Legno – È stato uno dei primi comparti industriali a subire le “legnate” della crisi internazionale partita nel 2008. Il destino del legno “made in Rimini” è legato a due settori che oggi sembrano andare in direzioni opposte. Uno è quello dell’edilizia, e qui parliamo dell’industria del legno e dei suoi prodotti derivati, ancora in forte sofferenza, sulla scia delle difficoltà ancora accusate dal mattone. L’altro distretto è quello delle macchine per la lavorazione del legno che al contrario, in linea con la nuova espansione del suo maggiore ambasciatore, l’SCM, è in ripresa e aumenta le esportazioni sui mercati esteri.
Il legno è insieme all’abbigliamento il settore merceologico che ancora nel 2015 ha registrato un aumento della cassa integrazione, contrariamente al resto dell’economia locale: +9,9% per un totale di 968.525 ore autorizzate. Sia chiaro, si parla di briciole rispetto ai numeri drammatici segnati dal comparto “moda”, con un +345% e oltre un milione di ore Cig, ma il lavoro, come ci spiega il segretario riminese di Fillea Cgil, Massimo Bellini, soffre ancora, e tanto. “Ad oggi non c’è un’azienda di questo comparto che non abbia attivato ammortizzatori sociali tra cassa integrazione e contratti di solidarietà”. Sono imprese fortemente danneggiate dalla caduta dell’edilizia e perlopiù legate ai mercati nazionali (e anche questo è un fattore che aumenta le difficoltà essendo il mercato italiano bloccato). L’ampio ricorso alla cassa integrazione straordinaria e ai contratti di solidarietà svela un quadro preoccupante che sembra arrivato ad un punto di non ritorno. Tra chiusure, concordati (il fallimento di Comeca, solo per citare un esempio, ha portato a una newco, ma con cento dipendenti in meno rispetto alla vecchia impresa) e tagli sono migliaia i lavoratori rimasti a spasso. E laddove ancora non erano stati annunciati esuberi, se ne faranno presto. “Al momento ho tre aziende che mi hanno comunicato di voler fare tagli sul personale”.
L’industria del legno e dei suoi prodotti derivati (mobili esclusi) conta 213 aziende sul territorio, in lieve flessione rispetto alle 211 del 2014. Quasi la metà sono (104) individuali. L’unico dato positivo è quello dell’export, +10,2%, ma va preso con le pinze: dall’analisi dei siongoli continenti, il segno più riguarda solo l’America (+82%), tutti gli altri mercati sono in calo; inoltre, si parla di volumi esportati (oltre 9 milioni e 600 mila euro) marginali rispetto a quelli delle macchine per la lavorazione del legno, settore più in ripresa (oltre 197 milioni di euro) e inferiori ai volumi importati (quasi 11 milioni di euro) con un saldo commerciale finale dunque negativo.
Le macchine per il legno. Parliamo di un distretto che fino al 31 dicembre 2014 comprendeva 1.866 addetti in provincia, un centinaio in meno rispetto all’anno precedente (-5,9%). Oggi il comparto sembra in ripresa anche se resta ancora al di sotto dei valori pre-crisi. Un primo dato positivo è l’aumento di imprese attive: 36 a fine 2015 contro le 32 di un anno prima (+12,5%). A fare la parte del leone ancora le società di capitale, 24 (erano 20 un anno prima).
Ma è soprattutto l’aumento dell’export a far ben sperare con un +30,6% (al 30 settembre 2015) secondo il Monitor sui distretti industriali di Intesa Sanpaolo. L’Europa (con un 61% sul totale export) rappresenta il mercato estero principale di riferimento.
Se il maggior rappresentante delle macchine per il legno riminesi, la SCM, rivede la luce e annuncia nuove ambiziose sfide, nera resta la situazione delle fonderie legate al Gruppo, quella di Rimini che conta 110 lavoratori, e quella di Villa Verucchio (65). Per quanto riguarda la SCM, la Fiom Cgil, spiega il segretario riminese Europeo Gabrielli, avrà notizie dal Gruppo tra circa un mese. “Fino al 31 marzo 2015 l’azienda contava ancora 315 esuberi. Ci aspettiamo che nell’ultimo anno la situazione sia migliorata, come è stato dipinto anche dalla stampa nazionale. Prendiamo per buone le notizie positive date dai vertici della SCM, ma noi saremo contenti solo quando saranno finiti tutti gli esuberi e si tornerà ad assumere”.
Alessandra Leardini