Santarcangelo, tra i suoi tanti pregi, ha anche quello di detenere un bel primato. È proprio il borgo clementino, infatti, ad aver istituito il più antico Festival italiano dedicato alle arti della scena contemporanea: il Festival Internazionale del Teatro in Piazza. Nasce infatti nell’ormai lontano 1971, e fin da subito si vuole caratterizzare come punto di incontro di due dimensioni. Quella internazionale, per quanto riguarda gli ospiti, le forme espressive e la proposta artistica, e quella locale e “di paese” per quanto riguarda l’ambientazione e il pubblico. Riuscendoci: ad oggi, infatti, mentre ci si avvicina alla 50esima edizione, il Festival di Santarcangelo è riconosciuto come uno degli appuntamenti più significativi in ambito europeo per quanto riguarda il teatro e le arti performative.
Ma come nasce un evento del genere? Lo racconta Amato Mannocchi, santarcangiolese che, in quegli anni, era assessore comunale e ha contribuito, in prima persona, alla nascita del Festival. Un racconto che è possibile trovare nel libro Così ho amato Santarcangelo – Storie, fatti e personaggi degli ultimi settant’anni di vita cittadina (Pazzini Stampatore Editore, 2019), di cui Mannocchi è autore assieme al giornalista riminese Flavio Semprini. Riportiamo, di seguito, un estratto del libro.
“Tra i miei compiti istituzionali di assessore al Turismo, c’è quello di partecipare alle riunioni del direttivo della Pro Loco di Santarcangelo. La Pro Loco è un’associazione riconosciuta dall’allora Ente Provinciale per il Turismo, nella quale un rappresentante del Comune siede di diritto. Quando mi presento alla prima riunione del direttivo, mi trovo di fronte un consiglio di otto persone, tutte di età piuttosto avanzata, che fatica a prendermi sul serio. […] Al direttivo comunico l’indizione di un’assemblea nella sala del Consiglio comunale. Il giorno dell’assemblea, con grande sorpresa loro (ma non mia), si presentano un centinaio di persone che, sostanzialmente, chiedono nuovi rappresentanti in seno a quell’organismo. Per parare il colpo, il direttivo mi offre quattro posti in consiglio. Rifiuto e ottengo le elezioni straordinarie. Mi chiedono di conservare per loro quattro posti in consiglio e la carica di presidente per uno di questi. ‘Se sarà eletto uno di voi ne parleremo’, fu la mia risposta. Nessuno di loro sarà rieletto”.
La nascita del Festival
“Il nuovo direttivo s’insedia e inizia subito a lavorare. Ed è in quel preciso momento, in una di quelle riunioni, che nasce l’idea del Festival Internazionale del Teatro in Piazza. Il ragionamento, grosso modo, è questo: ‘In paese abbiamo tante piazze, utilizziamole come palchi teatrali per un festival’. Da questo punto di vista ci rifacciamo al Festival del Mandorlo in Fiore di Agrigento che, però, ha un taglio più legato al folklore. Romeo Donati, il sindaco, sposa subito e con entusiasmo l’idea: per lui è valida sia dal punto di vista turistico sia dal punto di vista culturale.
A presentare il primo direttore artistico è Flavio Nicolini che, nel frattempo, ha lasciato il suo ruolo da vicesindaco ma resta parte attiva nel mondo culturale santarcangiolese. La persona scelta e confermata dall’Amministrazione è Piero Patino, un avvocato/drammaturgo di Roma molto competente e appassionato. Talmente appassionato che durante un incontro con commercianti e artigiani, ai quali si chiedeva un aiuto economico, se ne uscì, tra la sorpresa mia e di qualche altro astante, con una ‘filippica’ intemerata su quanto si sarebbero rivelati ignoranti se non avessero contribuito. Patino è anche un furbo uomo di comunicazione. Nelle interviste di quel periodo sostiene che il nostro cartellone sarà più completo e interessante di quello del Festival di Spoleto. E questo non fa che accrescere l’interesse del pubblico potenziale e dei media di allora. Il primo manifesto viene affidato al pittore Federico Moroni”.
