Ci sono quelle classiche: dalla vendita di falsi telefoni in autostrada, allo specchietto rotto durante una manovra. Ci sono quelle finanziarie: un agente presenta la sua offerta e al vostro “no” vi chiede “cortesemente” una firma “per far vedere all’azienda che sono passato” e vi ritrovate con un bel contratto sottoscritto. E poi ci sono quelle on line: dal phishing alla sex torsion. Tutte hanno un comune denominatore: si chiamano truffe. Vale a dire l’ottenimento di un vantaggio a scapito di un altro soggetto indotto in errore attraverso artifici e raggiri.
Uno specchietto da 100 euro. Tra le classiche una delle più utilizzate è sicuramente quella dello specchietto rotto che in provincia ha fatto diverse vittime. Una di queste è Barbara Nicoli, 56enne riminese.
“È trascorso quasi un anno, ma mi ricordo tutto come se fosse adesso – racconta. Ero andata a fare la spesa a Le Befane e dopo aver caricato la macchina e restituito il carrello, stavo uscendo dal parcheggio quando ho sentito qualcuno sbattere sul vetro posteriore. Mi sono fermata per chiedere spiegazioni e due uomini hanno detto che durante la manovra in uscita avevo spaccato lo specchietto della loro auto. A quel punto sono scesa chiedendo di vedere il danno provocato e mi hanno mostrato lo specchietto iniziando a inveirmi contro. Mi sono talmente impaurita che alla loro richiesta di chiudere la pratica con 100 euro non ci ho pensato un attimo. Solo dopo ho realizzato di essere stata raggirata”.
Quel contratto non firmato. Altra storia è quella di Laura Genestreti, 40 anni, architetto e ceramista.
“Una mattina è entrato in laboratorio un ragazzo ben vestito, dai modi molto educati: ha detto di essere l’agente di zona di una nota azienda che si occupa di energia elettrica. Ci ha presentato la sua offerta, ma con la mia socia gli abbiamo detto che non ci interessava. Ci ha chiesto gentilmente se potevamo mettere il nostro timbro su un foglio per dimostrare all’azienda che era effettivamente passato. Dopo pochi giorni ci è arrivato per posta un contratto con tanto di firma della mia socia che non avevamo mai sottoscritto, siamo andati dai carabinieri e lì abbiamo scoperto che quel ragazzo era in realtà un truffatore”.
Un’altra storia simile arriva da Villa Verucchio. Una madre di famiglia, 50 anni, riceve la visita di un rappresentante. Un colloquio cordiale nel quale alla donna viene proposta una tessera sconto per acquisto di articoli per la casa. La firma sul modulo è solo finalizzata alla consegna della card. Invece si rivela un contratto in cui si obbliga la donna a fare acquisti da 3.500 euro per 4 anni, 14mila euro in totale. Il rappresentante le trova la “scappatoia”: un finanziamento da 24 rate di 118 euro e una cambiale da 950 euro contanti, tutto per oltre 3.800 euro. La donna si rivolge all’avvocato Cinzia Novelli: “Chiederemo l’annullamento del contratto essendo stato estorto il consenso con dolo”.
Non è truffa, ma di certo scorrettezza. Enel Energia ha suonato al campanello di Mattia, 65 anni, riminese. “Deve firmare questo contratto, è obbligatorio. Un cambio tariffario”. Firmato. Peccato che il contratto di fornitura fosse a nome della figlia e che Mattia non avesse alcun diritto per firmare un cambio che non era di tariffa ma di società fornitrice. Il tutto si è risolto con una telefonata di 30 minuti e una mattinata persa a inviare raccomandate per annullare il nuovo contratto.
Francesco Barone