Il 9 maggio di cento anni fa nasceva Sophie Scholl, la giovanissima eroina della resistenza tedesca, membro della Rosa Bianca, il gruppo di studenti pacifisti che lottò contro Hitler e il nazismo e che pagò con la vita la sua ribellione.
David Sassoli l’ha citata nel suo discorso di insediamento alla presidenza del Parlamento europeo, come uno di quei personaggi simbolo della nuova Europa.
Pochi giorni fa una menzione analoga se l’è conquistata don Lorenzo Milani. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha citato il “priore di Barbiana” durante il discorso su The State of the Union, proponendo che proprio il motto di don Milani – il famosissimo “I care” – diventi la parolachiave dell’Europa durante e oltre la pandemia.
Domenica scorsa sono riecheggiate nell’animo di tanti le parole di Rosario Livatino, “giudice ragazzino”, ucciso dalla mafia, ora assunto agli onori dell’altare: “Quando moriremo non ci verrà chiesto se siamo stati credenti, bensì se siamo stati credibili”. Credibile è chi antepone i fatti alle parole.
Credibile è chi sa di essere umano e non si erge a divinità da strapazzo. Credibile è chi ha sempre innanzi a se la sua fragilità. Credibile è chi si immerge tra la gente, tra chi è solo, oppresso e dimenticato. Sophie, don Lorenzo, Rosario: tre testimoni credibili. Credibili perché la vita ha bisogno di testimoni e non di predicatori dalla parola facile e a “tempo perduto”. Viviamo un tempo difficile.
Lo scrive il Papa nella Fratelli tutti, citando il documento sulla fratellanza di Abu Dhabi: “tra le più importanti cause della crisi del mondo moderno vi è una coscienza umana anestetizzata e l’allontanamento dai valori religiosi, nonché il predominio dell’individualismo e delle filosofie materialistiche che divinizzano l’uomo e mettono i valori mondani e materiali al posto dei principi supremi e trascendenti”. In questa società che ha smarrito il baricentro, dove gli adulti sono come evaporati, in un presente in continua trasformazione, sono i giovani a pagarne le conseguenze: sono diventati apatici e privi di desiderio, alla ricerca di una figura adulta di riferimento.
Gli adolescenti “hanno bisogno di testimoni – scrive lo psicoanalista Massimo Recalcati – di adulti in grado di testimoniare, a qualunque livello, non solo nella famiglia, ma anche nella scuola, nelle istituzioni, che si può stare su questa terra con slancio. Ma il grande problema del disagio giovanile oggi è che non ci sono gli adulti”.
È necessario e urgente riscoprire il compito educativo. Cioè quella funzione di saper introdurre la vita dei figli all’esperienza del limite, ma anche educare a riscoprire il desiderio e la voglia di progettare il futuro, che contraddistingue questa età. Per questo occorrono testimoni credibili.