Parte la prima edizione
“Il lavoro di preparazione è immane: ci lavora l’intera giunta. Gli operai del Comune si adoperano notte e giorno. Tutta la città si mette a disposizione. In questa prima edizione (locandina nella foto piccola) non si pensa tanto al teatro d’avanguardia, tant’è che la prima compagnia che viene scritturata è polacca e presenta dei balletti tradizionali. C’è pure l’orchestra Secondo e Raoul Casadei che riceve un successo di pubblico memorabile (ma che verrà poi cassata da Donati già dall’edizione seguente perché non rappresentava il suo modo di intendere la cultura popolare). Lo stesso Patino porta una sua opera, ‘Ulisse’, tra le cui comparse figura un certo Gianfranco ‘Miro’ Gori, futuro sindaco di San Mauro Pascoli. Questo l’elenco completo degli artisti, delle compagnie e dei gruppi che parteciparono a quello storico primo Festival: Folkioru Lublin, canti e danze dalla Polonia; Donano Sulis, spettacolo di burattini; Folk Malaga, danze e chitarre flamenche; ‘Les Gestes’, spettacolo di mimo diretto da Roy Boiser; La XXV Ora, compagnia di prosa; Milly ‘Violenza e Libertà’, recital di canzoni popolari; l’Orchestra Spettacolo Secondo Casadei, folklore romagnolo; Granteatro, compagnia di prosa diretta da Carlo Cecchi; Serena Caramitti, concerto di musica classica al pianoforte; Folk Val d’Agragas, canti e danze siciliane; i gruppi ‘Ballerini di Forlì’ e ‘Canterini di Longiano’. Un parterre de roí”.
Buona la prima, si guarda al futuro
“Già da quella prima edizione si capisce che il Festival è destinato a rivoluzionare la vita ‘di paese’ di Santarcangelo. Il successo è enorme e, come diventerà tradizione, sono grandi
anche le polemiche. Come organizzatori decidiamo di andare a vedere, in previsione della seconda edizione, il Festival del Mandorlo in Fiore ad Agrigento, al quale ci eravamo ispirati. L’idea è migliorare e fare esperienza. Partono il sottoscritto, Filippo
‘Pippo’ Tassinari e Alfonso Marchi, presidente della Pro Loco. La delusione è tanta quando ci accorgiamo che, in realtà, il loro festival non si tiene nelle piazze, se non in minima parte, ma sotto un tendone da circo e non ci sono spettacoli o idee che possano tornarci utili.
In ogni caso, vuoi per la spinta di Patino, vuoi per le decisioni del sindaco, il Festival comincia a evolversi fin da subito, diventando sempre più internazionale. ‘Di riffa o di raffa’ me ne occupo fino al 1980, fintanto che rimango assessore ma, in realtà, dopo le prime due edizioni mi allontano dalla fase ‘calda’ dell’organizzazione: il Festival non diventa solo più internazionale ma sempre più politico e questo mi lascia un po’ perplesso.
Ma quello che intendo ribadire qui con forza è che il Festival del Teatro in Piazza fu ideato all’interno della Pro Loco, alla quale va il merito della primigenia ideazione. A Romeo Donati va il merito di aver tenuto duro e di aver sempre creduto in questa formula, dandogli la possibilità di crescere, diventare importante e, in un certo senso, di far diventare importante
Santarcangelo nel mondo del teatro internazionale. Nella mia ignoranza culturale, considero da sempre il Festival una manifestazione altamente educativa nei confronti dei giovani di tutta Europa, esattamente come tante altre manifestazioni internazionali. Ciò che viene rappresentato è vero e unico. Niente a che vedere con quello che passano le televisioni pubbliche e private di oggi”.