Dora Camilla, ha 28 anni, alla GMG era affiliata alla parrocchia di Sant’Agostino: “È stata una settimana speciale, passata alla velocità della luce, intrisa di emozioni e sensazioni straordinarie che ci hanno unito sempre. Sono partita con tantissima curiosità, tante domande e tanta paura di non farcela. Invece ho trovato lungo il mio cammino persone meravigliose, sempre pronte a tenderti una mano, ad ascoltarti in un momento di difficoltà e a trovare insieme a te soluzioni ai problemi che ci si sono presentati lungo la strada. Questo è stato per me il regalo più grande della GMG”.
Filippo, santarcangiolese capitato nel gruppo dei riminesi, ci riporta un’immagine vissuta durante l’ultimo giorno delle GMG: “Sono le 15 del pomeriggio e il sole batte a picco sulla strada. Lo zaino sfiora i tredici chili e cammino per la via, grondante di sudore. Ai bordi della strada sono dislocati dei punti da cui l’acqua zampilla in abbondanza. Mi sporgo un poco stringendo fra le mani una borraccia: niente da fare, riesco a raccogliere solo qualche goccia. La sete è forte e la borraccia è completamente vuota. La mia altezza mi impedisce di raggiungere la fonte d’acqua. Ecco che un’ombra sopraggiunge da dietro: in un attimo afferra la mia borraccia, la riempie, me la porge con dolcezza e saluta. Avverto la vicinanza di Dio e sento che quella mano che disseta è proprio sua, la mano che io non posso raggiungere, la mano che veglia sulla mia finitezza umana..”
Paulina, ha 25 anni. “Sono polacca e da 12 anni vivo in Italia. Partendo per la GMG, tra i vari desideri c’era anche quello che i miei compagni di viaggio potessero trovarsi bene nel mio Paese d’origine. Per quasi tutti è stata la prima volta in Polonia e, sentendo i loro racconti, penso che tutti siano tornati da questa settimana molto felici. Non solo per gli eventi della GMG in sé, ma perché abbiamo visto Cracovia – una città molto bella, abbiamo visto la campagna polacca – tanto diversa da quella italiana; ma soprattutto per l’accoglienza. Le famiglie polacche ci hanno aperto le loro porte, ceduto i loro letti, riempito di ogni bene. Tutto nel clima di grande umiltà, semplicità, disponibilità e gioia del servizio che nessuna barriera linguistica è riuscita a fermare!”
A portare alta la bandiera italiana è stato Giacomo della parrocchia degli Angeli Custodi di Riccione. Ragazzo alto, guida indispensabile, che ha evitato numerosi probabili smarrimenti. “Mi porto dietro innanzitutto la bandiera polacca e quella italiana che appenderò al mare in spiaggia. Prima di partire non sapevo cosa aspettarmi, ero solamente curioso di vedere cosa sarebbe successo in Polonia. In me poi viveva una provocazione e una paura trasmessami da alcuni genitori. La prima è quella che molti sollevano riguardo alla Chiesa. Davanti a tutti i problemi della vita come la guerra e la divisione perché la Chiesa non dice e non fa niente? La risposta a questa domanda non l’ abbiamo trovata, l’abbiamo vissuta. A guidarci, c’erano il Papa, assieme ai cardinali e ai vescovi di tutto il mondo. Il nostro stesso vescovo Francesco ha condiviso con noi un paio di giorni del nostro pellegrinaggio. Don Alessandro e don Concetto ci sono stati accanto in ogni situazione, anche nei cammini più faticosi, con lo zaino in spalla e i piedi spesso stanchi. Tutti erano sempre pronti a condividere non solo le riflessioni e le emozioni provate, ma anche l’acqua e il cibo. Tutta la Chiesa del mondo era lì, con noi e attorno a noi. Non c’erano guerre nè paura alcuna come tanti genitori temevano a causa degli ultimi episodi di terrorismo, ma solo gioia, amicizia e condivisione. Mentre stringevamo le mani a gente di tutte le nazioni e davamo il cinque in segno di amore, era strano e difficile pensare a come potessero esistere delle guerre nel mondo. Ogni stretta di mano era come un accordo di pace appena siglato per un mondo nuovo che ognuno riporterà a casa in ogni angolo della Terra.”