Il vescovo Francesco torna dopo tre anni a visitare la missione in Albania. Il suo incontro ha coinciso con le celebrazioni per la canonizzazione di Madre Teresa. Questo ha comportato concretamente doversi spostarsi dal Sud al Nord e un programma di quattro giorni a ritmo intenso.
Giovedì 8 settembre
Arrivo all’aereoporto Nene Tereza di Tirana e trasferimento ad Uznova. Pranzo con i missionari in casa-famiglia, coi 5 figli accolti. Nel pomeriggio tutti a Kuçova per celebrare l’Eucarestia. Sono presenti i fedeli, non solo del luogo, ma anche buona parte convenuti da Uznova e Berat. Per le feste mariane importanti infatti i tre centri missionari si radunano insieme. Prima della celebrazione, il Vescovo ha incontrato anche operatori e ragazzi del Centro Diurno per disabili “Madre Tereza” che nella precedente visita non era ancora stato aperto, e i ragazzi del Centro Doposcuola “Domeniko Savio” per bambini di famiglie disagiate. I due centri svolgono le loro attività presso i locali della missione di Kuçova che grazie alla loro presenza sono pieni di vita tutto l’anno. Dopo la Messa i ragazzi del Doposcuola hanno presentato un recital sulla storia di Madre Teresa.
Venerdì 9 settembre
I missionari celebrano celebrano con il Vescovo l’eucarestia mattutina, alle 7, nella chiesetta di San Pio ad Uznova. Francesco ha sempre partecipato alla vita di preghiera dei missionari e all’ufficiatura in lingua albanese. Segue in mattinata l’incontro con le Associazioni di promozione sociale presenti sul territorio della missione: il centro Giovanile “Shpresa”, il centro socio-educativo “Shen Asti” e il corpo docenti della scuola primaria delle suore Maestre Pie – Filippini “Stella del Mattino”. Al pomeriggio i missionari si raccolgono al completo attorno al Vescovo per relazionare sull’attività missionaria di questi tre anni. Li raggiunge anche don Lanfranco dall’Italia che alla fine illustra lo stato della comunità missionaria e la sua attuale composizione: 4 sorelle, 4 fratelli, di cui due giovani albanesi e 5 “piccoli” accolti in casa-famiglia, di cui l’ultima è Daniela, una bimba down abbandonata alla nascita e portata a Uznova dalle figlie di Madre Teresa. Dopo i vespri, il Vescovo incontra alcuni capifamiglia venuti a onorare l’ospite come si usa fare dalle nostre parti.
Sabato 10 settembre
Si parte alle 6 per Vau-Dejes, diocesi del nord Albania. Qui si trova la cattedrale dedicata a Nene Tereza. Dopo la canonizzazione della missionaria albanese, i vescovi hanno convocato un’eucarestia di ringraziamento. Presiede mons. Angelo Massafra, arcivescovo di Scutari e presidente della Conferenza Episcopale; concelebrano tutti gli altri vescovi della Chiesa albanese e il Nunzio Apostolico, che al termine ha salutato per la fine del suo mandato. Numeroso il clero locale e missionario dalle diverse diocesi, tante le religiose. Sono presenti anche il presidente della Repubblica Bujar Nishani e il Metropolita di Fier a nome della Chiesa Ortodossa Autocefala Albanese.
Nel pomeriggio i missionari e il Vescovo raggiungono Scutari, culla del cattolicesimo nei Balcani e città-santuario degli ultimi martiri albanesi sotto il regime comunista di Ever Hoxha, 38 dei quali proprio il 5 novembre vengono proclamati Beati. Si visita dapprima la comunità delle sorelle clarisse, che ha insediato il proprio monastero proprio negli ambienti della caserma e carcere della Sigurimi, il corpo di polizia segreta autore dei più efferati delitti politici e religiosi.
Dopo aver ascoltato la testimonianza della madre priora e delle sorelle albanesi, il gruppo visita chiostro e l’annesso carcere, conservato nel suo originale aspetto. Percorrendo le celle, sui muri delle quali si possono vedere ancora i graffiti di devoti cattolici e musulmani. Nella stanza degli interrogatori si trova ancora il tavolino, il registratore a nastro e la macchina da scrivere, si coglie ancora la presenza dei centinaia di detenuti, torturati e uccisi in questi luoghi. Sul retro la zona delle fosse comuni. Ora questo luogo, a cui era proibito avvicinarsi anche solo transitando sul marciapiede esterno, è la casa delle sorelle di Santa Chiara, che dicono “è come vedere in atto la profezia di Isaia: il deserto fiorirà”.
