Ci sono cervelli in fuga che lasciano il Paese e per i quali piangiamo, che si portano via idee, sogni… e i soldi che ci sono costati nella formazione. E poi ci sono quelli che, fatto tesoro di quanto appreso all’estero, tornano perché vogliono migliorare la terra natia. Tra questi c’è Stefano Parmeggiani, giovane ingegnere ambientale riccionese che ha studiato a Barcellona e ha svolto un dottorato di ricerca in Danimarca.
“Sono tornato per mettermi ulteriormente alla prova – afferma Stefano – vivere all’estero è un’attività talmente intensa che arriva il momento di cambiare, e per me questo vuol dire tornare nel territorio che mi ha visto crescere e fare qualcosa di buono per esso. E allora mi sono chiesto: cosa posso fare? Mi è sempre piaciuto studiare, dunque perché non trasmettere conoscenze nel campo della sostenibilità, che è un tema sempre più centrale nel mondo di oggi?”.
Stefano, oramai si sente parlare ovunque di sostenibilità. C’è il rischio che rimanga una moda solo a parole e che si metta poco in pratica?
“Ho scelto di diventare divulgatore scientifico su temi ambientali proprio perché mi dà fastidio che la sostenibilità venga spesso trattata con superficialità. Svolgo più che altro attività didattica nelle scuole e mi rendo conto che le informazioni servono ancora di più agli adulti, coloro che tengono in mano il telecomando del mondo e i cui comportamenti vengono imitati dai ragazzi”.
Che cosa significa sostenibilità dal tuo punto di vista?
“Ciò che può durare nel tempo. Un argomento che ingloba tanti temi: energia, alimentazione, risorse naturali, economia, clima… Bisogna trattare ‘a rete’ questi nodi. Un segreto per avvicinare la gente ai problemi ambientali? Collegarli alla vita di tutti i giorni. Per questo parlo spesso di cibo, che è alla base della sopravvivenza, ma il cui sistema di produzione è una delle principali cause dei maggiori impatti ambientali al giorno d’oggi. Ogni volta che si sceglie cosa mettere nel piatto si decide se aggravare o contribuire a risolvere un problema”.
Se siamo arrivati ad un mondo con tanti problemi ambientali è colpa delle generazioni precedenti?
“Non è colpa di nessuno. Probabilmente era inevitabile arrivare a questo punto, così come è ora inevitabile una svolta. La generazione che ci ha preceduto ha vissuto un contesto diverso. Il benessere che ci hanno consegnato lo hanno raggiunto facendo il meglio che si poteva fare all’epoca. Ogni generazione ha le sue responsabilità nel caprie il proprio momento storico. La nostra è quella di cambiare il paradigma del sistema in cui viviamo”.
Quanto sono importanti le esperienze di studi e lavoro all’estero?
“Hanno cambiato la mia vita aprendo orizzonti che prima non erano nemmeno immaginabili. Lontano da casa capisci che riesci a fare tante cose in autonomia, e così aumenta l’autostima. Inoltre accresce anche il numero di contatti, oltre che il bagaglio culturale”.
Ci dici una parola chiave del tuo modo d’essere?
“Curiosità. Non bisogna mai porsi il dubbio se sia il caso di conoscere una certa cosa. Ne vale sempre la pena!”.
Mirco Paganelli