In vista del suo ampliamento, viaggio alla scoperta del polo riminese tra ricerca e tecnologia
Il Tecnopolo di Rimini ricopre un ruolo prezioso per il territorio e per il suo sviluppo innovativo e tecnologico, attraverso un’articolata ed eterogenea attività di ricerca in sinergia con il mondo accademico e delle imprese. Ruolo che sta per consolidarsi: proprio in questi mesi, infatti, entra nella fase decisiva il percorso di ampliamento del Tecnopolo riminese, con un progetto che prevede un investimento stimato in circa 2,45 milioni di euro, grazie all’impegno della Regione Emilia-Romagna (un milione e mezzo) e del Comune di Rimini per 950mila euro.
Alla vigilia di tale cambiamento, è utile andare alla scoperta delle complesse attività di ricerca in cui il Tecnopolo riminese è oggi impegnato. Ricerche sviluppate attraverso i tre laboratori nei quali il Tecnopolo si articola: i CIRI (Centri Interdipartimentali Ricerca Industriale) ICT, FRAME e MAM, illustrati direttamente dai loro coordinatori.
Professor Gustavo Marfia, coordinatore CIRI ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione), nel quale sono impegnate quindici persone tra docenti, ricercatori post-dottorato, dottorandi e ricercatori post-laurea.
“ Con il laboratorio di Virtual and Augmented Reality (VARLAB) stiamo lavorando su tre aree principali di ricerca: meccanismi di transizione da contenuti e interfacce 2D a 3D; sistemi basati su paradigmi di realtà estesa; sistemi collaborativi di realtà estesa distribuiti; sistemi di supporto per il training e per l’apprendimento di procedure e conoscenze pratiche”.
Collaborazioni con altri Centri, Università o aziende?
“ Le collaborazioni sono molte e sono particolarmente attive in questo momento con l’Università di Padova, Insubria, Pisa e Macerata, a livello nazionale e Cambridge, Amburgo, Madrid Carlo III a livello internazionale. Con le aziende abbiamo avuto o abbiamo ancora in corso attività nei comparti e-commerce, moda, wellness, industriale e fieristico, solo per citarne alcuni”.
Eventuali brevetti?
“ È stato recentemente depositato un brevetto: un sistema di scansione 3D rapido per la realizzazione di avatar fotorealistici con misure antropometriche accurate”. Professor Fabrizio Passarini, coordinatore del CIRI FRAME (Fonti Rinnovabili, Ambiente, Mare ed Energia), che impiega 6 unità di personale strutturato (5 docenti e ricercatori universitari e un tecnico), oltre a personale in formazione, titolare di assegni di ricerca (4) o di borsa di dottorato (7).
“ Le tematiche dei progetti (europei e nazionali) sono tutte in linea con il settore della chimica dell’ambiente e dei beni culturali, con particolare attenzione alle tecnologie per il riciclo di materiali e sostanze chimiche, per la produzione di energie alternative, per la tutela dei materiali in particolare costituenti i beni culturali.
Su scala europea si segnalano, tra i tanti, progetti legati alla costituzione di comunità di energia rinnovabile nella regione del Mediterraneo (Recinmed) e nuovi materiali ‘green’ per applicazioni ospedaliere (Horizon – Green Map). A livello nazionale, i ricercatori del gruppo partecipano a progetti legati in particolare al riciclo di batterie al litio (DiGreen) e al recupero di composti chimici da fanghi di acque reflue (Rechews). Altre ricerche si stanno portando avanti grazie a fondi PNRR”.
Collaborazioni con altre realtà?
“ Le collaborazioni con altri centri di ricerca ed Università sono numerose. Ci sono poi le aziende: segnaliamo (tra le varie collaborazioni) una borsa di dottorato cofinan ziata da Herambiente Servizi Industriali (sul tema del trattamento di rifiuti industriali in ottica di economia circolare). Al momento non ci sono brevetti depositati”.
Professoressa Vincenza Andrisano, responsabile CIRI MAM (Meccanica Avanzata e Materiali), in cui attualmente svolgono le proprie attività un professore ordinario e un ricercatore (oltre ad altre unità con posizione lavorativa non permanente in un numero variabile da 1 a 3 a seconda dei progetti attivi).
“ Tre i progetti principali. Il primo è un progetto di economia circolare: in collaborazione con Fruttagel-Valpharma, si propone di recuperare i sottoprodotti di scarto agroalimentari (ad esempio fagioli, piselli, carote, mele, lupini, ecc.) da valorizzare nell’industria farmaceutica, cosmetica, nutraceutica e del packaging. C’è poi il progetto finanziato da Eni Spa, che sta sviluppando un impianto per arrivare a produrre la cosiddetta farina algale, che può essere utilizzata come prodotto o componente per mercati agroindustriali, alimentari e/o nutraceutici. In atto, inoltre, uno studio sulle microalghe per utilizzarle come strumento di captazione dell’anidride carbonica dall’ambiente, al fine di purificare siti inquinati, proziata getto come le acque di scarico dell’industria cosmetica. Infine, il progetto con il Comune di Novafeltria per lo studio dei prodotti agricoli dell’Alta Valmarecchia, per facilitare il potenziale sviluppo di nuovi prodotti alimentari, nutraceutici nonché, nella forma di estratti, di cosmetici e farmaceutici”.
“Mettere in collegamento innovazione e territorio” Un hub dell’innovazione, dunque, il cui fine è quello di far incontrare le possibilità offerte dalla ricerca e le necessità di sviluppo del territorio.
“ L’obiettivo delle nostre attività è quello di mettere in collegamento le aziende e le istituzioni del territorio con l’offerta di innovazione nei vari ambiti. – spiega Simone Badioli, presidente di Unirimini spa, l’ente gestore del Tecnopolo che dal 2017 svolge attività di organizzazione di workshop e convegni in collaborazione con i laboratori – Fungiamo quindi da ‘hub’ di collegamento presso il sistema economico riminese tra la rete Alta Tecnologia della Regione Emilia-Romagna e le esigenze di innovazione tecnica e di processo che possono avere le aziende: sia le grandi sia le PMI”.