Il “Thanksgiving Day” (Giorno del Ringraziamento) in America è festa grande, ma non per i tacchini che finiscono in forno e poi in tavola, preferibilmente con salsa di mirtilli e anche, al Sud, accompagnati da focacce di granturco. La Adler Entertainment ha pensato a questi pennuti per il film d’animazione Free Birds – Tacchini in fuga, nell’utopistico tentativo di salvare loro la pellaccia e di restituirgli, almeno al cinema, la libertà, con plauso di vegetariani e animalisti.
Reggie è un tacchino con intelligenza superiore alla media e non ci sta a rappresentare il piatto di portata principale della festa. Graziato dal Presidente Usa (l’usanza, inaugurata da Kennedy, vede il numero uno USA scegliere ogni anno un tacchino a cui viene risparmiata la cottura), Reggie si trova ben presto coinvolto da un altro tacchino, Jake, più azione che intelletto, in un’avventura incredibile. Catapultati indietro nel tempo, fino all’istituzione della festa, i due tacchini cercheranno di modificare le abitudini alimentari dei coloni americani, per evitare la strage dei loro simili.
Divertente e spiritoso, Free Birds mostra anche un lato più drammatico, ma sempre a misura di bimbo, con la fuga disperata dei pennuti dai famelici coloni intenzionati ad ottenere a tutti i costi quel pasto “sfuggente”. E in quel disperato fuggi fuggi non è difficile riconoscere lo sterminio degli indiani nativi da parte dei “colonizzatori” che usurparono terre non loro. Tacchini dunque anche come metafora storica, in un gustoso prodotto animato che si muove pimpante grazie ad una vicenda che mescola umorismo, dramma, amore (c’è la tacchina Jenny e Reggie non è certo indifferente alla “pollastra”) mettendo al centro personaggi impagabili e funzionali caratteri secondari.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani