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In buone acque…

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Per una volta la doccia non è così fredda. All’indomani della pubblicazione di uno studio condotto da 9 enti di ricerca in 7 diversi paesi dell’Adriatico, indagatore dello stato di salute dell’omonimo mare, non ci sono stati cali d’umore in quel di Rimini.
Il rapporto è il “Marine Litter assessment in the Adriatic & Ionian seas” e prende in considerazione la presenza di rifiuti marini nei nostri specchi d’acqua.
Rimini è stata largamente promossa, anche Anna Montini, Assessore all’Ambiente ha voluto, con una nota ufficiale – pur non sottovalutando i problemi di ordine più ampio – dare atto che: “Rimini ne esce bene rispetto agli altri territori oggetto d’indagine”.
Delle 31 zone “indagate” nei sette paesi costieri considerati, Rimini risulta il sito italiano meglio posizionato per minore densità di rifiuti marini sulle spiagge rilevati ogni 100 metri. Infatti, se la media complessiva è di 0,67 oggetti riscontrati per metro quadro, a Rimini questo numero scende sino allo 0,11, terzo posto. Nei primi due posti, altrettante spiagge greche lontane anni luce  dalla nostra urbanizzazione. “Il riferimento più vicino, Cesenatico, si assesta allo 0,26”, puntualizza l’assessore Montini. In generale, stando al Clean Coast Index (parametro di riferimento) i risultati ottenuti inseriscono Rimini al confine tra le “spiagge pulite” e quelle “molto pulite”. “Per quanto riguarda il fondale, al largo di Rimini si sono calcolati una media di 127 rifiuti per kilometro quadro, contro i più di mille di Venezia e una media complessiva adriatica di 510 rifiuti per kilometro quadrato. Tra i rifiuti principali pezzi di plastica (28%), sacchetti di plastica (12%) e contenitori per alimenti (11%)”.

Non si parla, invece, in questo studio dei rifiuti presenti in superficie. Per parlare di questo e per indagare lo stato di salute del nostro mare abbiamo chiesto a Carla Rita Ferrari, Responsabile Struttura Oceanografica Daphne Arpae di parlarci dello specchio d’Adriatico della nostra provincia.

Dottoressa Ferrari, quali sono le condizioni del nostro mare?
“Dal punto di vista ambientale l’Adriatico sta bene. Anche se si tratta di un mare con profondità molto basse e una delimitazione geografica circoscritta, che risente tantissimo di quello che avviene esternamente, soprattutto delle condizioni meteo. In particolare mi riferisco alle precipitazioni, con un maggiore apporto di acque da parte dei fiumi, ma anche alla temperatura”.

Questo è il punto di vista ambientale. Per quel che riguarda la presenza dei rifiuti, invece?
“Dobbiamo distinguere tra i rifiuti che troviamo spiaggiati e quelli che troviamo in mare, anche se le problematiche di base sono analoghe. Infatti la loro presenza è legata all’abbandono direttamente in acqua, oppure lungo le sponde dei fiumi e, in generale, sui territori. I rifiuti che noi andiamo a monitorare in spiaggia sono quelli che arrivano a seguito di mareggiate, quindi arrivano prevalentemente dal territorio, oppure da imbarcazioni a largo, o dagli allevamenti di molluschi (prevalentemente pezzi di rete). Altra questione sono quelli che noi troviamo in mare. In mare ci sarebbero rifiuti grossi e ingombranti (come elettrodomestici e divani, che vi assicuro che sui fondali si trovano) che noi non consideriamo”.

Quali rifiuti considerate, invece?
“Noi andiamo a ricercare la microplastica che si trova negli stati superficiali. La microplastica che è data da una frammentazione di sacchetti, di roba di plastica e di varia origine, che si trova in mare. Si tratta di materiali molto leggeri che si accumulano e vengono trascinati a seconda delle correnti. Per questo in tutte le nostre indagini abbiamo dei valori molto variabili. Ad ogni modo voglio precisare una cosa. L’acqua salata non degrada la plastica, per cui la frammentazione è avvenuta o per un’azione meccanica (a seguito di una mareggiata, per esempio) oppure si è degradata quando è stata abbandonata sul territorio (acqua dolce ma soprattutto i raggi solari hanno frammentato questo materiale)”.

Cosa vuol dirci, dottoresssa?
“Che i rifiuti si producono sulla terra ferma. Le misure da mettere in atto devono, anche e soprattutto, riferirsi al fenomeno dell’abbandono selvaggio dei rifiuti. Una corretta informazione, l’educazione della cittadinanza e dei sistemi di raccolta efficaci di questi materiali devono essere dei capi saldi dai quali non è possibile prescindere”.

Nel senso che una volta che le plastiche sono arrivate a mare, non si può più tornare indietro?
“Sì, la raccolta va fatta a monte, dentro gli ambiti territoriali, perché una volta arrivati a mare non si può più fare nulla”.

Tutta questione d’educazione, quindi…
“Si, è soprattutto una questione di coscienza e di educazione. Sulle spiagge noi troviamo bottiglie, giochi abbandonati ma troviamo anche bastoncini di cotton fioc (terzo tipo di rifiuto che si trova in mare, ndr) che vengono buttati nel wc e che non passano dal depuratore, per cui alla fine li troviamo sulla spiaggia. Lo stesso discorso vale per i mozziconi di sigaretta che vengono buttati dentro i tombini delle strade oppure per terra”.

Le microplastiche, invece?
“Possono essere mangiate dai pesci che le scambiano per plancton. Inoltre, su queste microplastiche, che già di per se sono sostanze sintetiche, possono aderire altri inquinanti oppure agenti patogeni. È sicuramente un fenomeno che deve essere il più possibile contenuto”.

Quali sono i principali problemi del nostro mare?
“Il nostro mare è molto variabile nelle sue condizioni ma non abbiamo problemi particolari, a parte una fioritura anomala di alghe. Le micro alghe, per esempio, pur non essendo visibili ad occhio nudo, in altà densità possono variare il colore dell’acqua e ridurne la trasparenza. Sono fenomeni legati all’apporto di acqua dolce da parte dei fiumi carichi di nutrienti di azoto e di fosforo che, di per sé, non sono negativi. Questi nutrienti, infatti, sono il primo anello della catena alimentare e fungono da alimento per i pesci. Ma se queste fioriture avvengono nella stagione turistica il mare potrebbe perdere di appetibilità per i bagnanti. Le stesse considerazioni fatte per le micro alghe possono essere fatte per le macro alghe, come per esempio l’insalata di mare”.

Avete registrato delle criticità, nel corso dei vostri rilievi?
“Dal punto di vista chimico – ad oggi – noi non abbiamo mai avuto delle criticità nel nostro mare. Negli anni si è visto un ottimo miglioramento anche dal punto di vista delle fioriture di alghe di cui abbiamo appena parlato: sia nella durata che nelle intensità. Un risultato dovuto al fatto che nell’entroterra si sono attuate un’insieme di misure: migliore depurazione, riduzione dei fertilizzanti in agricoltura, assenza di fosfati dai detersivi”.

Sarà una buona stagione per il nostro mare?
“Ad oggi posso dire di sì. Anche le mucilagini sono sotto controllo. Non ci dovrebbero essere particolari problemi. Speriamo che piova adesso che è stagione e che ci faccia un’estate di sole”.

Angela De Rubeis