 150mila euro, lo scorso anno ha contribuito esclusivamente con il finanziamento di materiale cartaceo e di cataloghi.
Per non parlare dell’incubo del dopo-Provincia. In un territorio così frammentato, dove ogni Comune ha la propria biblioteca e i propri musei, la mancanza di un riferimento si farà sentire?
Isabella Ciotti