Sono passati ben 27 anni dal debutto di SixDegrees, il primo social network in assoluto. Ad oggi possiamo permetterci di tirare alcune somme sugli esperimenti riusciti in quest’ambito, rappresentati da quelle applicazioni (Facebook, Instagram, Twitter e TikTok per citarne alcune) che hanno attratto miliardi di utenti della rete a sceglierle come mezzo di condivisione delle proprie esperienze. Questo però non ha frenato il desiderio d’innovazione nel mondo social, che risulta in continua evoluzione: a conferma di questo aspetto, nel dicembre 2023 sono state lanciate due nuove proposte, caratterizzate da concetti, pensieri e modalità completamente diverse tra di loro.
La prima è Threads, ultima novità in casa Meta, azienda proprietaria di Facebook e Instagram, che il 14 dicembre scorso è stata resa disponibile nell’Unione Europea a seguito di un promettente debutto negli Stati Uniti e altri Paesi. Il funzionamento di Threads segue la falsa riga di Twitter (che ha da poco cambiato nome in “X”) di cui rappresenta un potenziale rivale: la nuova piattaforma Meta si basa principalmente sulla condivisione di contenuti testuali di massimo 500 caratteri, a cui si possono allegare immagini e video. Gli utenti possono mettere “mi piace” ai post che più interessano, interagire commentando o ricondividendo. Insomma, finora niente di particolarmente innovativo rispetto al social da poco acquistato da Elon Musk, ad eccezione di due peculiarità. Innanzitutto, Threads risulta fortemente integrato a Instagram: chi crea un profilo su entrambe le applicazioni ha infatti la possibilità di collegare i propri account e usufruire di un’esperienza completa, rimanendo al passo con le nuove pubblicazioni di amici, familiari o celebrità. L’altra novità rispetto a Twitter è la possibilità di rispondere ai “thread” con delle note vocali, di cui viene anche codificato il testo. Una funzionalità che può essere divertente finché viene utilizzata per commentare i post dei propri amici, ma che può sfociare in comportamenti problematici se gli utenti ne abusano. Un esempio lampante sono i primi post di alcuni politici italiani, che sono stati inondati da audio dal contenuto fortemente satirico e a volte violento. La sfida che si presenta ora a Meta è quella di bloccare i contenuti dannosi all’interno delle note vocali: un procedimento nettamente più complicato rispetto all’eliminazione sistematica di parole chiave, già integrata in tutti i principali social network. La funzione di codifica del testo dell’audio aiuta, ma non risolve il problema: come può un algoritmo, per quanto intelligente, avere le capacità per bloccare la registrazione di uno sciacquone, che risulta chiaramente denigratoria in risposta ad un post ma che in sé e per sé non ha nulla di male? La decisione in questi casi spetta agli attori che gestiscono Threads dietro le quinte, che però riusciranno mai a far sparire ogni singolo contenuto d’odio pubblicato?
Un social senza odio?
È proprio in risposta al concetto di social network come teatro di hate speech, bullismo e disinformazione che nasce Sblind, una piattaforma che mira a introdurre un’esperienza in rete completamente innovativa. Lanciato a dicembre 2023 da una startup bergamasca di imprenditori e manager, Sblind è un social geolocalizzato, che propone contenuti differenti a seconda del luogo in cui si trova l’utente. Anche qui si possono condividere immagini e video, ma i protagonisti non sono gli influencers, bensì i lovers, le persone che più ci stanno a cuore: ogni utente può seguire un massimo di 100 lovers, in modo da interagire con chi davvero interessa e limitare al minimo la visione di post aggressivi o violenti. La pubblicità è completamente assente, così come gli algoritmi di profilazione: Sblind mira, infatti, a proteggere l’identità digitale degli iscritti, impegnandosi a non cedere dati a terzi. L’applicazione non è solo sostenibile dal punto di vista etico, ma è anche attenta all’ambiente: gli utenti possono contribuire alla compensazione delle emissioni di CO2 semplicemente pubblicando contenuti su questo social, che è inoltre il primo in assoluto ad introdurre un limite d’utilizzo, fissato ad un massimo di 90 minuti al giorno. Come? Più gli utenti utilizzano la piattaforma, più la startup investe in progetti per diminuire l’impatto ambientale delle loro attività.
Nuovi social, vecchie (cattive) abitudini…
Le innovazioni introdotte da Sblind hanno il potenziale di cambiare radicalmente il nostro modo di vivere i social: su una piattaforma creata ad hoc per ridurre ai minimi termini le incitazioni all’odio e seguire le persone che più amiamo, senza perdere ore davanti allo schermo, sarebbe più semplice mostrarsi con autenticità, senza filtri, che è il desiderio di tanti utenti della rete, soprattutto dei giovani. L’aspetto fondamentale che ancora manca a Sblind per essere considerato un social vero e proprio è la diffusione: trattandosi di una app da poco disponibile per il download, ad oggi è ancora poco conosciuta. Sono molti invece i ragazzi già attivi su Threads, tra cui per un breve periodo è stata presente anche la sottoscritta. Spinta dalla curiosità, ho provato a creare un account su questa applicazione, che in un primo momento mi aveva stupito per il clima positivo tra gli utenti dovuto all’euforia della novità: tuttavia, è bastata qualche settimana per ricadere nella routine fatta di foto esplicite, commenti denigratori, incitazione all’odio e bullismo, sfruttando a questo scopo le nuove funzionalità ideate invece per divertirsi tra amici. Un risultato prevedibile, che però lascia un importante monito: per una “rivoluzione social” all’insegna dell’autenticità e dell’eliminazione dei contenuti violenti non bastano le continue novità proposte dalle varie piattaforme, ma a cambiare deve essere, prima di tutto, il comportamento di chi ne fa uso.
Giulia Cucchetti