Accessibile. Si definisce accessibile: “A cui è possibile accedere, che è di facile accesso; che dà ascolto a raccomandazioni, che le accoglie con facilità”. Detto questo: può il turismo della Riviera dirsi accessibile?
I fatti ci portano a dire di sì. Sono soprattutto due le esperienze positive che non solo hanno reso più competente e responsabile il turismo sul territorio ma che ci hanno fatto maestri di un modello che abbiamo esportato in Europa. Stiamo parlando di Autism Friendly Beach e di Spiaggia Marina C’entro.
Autism Friendly Beach
Nel primo caso si tratta di un progetto nato nel 2013 dalla Onlus Rimini Autismo, associazione di genitori di ragazzi autistici con l’obiettivo di accogliere persone con autismo e creare un momento felice per le famiglie che venivano in vacanza a Rimini; promuovere una cultura sull’autismo, disabilità poco conosciuta (seppur la prima forma di disabilità a livello mondiale); creare delle opportunità di lavoro per i ragazzi autistici. Dal 2013 ad oggi si è fatta tanta strada, visto che attualmente la realtà riminese, oltre ad aver partecipato – e vinto – a un progetto europeo ha esportato il suo modello in Spagna, Croazia e Cornovaglia. “Noi siamo stati in ognuno di questi quattro paesi a portare la nostra esperienza. – spiega Alessandra Urbinati di Rimini Autismo – In Croazia abbiamo fatto anche formazione. A livello europeo il progetto è più ampio: non è solo sull’autismo ma su tutte le disabilità. Anche se poi ogni Paese l’ha recepito in maniera diversa. In Spagna lavorano con i gruppi perché hanno grande strutture ricettive; la Croazia è molto simile a noi come turismo, la Cornovaglia è un po’ più avanti con le strutture attrezzate”. Il bilancio dei primi anni è ottimo. “Noi siamo partiti più con l’idea di una missione di ordine culturale ma ci si aspettava un ritorno anche a livello economico. – continua la Urbinati – Così è stato. Vari Iat hanno formato del personale per rispondere alle esigenze delle famiglie. Oggi ci sono molte richieste su questo versante e tutte le famiglie che abbiamo sentito dopo la vacanza hanno dato riscontri positivi”.
Ma come la prendono gli altri ospiti? Negli hotel è specificato che ci sono delle persone con disabilità per chiedere a tutti gli ospiti di avere pazienza e questo è stato molto qualificante, anche dal punto di vista dell’albergatore. C’è chi muovendosi in questa direzione ha poi assunto una persona in carrozzina alla reception.
Spiaggia Marina C’entro
Ma i veri “paladini” dell’inclusione lavorativa sono i bagnini della Spiaggia Marina C’entro – (progetto nato da una collaborazione tra coop Millepiedi, Associazione Crescere Insieme, Enaip e stabilimenti balneari), otto imprenditori che volevano distinguersi dal pensiero comune, sono partiti con l’appoggiare Rimini Autismo e oggi sono una realtà consolidata che si muove sulle proprie gambe e che offre lavoro a molti ragazzi con disabilità.
“Ci siamo detti: ma perché loro no e altri sì? – dice Stefano Mazzotti, imprenditore del Bagno 27 – Ci siamo ripromessi di portare avanti un percorso che permettesse a questi ragazzi (non solo con autismo ma anche con altre disabilità, grazie al confronto con altre associazioni del territorio), di entrare stabilmente nel mondo del lavoro degli stabilimenti balneari. Noi imprenditori ci siamo consorziati partendo da qui, ma i motivi di frizione che avevamo prima sono diventati, in questo momento, una cosa secondaria”.
In Spiaggia Marina C’entro questa filosofia di lavoro è condivisa. Ogni stabilimento balneare ha preso (assunto, oppure in tirocinio formativo) una persona con fragilità sociale; oggi sono 11. I ragazzi vengono inseriti in contesti familiari. “Inserire nelle famiglie queste piccole schegge impazzite era una scommessa. – continua Mazzotti – In realtà ci siamo accorti che portano un nuovo modo di fare lavoro. Hanno una relazione empatica con i clienti molto diversa. Non vengono messi a fare lavori di secondo piano ma lavori a contatto con i clienti, perché abbiamo capito nel tempo che la loro aspirazione principale è quella di confrontarsi con le persone e… i risultati sono sorprendenti. Riescono a lavorare molto bene”.
È facile far passare questo messaggio ad altri bagnini e operatori del settore, oppure c’è un po’ di reticenza?
“Ho avuto la fortuna di avere colleghi molto bravi e sensibili in questo. – conclude il bagnino – Forse all’inizio, anche io non ero così ottimista. Poi mi hanno dimostrato sul campo di essere degli imprenditori e persone eccezionali. A me piace sempre nominarli perché vorrei che anche i clienti sapessero che nel momento in cui sono ospiti di quello stabilimento, lì vengono fatte delle azioni, che ci sono delle persone che hanno capacità e sensibilità non comuni. Non è sempre semplice coinvolgere altri operatori perché c’è una reticenza, figlia di un bagaglio culturale del quale io stesso sono stato vittima. Ci sono arrivato tardi, ho 51 anni, però credo che far lavorare ragazzi con disabilità a fianco di uno staff giovane darà i suoi risultati nel futuro, aiuterà a cambiare questo bagaglio”.
L’ultimo “figlio” del gruppo di Mazzotti è la Cantera , il locale di fronte al bagno 26 gestito dall’Associazione Crescere Insieme che coinvolge sette ragazzi, due assunti in estate e cinque inseriti con un progetto laboratorio, che gestiscono il bar e i campi sportivi del complesso.
Angela De Rubeis