Pace e bene a tutti!
Siamo una fraternità di ben dieci fratelli che respira… con due polmoni! Sì, le due comunità di Santa Croce Villa Verucchio e de Le Grazie di Rimini formano da qualche anno un tutt’uno. A Villa Verucchio siamo fra Juri Leoni, fra Paolo Bergamaschi, fra Pierpaolo Basini, fra Giovanni Bianchi, fra Gilberto Aquini, fra Paolo Benfenati e fra Pietro Rossi, i nostri fratelli “più grandi”.
A Le Grazie si trovano, invece, fra Massimiliano Aquini, fra Giuseppe Barigazzi e fra Antonio Mocerino, da poco arrivato.
Importante è la nostra storia in questa terra. Ma chi siamo oggi? La vita e la Regola dei Frati Minori, scrive san Francesco, è questa “vivere il Vangelo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità” (Rb I,1). Siamo una fraternità fatta di fratelli che non si sono scelti e che cercano di seguire il Signore in questo nostro tempo. Come tutti, anche i non religiosi, in questo tempo siamo chiamati ad un salto: «questa è la nostra vita: credere e mettersi in cammino» . Fare della nostra vita «un santo pellegrinaggio» , per vivere «sempre in cammino con quella virtù che è una virtù pellegrina: la gioia!» . Pellegrini e forestieri, dunque, come ci voleva san Francesco. «Voi non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare,», invitava san Giovanni Paolo II, «ma una grande storia da costruire! Guardate al futuro, nel quale lo Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi» . Ci esorta a questo anche il profeta Geremia ogni volta che ascoltiamo il suo monito: Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi sui sentieri del passato, dove sta la strada buona e percorretela, così troverete pace per la vostra vita (Ger 6,16).
Da un lato la nostra vita può sembrare semplice quasi banale: preghiera, lavoro, servizio pastorale, comunione fraterna. Ma – forse con una buona dose di realistica e sana idealità – crediamo siano due le cose che in questo Anno dedicato alla Vita Consacrata possiamo testimoniare alla nostra città e diocesi e su cui stiamo lavorando in questi anni per “svegliare il mondo” ; due cose di cui pensiamo ci sia veramente bisogno. Primo: la nostra vita è una vita “dedicata a”, “appartiene a qualcuno”.
L’appartenenza crediamo sia una delle sfide alla quale, seppur con tutti i nostri limiti, possiamo rispondere oggi: il nostro cuore, parafrasando sant’Agostino, è inquieto finché non appartiene a Te. Nella nostra forma di vita ciò si esprime innanzitutto nell’appartenenza a Dio, amato e cercato (Deus meus et omnia), nello “spirito di orazione e devozione” al quale devono servire tutte le cose, nell’obbedienza a Dio, a tutti i fratelli e alle creature in semplicità, in povertà e in vera letizia.
Secondo: la fraternità. Partendo dal logion di Gesù (Mt. 23,8) san Francesco ha definito con il nuovo termine fraternitas le relazioni fra i frati: Voi siete tutti fratelli. Anche papa Francesco ci invita urgentemente ad una “mistica dell’incontro” e del “vivere insieme”: «la capacità di sentire, di ascoltare le altre persone. La capacità cioè di cercare insieme la strada, il metodo»; «sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio» , un sentire cum ecclesia che fa «crescere la spiritualità della comunione prima di tutto al proprio interno e poi nella stessa comunità ecclesiale e oltre i suoi confini» . La fraternità allora diverrà locus theologicus in cui si può sperimentare la mistica presenza del Signore Risorto.
Quanto bisogno c’è di relazioni che non siano fondate sull’utile, sul tornaconto personale e sullo sfruttamento. Quanto bisogno c’è di relazioni che non siano appartenenza ad una comunity virtuale da social network ma che siano semplice accoglienza, rispetto, stupore per il mistero del mio fratello. Quanto bisogno c’è di relazioni che liberano che ci permettano di crescere e sviluppare i doni e i talenti che il Signore ci ha consegnato un giorno.
Speriamo che in questo Anno della Vita Consacrata avremo modo di conoscerci ed incontrarci. In tanto vi salutiamo “buona gente”!
I frati di Villa Verucchio e de Le Grazie