Ci si sposta poi al convento delle Suore Francescane Stigmatine. Siamo accolti da due suore albanesi. Nella chiesa del convento ora riconsacrata c’è l’urna di Maria Tuci, una dei 38 martiri. Ci racconta la sua storia una sua compagna di postulandato che, rimasta nascosta per 50 anni di regime, ha custodito i suoi propositi di consacrazione, per vederli realizzata da anziana, quando ritrovata la sua famiglia religiosa ha potuto professare i voti solenni di stigmatina. Queste le sue parole: “<+cors>Maria Tuci fu postulante giovanissima in questo convento e quando fu chiuso dal regime fu rimandata a casa con altre 30 ragazze. Ma poco dopo e 19 anni fu arrestata, unica donna con altri 300 uomini con l’accusa di implicazione nell’uccisione di Bilba, segretario del partito comunista. Maria venne imprigionata con altre tre persone, in una cella priva di luce e di aria, dove l’acqua piovana arrivava fino ai materassi dei detenuti e l’unico modo per riscaldarsi era abbracciarsi gli uni accanto agli altri. In aggiunta a queste crudeltà, la ragazza veniva prelevata dalla cella e torturata affinché svelasse il nome dell’uccisore di Bilba. Colpito dalla sua avvenenza fisica, uno dei membri della polizia segreta o Sigurimi, Hilmi Seiti, voleva obbligarla a concedersi a lui, ma ella rifiutò decisamente; a quel punto, venne legata in un sacco di juta nuda con un gatto selvatico e presi entrambi a bastonate. Hilmi aveva promesso: Ti ridurrò in uno stato tale che neppure i tuoi familiari ti riconosceranno. In effetti quando Maria in fin di vita fu ricoverata all’ospedale, i parenti ed io stessa, che ero infermiera, ma in incognito, non la riconoscemmo e solo la flebile voce di Maria che ci chiamava ci fece arrivare al suo letto. È morta così per tortura”.
Commossi abbiamo pregato sulla tomba di Maria e abbiamo salutato le due stigmatine. Ci siamo poi recati alla Cattedrale di Santo Stefano, ridotta durante il regime in palazzo dello sport. Qui mons. Celli celebrò la prima messa dopo l’apertura 25 anni fa. Qui Giovanni Paolo II consacrò i primi vescovi per l’Albania, nel 1993. Guidano la visita alla cattedrale Paolin con la moglie Meri e la cognata Lule. Sono dei fedeli scutarini, amici della nostra comunità missionaria. Le due sorelle sono figlie del primo ed unico diacono permanente dell’albania che restò 15 anni in prigione. Ritorniamo stanchi ma felici, il vescovo è veramente soddisfatto di aver preso contatto con tutta la Chiesa albanese e del nostro inserimento in essa.
Domenica 11 settembre.
Preghiera mattutina, poi iniziano i preparativi della celebrazione di ringraziamento per la canonizzazione di Madre Teresa, a Berat. Presiede il vescovo Hill Kabashi. Il vescovo Francesco incontra i fedeli prima dell’eucarestia: sono nuovamente riuniti per l’occasione i fedeli dei tre centri di Uznova, Berat e Kuçova.
Dopo la Messa ci si sposta nella palestra della scuola “Stella del Mattino” per la cerimonia festiva. Sono presenti autorità civili e religiose del luogo: il sindaco di Berat Petrit Sinaj, delegati dalla prefettura, rappresentati del provveditorato agli studi e delle scuole superiori locali; inoltre papo Kristaq a rappresentanza della Sacra Metropolia di Berat, il pastor Klodi con la consorte e altri fedeli della chiesa evangelica “Discepoli del Signore”, lo sheh della comunità sciita Tarikat. A motivo della concomitanza con i festeggiamenti di Bajram era assenti il Muftì sunnita di Berat, che pure ha espresso la sua cordiale partecipazione. Ospiti di onore due figlie di Madre Teresa, dalle Missionarie della Carità di Elbasan. La cerimonia si è svolta con interventi delle autorità presenti, poesie di Madre Teresa recitate dai giovani della comunità cattolica, canti eseguiti dal coro giovanile e performance dei disabili dei centri diurni. L’intervento centrale è stato quello delle suore di Madre Teresa: “La nostra madre come tutte le madri amava tutti. Perché è diventata santa? Qual è il segreto della santità di Madre Teresa? Il suo segreto è l’AMORE: lei amava. Ma amava perchè si sentiva amata. Ciascuno di noi può amare solo se si sente amato.Questo è il suo segreto! E la sua forza dove stava? Nella preghiera. La Madre pregava sempre, aveva sempre il rosario in mano. E questa è stata la sua forza! Quando era da sola, quando era in mezzo alla gente, quando viaggiava, quando serviva i poveri. Sempre con il rosario in mano!”.
Nel pomeriggio visita al villaggio di Bilçe dove Francesco incontra le famiglie di battezzati e catecumeni che in questi ultimi anni sono venuti alla fede. Poi di nuovo a Uznova per incontrare buona parte dei 36 catecumeni giovani ed adulti dei tre centri. Il Vescovo legge loro il testo giovanneo della Vigna ed i tralci, poi apre una risonanza cui intervengono diversi catecumeni, con il loro sentire fresco ed entusiasta.
La serata è ancora con i missionari, che raccontano e si raccontano. Ma ormai è ora dei saluti. Lunedì 12 settembre alle ore 4.30 partenza per l’aereoporto di Tirana. Gli ultimi saluti, con la coscienza dei missionari di aver vissuto questa visita del Vescovo come un atto di vera sollecitudine della carità del pastore.
La comunità missionaria