
Siamo ai Casetti, come i riminesi chiamano la casa circondariale locale. Nel polo di formazione regionale, a un passo dalle celle, ma fuori dalle mura più protette. Gli studenti partecipano al nel carcere di Rimini, dove Lorenzo sconta una pena Rimini per scontare la sua pena. Gli studenti sono lì, accompagnati da docenti e dirigenti, nell’ambito del progetto “Divertirsi in sicurezza” elaborato dalla sezione riminese dell’Associazione nazionale della magistratura. “Lo abbiamo elaborato l’anno scorso in concomitanza con l’anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio”, spiega la presidente Annadomenica Gallucci. “Il nostro obiettivo è spiegare ai ragazzi che bisogna rispettare le regole in tutti i contesti, anche nei luoghi del divertimento. Sarebbe vano parlare di lotta alla mafia e di legalità se non si partisse dall’osservare le regole anche nei momenti dedicati al piacere e allo svago”.

“C’è sempre la possibilità di fermarsi prima, per questo Anm è qui oggi: crediamo veramente si possa cambiare e fermarsi prima”, sottolinea Gallucci.”Il carcere deve essere l’ultima spiaggia, un pronto soccorso che arriva quanto tutte le opportunità che ci sono fuori, come il Sert, non sono più utilizzabili”, aggiunge Mercurio.
Tra le domande dei ragazzi, a Lorenzo, Gallucci, alla direttrice del carcere di Rimini Palma Mercurio, agli avvocati Linda Mastrodomenico e Piergiorgio Tiraferri, Laura Ungaro capo area educativa e Aurelia Panzeca dirigente aggiunto, soprattutto i più piccoli si chiedono: come le droghe entrano in Italia? “Certo non dovrebbe entrare”, è la risposta degli adulti presenti. Che ribadiscono: “Quando date i vostri soldi per comprare una canna, quei soldi arrivano ai circuiti criminali. La droga fa male alla salute, danneggia chi la usa e chi la vende. Tuttavia, il dolore dello spacciatore in carcere non è mai paragonabile al male che fanno a voi. Chi vi vende la droga non ha a cuore la vostra salute”.