L’Emilia Romagna è la prima regione in Italia per percentuale di studenti stranieri sul totale degli iscritti, il 15,6%. Rimini è al 13%. La prof.ssa Scaringi (Preside a Miramare e all’Alberghiero Malatesta): “La loro presenza a scuola dev’essere considerata un fatto di ordinaria complessità e non più un’emergenza”
Studenti stranieri – L’Emilia Romagna è sempre più eterogenea per provenienze, lingue, culture, religioni e condizioni socio-economiche e questa multiculturalità si riflette anche nel mondo della scuola: la nostra regione si colloca, infatti, al primo posto fra le regioni italiane per percentuale di alunni stranieri sul totale degli iscritti.
Nell’anno scolastico 2015/16 (ultimo dato disponibile) gli studenti stranieri presenti in Emilia Romagna sono stati 96.213, con un incremento rispetto al precedente anno scolastico di +1% (+972 persone) e un’incidenza percentuale sul totale degli alunni iscritti pari al 15,6%, dato inoltre in crescita rispetto al 15,5% dell’anno scolastico precedente.
Il differenziale di successo scolastico fra alunni italiani e stranieri rilevato dai dati ministeriali, evidenzia tuttavia una maggiore difficoltà degli studenti stranieri durante il percorso di studi e una conseguente distanza dal rendimento degli alunni italiani, soprattutto durante la scuola secondaria di I e II grado.
Abbiamo discusso di multiculturalità e problematiche connesse ai percorsi scolastici degli alunni stranieri con la Prof.ssa Ornella Scaringi, Dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Miramare e dell’Istituto Professionale di Stato per i Servizi dell’Enogastronomia e dell’Ospitalità Alberghiera “S.P. Malatesta” di Rimini.
Preside, come è affrontata la multi- culturalità dalla scuola d’oggi?
“Con oltre 5 milioni di immigrati (5.026.153) l’Italia è, oggi, un paese multiculturale a tutti gli effetti. Sono cambiamenti irreversibili. La scuola ha un ruolo centrale, non può permettersi discorsi retorici, perché bisogna rispon- dere alle nuove esigenze educative. La presenza degli stranieri a scuola dev’essere considerata un fatto di ordinaria complessità e non più un’emergenza. La scuola sta tentando il difficile salto dallo schema multiculturale a quello interculturale, puntando al su-
peramento delle chiusure etniche e al pluralismo che valorizza le diversità ed il riconoscimento reciproco dell’identità di ciascuno. Ma non è un percorso semplice. È una situazione sfidante più per gli adulti che per i bambini, che vivono ciò con molta naturalezza”.
Quanti studenti stranieri contano le scuole che dirige?
“Nell’anno scolastico 2016/17, l’Istituto Comprensivo di Miramare (2 scuole dell’infanzia, 3 scuole primarie, 1 scuola media) ha avuto 1027 studenti iscritti, di cui 220 stranieri, pari al 21%. Gli alunni non ammessi all’anno successivo (solo nella scuola media) sono stati 3, di cui 1 straniero e 2 italiani. Nell’Istituto Alberghiero gli iscritti al corso diurno sono stati 657, di cui 168 stranieri, pari al 25%. Gli alunni non ammessi alla classe successiva sono stati 30, di cui 20 stranieri”.
Quali sono le principali difficoltà che riscontra nel percorso scolastico degli alunni stranieri?
“Le difficoltà principali sono relative alla comunicazione con le famiglie, sia per motivi linguistici che sociali (orari di lavoro, presenza di un unico genitore, difficoltà economiche, difficoltà di accesso ai servizi informatizzati, quali il registro elettronico o il sito della scuo- la). Un’altra difficoltà è legata alla mobilità familiare che determina discontinuità nel percorso scolastico dei figli. Anche i rientri nei paesi di origine in corso d’anno scolastico, sia per ragioni familiari sia amministrative, determinano lunghe assenze dalla scuola”.
Come può intervenire la scuola per aiutare questi alunni e favorire un percorso scolastico regolare?
“La scuola interviene con diverse azioni: corsi di alfabetizzazione per gli alunni neoarrivati e per quelli in difficoltà; apprendimento della microlingua necessaria a studiare le diverse materie (lessico specifico); definizione di percorsi personalizzati; mediazione linguistica e culturale nei confronti delle famiglie per poterle ‘agganciare’ (laboratori di informatica, corsi di cucina)”.
I dati ministeriali registrano comunque un miglioramento rispetto agli anni scolastici precedenti, conseguenza dovuta ad una maggiore attenzione rivolta ai programmi di studio e di recupero ed alla maggiore presenza di alunni stranieri nati in Italia, più agevolati da una migliore conoscenza della lingua e del contesto sociale.
“Sì. Da qualche anno sto notando infatti un fenomeno inatteso: nell’analizzare i dati delle prove Invalsi (prove standardizzate nazionali relative a italiano e matematica), noto che gli esiti degli alunni nati in Italia e con almeno uno dei due genitori nato in Italia e quelli degli alunni stranieri di seconda generazione (alunni nati in Italia da genitori stranieri) si avvicinano, soprattutto in matematica. Nelle classi di scuola superiore i risultati degli stranieri di seconda generazione sono anche migliori rispetto a quelle dei “nativi”, sia in italiano che in matematica. Si tratta di prove isolate, che provano le potenzialità degli alunni e non l’esito di un percorso scolastico, spesso frammentato per le ragioni sopra esposte. O forse testimoniano la maggiore motivazione di quegli alunni che cercano nella scuola la loro strada per il futuro”.
Paola Bisaccioni