C’è una partita che allena a vivere, si gioca senza pubblico e senza bandiere. E la giocano tutte le donne che sono scivolate nell’ombra di una delle malattie più temibili per il sesso femminile: il cancro al seno. Oggi questo tipo di tumore è ritenuto meno pericoloso di un tempo, visto che, grazie a nuovi metodi d’indagine, screening più mirati e farmaci più selezionati, si muore sempre meno ma le statistiche ci dicono che questo tipo di tumore colpisce una donna su 10. Abbiamo rivolto a Marisa Monari, presidente dell’Associazione Crisalide alcune domande.
Quali sono le buone pratiche da mettere in atto per fare prevenzione e a quale età è opportuno fare i primi controlli?
“Qualsiasi terapia è tanto più efficace quanto più precoce è la diagnosi; il primo passo è conoscere il nostro corpo per riscontrare eventuali differenze. L’autopalpazione è la prima buona pratica, anche per le più giovani, da attuare almeno ogni 2/3 mesi; purtroppo mette ansia e molte non si visitano il seno per scaramanzia, ma è un atteggiamento sbagliato. Le regole sono semplici e bisognerebbe trasformare questa pratica periodica in abitudine”.
Quale altro segnale possiamo verificare personalmente?
“Un’attenta osservazione che colga qualsiasi cambiamento superficiale della pelle, anche nel suo aspetto, oltre che nella zona dell’aerola mammaria. Nel caso si noti una screpolatura rosa simile a dermatite con fuoriuscita di secrezione dal capezzolo, serve consultare il medico. Può verificarsi anche una variazione delle dimensioni o della forma della mammella, oppure una piccola protuberanza nella zona ascellare, addirittura una sensazione di calore avvertibile in queste zone”.
A quale età è bene fare il primo controllo?
“Va fatto a 30 anni o a 25 se c’è familiarità col tumore. Per non avere dubbi è bene recarsi dal senologo; è lui che raccoglie informazioni sulla storia familiare del soggetto, il suo stile di vita, se fuma, cosa mangia, se fa sport, ecc…”.
Ma chi rischia di più?
“Il pericolo di tumore cresce con l’età, è raro fino ai 30 anni, sale nettamente fra i 40 e i 50 anni e raggiunge il massimo dopo la menopausa. Le più esposte sono coloro che hanno precedenti in famiglia, quelle che hanno avuto il primo ciclo a 10/11 anni, coloro che non hanno avuto figli o li hanno concepiti dopo i 35 anni e sono entrate in menopausa dopo i 55 anni”.
Quali sono le indagini cliniche più sicure?
“Due esami importanti: la mammografia e l’ecografia. Con entrambi si può scoprire il tumore quando ancora non è palpabile e non dà sintomi. Purtroppo questa neoplasia non dà sintomatologia dolorosa, non si manifesta con segnali particolari, è silente e lavora di nascosto e, proprio per questo, non ci se ne accorge se non quando è evidente, da qui la necessità di controlli periodici. E se il tumore viene fronteggiato dall’intervento chirurgico, in parallelo c’è un universo emotivo altrettanto bisognoso di attenzioni e cure, spesso la sfera affettiva ne risente con ripercussioni negative sul rapporto di coppia. L’intervento e le terapie portano una modificazione sull’aspetto fisico e hanno una innegabile ricaduta sull’immagine corporea; purtroppo non è raro vedere il coniuge che prova un senso di disagio e inadeguatezza di fronte a questa malattia, anzi, spesso il tumore diventa un pretesto, un alibi, e l’uomo scappa, non ne vuol più sapere”.
Laura Prelati