Sarà capitato a tutti almeno una volta. Fare una passeggiata tra le strade della zona universitaria di Rimini e improvvisamente, quasi senza rendersene conto, avere la sensazione di non trovarsi più in una città italiana. Ovunque si tenda l’orecchio si sentono voci che parlano in tante lingue diverse, ovunque si guardi si vedono ragazzi di ogni cultura, colore, provenienza. È il bello di vivere in una realtà universitaria: avere una città nella città, i cui abitanti provengono dai più diversi Paesi del mondo, a formare uno stimolante e costruttivo centro di scambio interculturale.
Qual è, dunque, la situazione generale di questi stranieri che hanno scelto di vivere la propria esperienza universitaria a Rimini? Quanti sono, da dove vengono, e perché l’Università a Rimini è così attraente per tanti di loro?
Università a doppia vocazione
La fotografia scattata in apertura di articolo non deve sorprendere, in effetti. L’Università di Rimini, che rientra tra i campus dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, e le cui risorse umane ed economiche sono gestite dalla società Uni.Rimini, non ha mai nascosto che i due grandi fari che ne guidano la vita e l’attività sono il radicamento sul territorio e, allo stesso tempo, una grande apertura alla dimensione internazionale. Un’apertura che, evidentemente, funziona, provocando un fascino attrattivo per tanti studenti stranieri. E che rappresenta un elemento condiviso e rilanciato dalla stessa Amministrazione comunale che, infatti, ha sempre sottolineato questo aspetto.
“Radicamento sul territorio e apertura alla dimensione internazionale – è il pensiero dell’assessore ai Servizi Civici del Comune di Rimini, Eugenia Rossi di Schio, durante l’ultimo anno accademico – sono due obiettivi concreti che il Comune di Rimini sta perseguendo con i suoi investimenti sull’Università. Non è un caso se dai poco più di 70 studenti della prima scuola di specializzazione sul turismo, più di 20 anni fa, Rimini è passata oggi ad ospitare 5000 studenti provenienti da 77 Paesi del mondo, con una percentuale di giovani provenienti da fuori provincia che si attesta intorno al 50%.
Questo conferma come la presenza dell’Università rappresenti per Rimini un asset fondamentale di sviluppo e rigenerazione della nostra città, non solo dal versante logistico, ma anche da quello culturale e dello sviluppo di conoscenze”. Aggiungendo che l’Università di Rimini presenta “corsi di laurea pensati per la nostra realtà culturale e produttiva, non repliche di altri già presenti a Bologna, che puntano a creare ricerca, occupazione e sviluppo nel nostro territorio, facendo leva su quella apertura internazionale che è, storicamente, nel nostro dna”. Un’apertura al panorama internazionale che, come detto, si associa alla volontà dell’Università (e di Uni.Rimini) di radicarsi al massimo sul territorio, di rappresentare una realtà che sviluppi sinergia con il luogo che la ospita. E, nello specifico, con le aziende del territorio.
Per fare questo, Uni.Rimini svolge un intenso lavoro di promozione del Campus (che gli è valso anche il recente plauso pubblico del Vice Rettore dell’Alma Mater di Bologna), al fine di sviluppare la massima collaborazione con le aziende e gli operatori economici. Se il rapporto tra l’Università di un territorio e le aziende che in quel territorio producono lavoro è di stretta collaborazione, l’attrattività dei corsi universitari non può che essere sensibile, e avere risonanza all’estero, come sta accadendo. Sapere che il Corso di Moda può portare uno studente ad uno stage da Alberta Ferretti, ad esempio, aumenta l’appeal. Radicamento territoriale e apertura internazionale, dunque, non sono in contraddizione. Almeno a Rimini.
I numeri
Ma come quantificare, dunque, questa forza attrattiva? Quanti sono gli studenti stranieri che studiano nelle aule di Rimini? Secondo i dati diffusi a fine 2017 (gli ultimi disponibili), gli studenti stranieri sono l’11% degli iscritti, circa 550. Di questi, 450 vengono da Stati extra Unione Europea, ad esclusione di San Marino. I Paesi rappresentati sono 77 e la Repubblica Popolare Cinese la fa da padrona con 110 studenti, molto attratti dai corsi di Moda ed Economia del turismo. A seguire Albania (80), Romania (40) e Ucraina (30).
E la barriera linguistica? Dei 19 corsi di laurea proposti, 10 triennali, 8 magistrali e uno magistrale a ciclo unico, ben 6 sono tenuti in lingua inglese, proprio per rivolgersi agli studenti internazionali: Economia del turismo e Sviluppo sostenibile, Moda e Scienze motorie, Benessere e Scienze mediche.