“Mi rivolgo a voi, giovani e adulti che vi occupate dei più piccoli. Attraverso il vostro prezioso servizio di allenatori siete veramente, e a tutti gli effetti, degli educatori. È un motivo di grande orgoglio, ma soprattutto è una responsabilità. Lo sport è una strada educativa, non scordatelo mai”.
Un messaggio chiaro, di speranza, ma anche di grande responsabilità quello che Papa Francesco ha lanciato lo scorso 7 giugno in occasione del 70° anniversario del Centro Sportivo Italiano, a tutti gli allenatori. Messaggio che purtroppo, non sempre, trova una corrispondenza. Le pagine dei giornali, sempre più spesso, riportano episodi di allenatori che si lasciano andare a comportamenti che definire diseducativi è forse troppo poco. Aggressioni verbali e fisiche agli arbitri, incitamenti alla violenza, ragazzi ripresi solo perché hanno sbagliato un passaggio o un tiro… Tutte situazioni che con i valori dello sport, quelli veri, non c’entrano assolutamente nulla. Episodi che purtroppo possono anche incidere in maniera determinante nella vita di un bambino.
Il parere dello psicologo.“È una situazione più diffusa di quello che si pensa. – sottolinea Paolo Lanciai – Capita spesso che il bambino sia influenzato in modo determinante da certi comportamenti. Ecco perché, come dico spesso, la scelta di fare sport è sempre da apprezzare perché lo sport è una scuola di vita, ma è determinante conoscere a chi affidiamo i nostri figli in quell’ora, ora e mezza”.
Una scelta che spesso e volentieri viene fatta con troppa frettolosità dalle famiglie che vedono in quell’oretta un “parcheggio” full opzional. Fortunatamente, le società sportive riminesi, sono formate da allenatori preparati sia sotto l’aspetto pedagogico sia sotto quello tecnico. Allenatori che di anno in anno partecipano a corsi di aggiornamento mirati proprio alla crescita del ragazzo.
In Figc corsi obbligatori. “Spesso negli incontri ci si sofferma su problemi di ordine tecnico, tattico, fisiologico, trascurando invece aspetti fondamentali come quelli psico-pedagogici – sottolinea il presidente del Comitato riminese, Domenico Magrini – è come se ci preoccupassimo di costruire una bella macchina ma tralasciassimo quello che indubbiamente è l’aspetto più delicato: il pilota. Nel calcio, invece, è importante, forse più che in ogni altro settore dello sport, che l’allenatore sia anche un educatore. Deve sentirsi direttamente responsabile anche della crescita morale e comportamentale ancora in atto nel giovane calciatore. È per questo che gli allenatori, ma anche i dirigenti, di qualsiasi categoria, devono partecipare ad incontri obbligatori annuali. Incontri di aggiornamento che riguardano il giovane nelle sue più diverse peculiarità. È fondamentale che l’allenatore sia un educatore anche a livello sociale, nel senso che deve offrire un modello di vita, deve far acquisire dei comportamenti che si basino sul principio del rispetto reciproco. È per questo che si deve prodigare ad evitare il sorgere di situazioni conflittuali o competitive tra i compagni, le quali ostacolano l’amicizia, il rispetto, il realizzarsi di un clima sereno, e impediscono il completamento dello sviluppo di socializzazione ancora in atto nel giovane”.
Corsi che sembrano dare buoni frutti.
“Qualcosa nel nostro calcio, parlo a livello locale, sta cambiando. I due episodi di fair play che ci sono stati in questi mesi, dal ragazzo che ha detto all’arbitro che non era rigore o a quello che ha detto di aver segnato con l’aiuto di una mano, significano che si sta lavorando nella giusta direzione. Poi è logico, le pecore nere si trovano da tutte le parti”.
Il parere di un coach. Anche nel basket, così come nel calcio, gli allenatori sono obbligati a corsi di aggiornamento.
“Ogni anno ce ne sono diversi – spiega Loriano Zannoni, coach dell’Happy e in passato degli Angels, sempre a livello giovanile – per chi allena i ragazzini del mini basket, per esempio, sono clinic specifici riferiti ad aspetti psicologici, pedagogici e di interfaccia con il bambino, per capirne potenzialità ma anche problemi. Il nostro, infatti, è un ruolo molto delicato: le famiglie ci consegnano i loro ragazzi e noi abbiamo la responsabilità di farli crescere nello sport con valori importanti quali la lealtà verso se stessi, verso i compagni e verso gli avversari. Non dimenticando che la cosa più importante, soprattutto per i più piccoli, è quella di divertirsi. In realtà dovrebbe essere la regola madre, purtroppo con l’avanzare dell’età, la smania da risultato travolge tutto e tutti. Da questo punto di vista in Italia dobbiamo crescere ancora tanto”.
Il parere delle società. Che gli allenatori siano prima di tutto degli educatori lo sanno bene anche le società che sempre più spesso organizzano incontri appositi e chiedono ai loro tesserati di sottoscrivere codici ad hoc.
“I nostri allenatori – confermano dal Viserba Volley – sanno che devono garantire la sicurezza e il benessere dei nostri giovani atleti, obiettivo primario rispetto al successo sportivo o a qualsiasi altra considerazione. Sanno altresì che devono garantire il rispetto delle esigenze e i bisogni particolari di crescita consentendo processi graduali di partecipazione, dal livello ludico di base a quello agonistico e assicurare il rispetto delle esigenze di istruzione scolastica”.
Anche la Polisportiva Stella che racchiude calcio, basket e pallavolo, ha sottoscritto un patto con i suoi allenatori.
“Pretendiamo da tutti – commenta il presidente Federico Foschi – il rispetto verso la crescita dei bambini e a tutti chiediamo di partecipare a degli incontri formativi”.
Insomma, a quanto sembra, i nostri figli sono in buone mani.
Francesco Barone