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Ti blocco il posto di blocco

Casomai qualcuno non avesse ancora capito cosa vuol dire vivere connessi oggi. Ricevo via pec la notifica di una sanzione da autovelox e la pago online. Risultato: da giorni mi appare ovunque la pubblicità di un coso da mettere in auto che difende dai rilevatori di velocità in tutta Europa. Di solito basterebbe qualsiasi smartphone dotato di navigatore, ma nella pubblicità si assicura che il coso è più aggiornato di tutti e avvisa senza bisogno che lo si guardi in continuazione (implicitamente liberando

dall’incombenza il telefonino con cui si possono fare tante altre cose mentre si guida). In fondo alla scheda, una excusatio non petita del produttore: “Si prega di osservare le norme di circolazione e le disposizioni del codice della strada”.

In effetti c’è stato un tempo in cui avvisare della presenza di posti di blocco e autovelox, coi lampeggianti o altri espedienti, poteva essere considerato riprovevole. Ricorderete il processo nei confronti dei membri di un gruppo Facebook riminese che, tramite un linguaggio in codice, avvisava della presenza di autovelox con pattuglie annesse. Tutti poi assolti: l’accusa di “interruzione turbativa della regolarità di un ufficio o di un servizio pubblico” non ha retto.

Oggi oltre al coso di cui sopra mi si propone con altrettanta insistenza l’abbonamento a un’app che offre grosso modo gli stessi servizi, avvisando della presenza di autovelox attivi grazie agli aggiornamenti continui di una rete di milioni di utenti in tutta Europa. Insomma, l’idea nata a Rimini tradotta in business. Non ce n’è per nessuno, qua abbiamo sempre una marcia in più.

L’importante è non esagerare col gas.