Quasi venti anni fa, reduce da un soggiorno a Londra, ebbi l’illuminazione. Visto che là tutti in metropolitana leggevano, tanto che qualcuno chiudeva libro o giornale proprio pochi decimi di secondo prima che la porta si aprisse alla loro stazione, perché non riproporre l’esperienza da noi? Era il periodo in cui si stava diffondendo la free press, pubblicazioni sostenute quasi esclusivamente dalla pubblicità, e soprattutto avevamo il TRC di prossima realizzazione: l’accordo era già stato firmato nel 1994.
Ma bisognava cogliere l’attimo. Poi la free press, sfida che non tutte le esperienze sono riuscite a sostenere a lungo, è entrata in crisi. Nelle metropolitane di tutto il mondo i giornali oggi sono stati soppiantati dai telefonini e smartphone, che permettono di essere letti anche mentre si scende dalla metropolitana stessa, si esce dalla stazione, si arriva a casa, ci si sveste, si cucina, si va in bagno, si va a dormire. E, particolare non secondario, la metropolitana di costa da noi ancora non è partita.
Il 2019 sarà il terzo anno di fila del debutto previsto del TRC, ma stavolta paiono esserci le condizioni. Con buona pace della mia moderna idea imprenditoriale. Forse un po’ campata in aria, lo ammetto, ma in quel momento chissà, poteva funzionare se fosse salita sul treno giusto. Che ancora deve partire.