Ciò che ci manca. È anzitutto la mancanza di futuro: la povertà più stringente che affligge in questo momento l’Italia e genera tanta rabbia e rancore in tanti, tantissimi.
Soprattutto giovani.
I dati del Rapporto Censis 2017 sono impietosi. La stragrande maggioranza degli italiani dichiara di non riuscire a vedere davanti a sé un futuro concretamente possibile. Promettente. Incoraggiante. Il cittadino comune non crede più al miraggio – diventato ormai un incubo – di un domani migliore, che si sposta sempre più in là. E ha da tempo abbandonato i miti dell’individualismo rampante degli anni ruggenti della finanziarizzazione e della globalizzazione. Resta poi sempre vero che i problemi della gente non sono solo di tipo economico. L’inverno demografico ci sta rendendo una società sempre più fragile e vulnerabile. Le sacche di povertà e di grave disagio sono diventate così ampie e pervasive da stravolgere drammaticamente la vita di tanti quartieri e di vaste periferie.
La solitudine, il senso di vuoto e il… vuoto di senso (non è un bisticcio retorico!) sono tarli che rodono la vita di molti.
Soprattutto giovani.
Forse si sarà capito perché quest’anno mi ci vuole una buona dose di coraggio per fare gli auguri di buon Natale ai nostri giovani.
Auguri che sappiano di Vangelo. Ci provo.
Penso a voi, giovani cristiani. Vi auguro di scoprire la via per passare dalla noia alla gioia. Dalla paura alla speranza. E dalla rabbia alla fiducia. La via è una sola: si chiama vocazione che, si sa (si sa?), significa chiamata per una missione. Noi umani veniamo chiamati alla vita per vivere, non per sopravvivere. Non per balconare né per ammalarci di divanite. È una tremenda malattia di questi tempi duri e oscuri quella che cancella il futuro dalle attese di adolescenti e giovani. Quella che li spaventa per costringerli poi a chiudersi nel presente. Ad autoesiliarsi nella solitudine. A sprofondare nelle sabbie mobili della tristezza. Voi, giovani, credete che Gesù conosca l’antivirus per guarire da questa brutta epidemia che invecchia il mondo e intristisce la vita. Gesù chiama, consegna un compito, impegna per un sogno grande. Si fida di voi. E vi sfida, perché vi stima. E vi affida una missione, perché vi ama.
Ecco i miei auguri per questo Natale. Ve li formulo al quadrato. Se non avete ancora incontrato un Gesù vivo e che dal vivo vi chiama per una missione, vi auguro di sfruttare la scossa del Natale per incontrarlo. E se l’avete già incontrato, allora vi auguro di contagiare almeno un altro vostro amico. Vi giro un sms di papa Francesco: “Se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita”.
Buon Natale al quadrato, amici!
+ Francesco Lambiasi