Giovani archeologi alla scoperta dei segreti della Valconca. La vallata è disseminata di interessanti tracce del passato, sulle quali solo in epoca recente, per lo più in occasione di interventi di restauro di edifici o centri storici, sono stati compiuti studi approfonditi. Da questa primavera, e per i prossimi tre anni, alcune delle aree della Valconca a più elevato tasso di interesse archeologico sono al centro di un progetto autorizzato e finanziato dal Ministero per i Beni Artistici e Culturali e affidato, tramite l’Università di Bologna, al Dipartimento di Archeologia di Ravenna che sta chiamando a raccolta studenti di archeologia da tutta la penisola.
Piana di San Pietro
Una cinquantina di loro si stanno avvicendando nelle ultime settimane nella zona che storicamente è la più vocata a riservare sorprese: la Piana di San Pietro. Già le cronache dei secoli scorsi riportavano la presenza di importanti resti romani nelle campagne tra Gemmano e Montefiore. I primi scavi autorizzati, affiancati nel tempo dall’operato dei cosiddetti “tombaroli” (che depredarono l’area di parte dei pezzi di maggior valore) fecero ipotizzare agli studiosi la presenza di una grande villa romana con insediamenti di servizio a creare un piccolo centro abitato. Dal mese di maggio gli archeologi sono tornati al lavoro nella tenuta Faetani. Passa il tempo e le tecniche di indagine diventano meno invasive e più mirate. Dalla valutazione delle immagini aeree allo studio della vegetazione fino al georadar e al magnetometro. Compreso un utile sistema di video-sorveglianza per evitare sorprese e visitatori inattesi. La nuova campagna archeologica ha preso in esame due aree vicine alla casa colonica del podere. Gli studenti di archeologia, ospitati nel refettorio della vicina chiesa di Carbognano, hanno fino a questo momento scavato ad una profondità di 2 metri e mezzo trovando una delle strade del piccolo insediamento, interamente pavimentata con mattoni di fiume, accanto alla quale è stata individuata un’area per la lavorazione dei metalli e lungo la quale si affaccia una ulteriore abitazione con muro in ciottoli di fiume e malta con intonaco ocra e rosso.
I ritrovamenti
Numerosi i reperti rinvenuti durante gli scavi tra cui vasellame, oggetti di bronzo e argento (spilloni, pendagli e monete) e una epigrafe in pietra. L’orizzonte cronologico e la datazione dei reperti non è ancora definita esattamente. Anche perché nelle prossime settimane gli scavi proseguiranno in profondità di un altro mezzo metro che dovrebbe consentire agli archeologi di trovare corrispondenze alle tracce di ambienti termali di epoca romana presenti nella cantina della casa colonica accanto all’area di indagine.
Data l’importanza dei ritrovamenti si sta lavorando perché la campagna di scavo possa proseguire anche in futuro con l’obiettivo di dare vita ad un museo del territorio della Valconca. Tenuto conto che lo spettro d’indagine sarà particolarmente ampio. Infatti l’impulso iniziale per tornare a studiare la Piana di San Pietro è partita dal Comune di Gemmano, che ha trovato piena disponibilità e collaborazione da parte dei colleghi di Montefiore, e sta trovando il consenso anche di altri enti locali della zona. Infatti le prossime tappe dell’indagine archeologica dovrebbero coinvolgere anche le mura dei centri storici di San Clemente e Montecolombo fino ad indagare per individuare l’esatta posizione e dimensione del castello di Morciano.
Gabriele Pizzi