LA STORIA. Anju Garattoni, giovane di origini indiane e oggi santarcangiolese doc. Dalla passione per l’arte è arrivata al mondo della moda, ed è riuscita a portare la propria collezione fino alla prestigiosa Fashion Week di Milano
Tra le stelle della moda
Origini indiane e quella passione particolare per la lavorazione del ferro che l’ha accompagnata durante l’infanzia. Poi, all’improvviso quell’incidente che l’ha costretta a rimanere a casa per diverso tempo, ferma e con un paio di stampelle: è proprio in quel periodo che inizia a cimentarsi con la pittura su tela, con i tessuti d’arredamento per l’esattezza.
Se non fosse stato per quel (noioso) lasso di tempo, forse non si sarebbe mai dedicata totalmente alla decorazione dei tessuti. Le stoffe grezze che passano dalle sue mani prendono forma e sostanza, trasformandosi in sontuosi indumenti che realizza in modo totalmente autonomo, quasi comparendo dal nulla come nei giochi di prestigio e di magia. L’inizio di un percorso che mai si sarebbe aspettata di intraprendere.
La protagonista di questa storia è Anju Garattoni, una giovane stilista che dalla sua Santarcangelo è arrivata fino all’evento a cui aspirano in tantissimi di coloro che vivono il mondo della moda, ma che in pochi hanno la fortuna e il talento per prendervi parte: la Milano Fashion Week, la passerella più ambita d’Italia (e non solo), in cui ha potuto vestire alcune delle modelle più importanti sulla scena dell’alta moda. Nata in India e in Italia dall’età di 3 anni, passa le sue giornate tra lo studio, dove crea e sperimenta, e la birreria vicino a casa dove lavora come cameriera part-time. Solitamente sono i suoi vestiti a parlare per lei, raccontando tanto del suo essere, del suo passato e della sua storia. Storia che oggi ha deciso di raccontarci in prima persona.
Anju, quand’è scattata la scintilla per la moda che ti ha fatto poi decidere di diventare stilista?
“Per questa domanda non penso di avere una risposta precisa, non mi considero propriamente una stilista, rivisito anche abiti già confezionati, mi reputo più che altro un’artista a 360 gradi, a cui piace tutto ciò che è creazione. Amo disegnare fin dalle scuole elementari, non so il perché, sicuramente il lavoro di mia mamma mi ha ispirato e influenzato durante la mia crescita. Lei è stata restauratrice e negli ultimi 10 anni si è data alla realizzazione di vestiti e borse realizzate completamente a mano. Esibiva le sue creazioni ai mercatini vintage e d’antiquariato ed io ero sempre con lei, inaugurando i miei primi tendaggi d’arredamento. Mio padre, invece, è stato titolare di una ditta di costruzioni di legno: posso quindi dire che produrre da zero, avendo tra le mani solo la materia prima, è una sorta di marchio di famiglia. Fin da piccolissima mi dilettavo a dipingere, ma anche a comporre sculture e a scolpire il ferro, o semplicemente passavo buona parte del mio tempo a disegnare sugli oggetti. Crescendo sono passata dal disegno a mano a quello tramite computer, amo la grafica e tutto ciò che è design. Mi reputo una ragazza poliedrica ed eclettica, non penso che l’arte si possa ingabbiare in una sola casella o etichetta”.
C’è un momento particolare che ricordi del tuo percorso?
“Sì, quando circa 6 anni fa mi sono infortunata e sono stata costretta a rimanere a casa. Durante quelle giornate che mi sembravano tutte uguali, un giorno arrivò mia mamma con delle tende in mano e mi disse: ‘Tieni, prova a decorarle’. Da quel giorno trovai il mio passatempo preferito durante la convalescenza e successivamente, una volta guarita, iniziai a esporre le mie composizioni (lenzuoli, tende, cuscini, federe, centrini) ai mercati. Sono grata, quindi, a quel periodo, perché mi ha dato la possibilità di esprimermi (cosa di cui sento sempre il bisogno) e di trovare il mio stile. Non mi vergogno di dire che nonostante abbia 28 anni mi affido ancora, per ogni mio passo lavorativo, ai miei genitori. Mi fido ciecamente di loro”.
Come sei arrivata, poi, al mondo della moda? Hai svolto un percorso di studi dedicato?
“Non proprio. Dopo il diploma di liceo artistico a Viserba, mi sono iscritta all’Università di San Marino frequentando l’indirizzo di ‘Design del prodotto’. Lì ho studiato e appreso tante cose, come la grafica digitale: se oggi curo la mia comunicazione online (sui social) e offline (cataloghi, biglietti da visita, bozze di abiti) totalmente da sola, è perché il mio percorso di studi mi ha insegnato tanto e mi ha permesso di avere una visione completa sul processo di produzione di un prodotto, che sia industriale, culturale, di moda o di altro tipo. Per quanto riguarda la moda, mi piace curare i miei lavori e le mie presentazioni in ogni dettaglio, dalla A alla Z, dal preparare la sfilata nei giorni prima dell’esordio, alla scelta della musica che la accompagnerà. E non solo, durante la sfilata seleziono io stessa quale modella ‘interpreterà’ al meglio il singolo abito che le assegnerò”.
Le tue origini influenzano (o hanno influenzato) il tuo stile o il tuo modo di creare?
“Sono stata adottata da due genitori santarcangiolesi doc all’età di 3 anni e mezzo, insieme a mia sorella che è di 2 anni più grande di me. Dell’India, quindi, non conservo tanti ricordi, quasi nessuno. Ma nei miei lavori persiste comunque l’amore nel rappresentare motivi o decori orientali, sono estremamente affascinata dal Giappone e da tutto ciò che è asiatico, ma non so dire perché. È una cosa affascinante e spero di scoprirlo prima o poi”.
Com’è stato arrivare a calcare una delle passerelle più ambite del settore?
“È stata un’esperienza a dir poco emozionante, come l’avverarsi di un sogno che, in fondo, nemmeno sapevo di avere o di cercare. Partecipare alla sfilata più famosa d’Italia è stato bellissimo e il risultato è stato ottimo: sono riuscita a catturare l’attenzione di parecchi colossi del settore della moda, anche provenienti da oltre oceano. Al mio ritorno da Milano tutti i miei concittadini mi hanno accolto a braccia aperte. Ringrazio ancora il sindaco e ogni singola persona che mi è stata vicina: devo molto a Santarcangelo, è da lì che ho iniziato a farmi strada e a crearmi un nome. Nonostante ad oggi mi muova spesso per lavoro, non penso che riuscirò ad abbandonare mai la mia città, lì c’è il mio cuore”.
Federica Tonini