Jackson, Mississipi, anni ’60. Profondo Sud degli Stati Uniti e quindi razzismo profondo. Il romanzo vendutissimo di Kathryn Stockett è divenuto film per mano del poco noto Tate Taylor che però è stato baciato dagli alti incassi registrati negli Stati Uniti con 170 milioni di dollari al box office. Il film in questione è The Help, brillante storia di una giovane aspirante giornalista (Emma Stone) che sfida le regole, le convenzioni sociali, le differenze di razza e soprattutto oltrepassa l’astioso comportamento delle amiche, quasi tutte convinte che le loro servette nere siano buone solo per cucinare, pulire e accudire i figli, preparando un libro in cui intervista le domestiche, presenza insostituibile nelle case delle ricche e viziate signore Usa. Le paure e le insicurezze delle governanti nel rendere pubblici i loro pensieri, vengono ben presto abbattute da un forte senso di solidarietà che raduna un folto gruppo di “donne della casa” attorno alla scrittrice che ha sempre più materiale in mano.
The Help è storia classica raccontata con gusto e garbo: il regista non risulta particolarmente innovativo e sta molto “sul semplice”, ma il film è piacevole, vuoi per le atmosfere, vuoi per il gruppo di attrici coinvolte (una meglio dell’altra), vuoi per la capacità di raccontare bene “al femminile”, vuoi per il grado di commozione che raggiunge.
Queste “Mammy” degli anni ’60, quando l’America ascoltava le sferzanti parole di Martin Luther King e rimaneva impietrita davanti all’assassinio del Presidente Kennedy, sono le vere protagoniste di una storia “bicolore”, dove molti bianchi guardano con disprezzo i neri, ma c’è anche qualche cuore bianco che non teme di unirsi ad un cuore nero, per entrare nei territori “minati” dell’uguaglianza.