Il dipinto è ovale e alto poco più di 60 centimetri, dunque è di dimensioni molto modeste; ma è bellissimo, cioè ha forme scelte e finemente eseguite ed è straordinariamente espressivo. Rappresenta la Madonna addolorata, che è un tipo di madonna un po’ fuori moda oggi, ma che è ben coerente con la figura di Maria mentre assiste alle sofferenze e alla morte del Figlio.
Il culto della Madonna addolorata è stato incrementato nel Seicento e nel Settecento soprattutto dalle congregazioni dei Servi di Maria, che hanno fatto rappresentare la Madonna con il petto (cioè con il cuore) trafitto da sette spade, e hanno sottolineato che la sua vita è sempre stata nell’attesa di una grande sofferenza, prevista e annunciata dal vecchio Simeone quando il piccolo Gesù è stato presentato al Tempio e riconosciuto come il messia (Luca, 2, 22-39). Ma in questo dipinto non ci sono spade, ci sono solo il volto e l’atteggiamento di una madre disperata che si rivolge al Signore, una madre che, anche se sa che il figlio risorgerà nella gloria, soffre per i tormenti a cui lo vede sottoposto.
Sono esattamente duecento anni che questo quadro viene venerato nella chiesa di San Lorenzo in Correggiano (e ora giustamente la parrocchia sta preparando una gran festa per la ricorrenza). Non è un quadro ordinario, e vi è giunto come dono dell’arciprete don Gaetano Aducci, parroco dal 1798 al 1832: un sacerdote di cui sappiamo poco, ma che doveva essere uno dei più colti e importanti del suo tempo, dato che all’inizio del secolo il vescovo l’aveva scelto per rappresentare i parroci della Diocesi ai comizi di Lione voluti da Napoleone. Forse fu proprio questo soggiorno francese del parroco che fece pensare, almeno fino agli anni trenta del secolo scorso, che l’opera fosse di provenienza francese e addirittura che si trattasse di una stampa oleografica: la finezza della sua pittura faceva pensare proprio ad un stampa del tardo Ottocento.
Le relazioni delle visite pastorali del secolo scorso ci permettono di precisare che il dipinto fu certamente un dono del parroco, ma che questi lo portò nella sua parrocchia nel 1819 da Roma, non da Parigi. E ci dicono che fu accolto subito con entusiasmo, che ben presto ebbe la devozione anche dei fedeli delle parrocchie circostanti, che fu circondato da numerosi ex voto, che determinò la costituzione di una “Confraternita della Beata Vergine Addolorata” con ben 550 associati.
La devozione alla Madonna addolorata suscitata dal dipinto è ancora viva a San Lorenzo in Correggiano, legata anche al ricordo del suo “miracoloso salvataggio” durante la guerra. È ben noto quanto questa località abbia dovuto soffrire durante l’ultima guerra mondiale, che nell’agosto del 1944 qui è stata particolarmente sanguinosa ed ha ucciso molti civili e distrutto tutto, anche la chiesa, considerata punto di osservazione “pericoloso” sull’alto del colle: colpita dal cielo, dal mare e da terra, prima dalle bombe alleate, e poi da quelle tedesche.
Era un edificio particolare, di forme senz’altro inconsuete, molto rare nelle chiese di campagna; infatti aveva una ”pianta centrale”, più precisamente ottagonale come quella degli antichi battisteri; nella prima metà dell’Ottocento aveva tre altari: quello maggiore dedicato a San Lorenzo, quello di destra all’Annunciazione, quello di sinistra ai santi Rocco e Amato. Il dipinto con l’Addolorata era stato posto come “sottoquadro” davanti alla tela con questa coppia di santi e vi rimase fino al 1860, quando l’altare venne sostituito da una nuova cappella dedicata unicamente all’Addolorata grazie al lascito testamentario di una parrocchiana, Caterina Ermeti (1858).
Ebbene, nell’agosto del 1944 le bombe hanno completamente distrutto la chiesa e una sola cosa non hanno danneggiato: il quadro dell’Addolorata, che non subì neanche un graffio. Tra le macerie l’immagine risultava intatta, e nel suo dolore sembrava riassumere perfettamente il sentimento dei superstiti ritornati fra le rovine delle loro case distrutte e depredate.
Un restauro recente (2016) ha ripulito il dipinto dalla polvere e dalla sporcizia che l’offuscavano e l’ha sbarazzato di una inutile corona votiva di cartone. Purtroppo non ha fornito, come si sperava, particolari notizie sull’autore, che era senz’altro un ottimo e diligentissimo pittore accademico, forse non italiano, probabilmente francese: come l’autore di un altro bel dipinto della stessa chiesa raffigurante Gesù risorto (salvato perché era stato “sfollato”) che si è sospettato provenire dai Des Vergers, gli illustri e ricchi proprietari della vicina omonima villa, certo in grado di “raccomandare” autorevolmente il loro parroco alla direzione della celebre Accademia di Francia che aveva sede nella villa Medici a Roma.
Ma tutto questo ora ha poca importanza. È il momento di festeggiare l’immagine non per se stessa, ma per ciò che rappresenta con tanta efficacia: la beata Vergine Addolorata. La Madonna implori il Signore anche per noi e ci sorregga nei momenti di dolore e di sconforto.
Pier Giorgio Pasini