La stagione estiva è alle porte. E il conto alla rovescia, complice anche il bel tempo di questi giorni, è già partito. Tanto che la spiaggia ha iniziato nuovamente a movimentarsi e a ripopolarsi. Riminesi e non, si sono già presentati al bagnino di turno per chiedere non solo qualche lettino, ma anche lumi su prezzi, attività e attrazioni. Perchè con tutte le polemiche degli ultimi anni, meglio vederci chiaro e sapere come e dove spendere i propri soldi.
“Il problema è proprio questo – tuona Giorgio Mussoni, presidente di Oasi Confartigianato e referente dei bagnini della zona di Rimini nord – a parte chi ha già ricevuto le autorizzazioni, gli altri non possono dare certezze. Pensare che gli uffici comunali hanno le nostre richieste da più di un anno”.
“Attenzione a montare strutture senza permessi – replica secco l’assessore al Demanio, Roberto Biagini – perché si potrebbe andare incontro a una denuncia per abuso edilizio e addirittura al sequestro”.
Insomma, le polemiche roventi del passato non sembrano essersi affievolite con il passare del tempo.
La storia. Tutto è iniziato un paio di anni fa quando la Procura riminese disse che tutto ciò che occupava la spiaggia (impianti, strutture, giochi), necessitava di un’autorizzazione demaniale, edilizia e soprattutto ambientale.
“Il problema – ricorda Mauro Vanni, presidente della Cooperativa operatori di spiaggia che rappresenta i bagnini dalla zona dal porto di Rimini fino a Miramare – nacque soprattutto in seno all’autorizzazione ambientale, cosa che fino a quel momento nessuno aveva mai richiesto. Grazie anche al nuovo Piano spiaggia del Comune, ci trovammo di fronte, a pochi mesi dal via della stagione, a dover prendere una decisione: o smontare tutto, chiedere le autorizzazioni e rimontare, ma a quel punto seguendo le linee guida del nuovo Piano spiaggia, oppure sanare quello che c’era da sanare, tipo il verde o i pali delle bandiere. Ci fu un lungo braccio di ferro con tante polemiche e alla fine, con grandi sacrifici, soprattutto dal punto di vista economico, perché le pratiche sono state fatte da tecnici specializzati e gli onorari sono stati alti, abbiamo capito che l’unica soluzione da percorrere era quella di smontare e chiedere le autorizzazioni”.
Le pratiche presentate. Autorizzazioni, però, che si sono dimostrate più complesse di quello che si sperava. Secondo gli ultimi dati forniti dall’assessore Biagini, sono state 339 le pratiche presentate nel 2013 allo Sportello Unico per l’Edilizia: 197 richieste di autorizzazione paesaggistica e 142 istanze di accertamento di compatibilità e ad oggi sono state poco più di 70 le autorizzazioni rilasciate.
“Per far fronte alla mole di pratiche l’Amministrazione – spiega Biagini – ha stilato un calendario con le singole fasi dell’iter e proceduto, in accordo con la Soprintendenza di Ravenna, ad una semplificazione dell’iter che ha portato a svolgere finora 27 sedute di Conferenze di Servizi”.
Proprio per questo l’assessore tira le orecchie ai bagnini: quasi tutte le pratiche, infatti, nonostante le istruzioni di compilazione anche on line, sono risultate incomplete e con elaborati incongruenti. Addirittura sulle 339 presentate, la Commissione della Qualità Architettonica e del Paesaggio ne ha dovute esaminare 431 perché alcune sono state controllate due volte visto che erano fortemente incomplete.
“Ritengo corretto che gli operatori balneari che si lamentano delle disfunzioni degli uffici, chiedano anche conto della prestazione d’opera ai tecnici professionisti ai quali hanno affidato i relativi incarichi. Detto questo attualmente la Commissione ha completato l’esame di tutte le istanze relative agli stabilimenti balneari del 2013 ed ha iniziato l’esame di altre 15 del 2014. Sono 55, invece, le pratiche ancora da esaminare perché in attesa di integrazioni”.
A complicare l’attività degli uffici anche alcune incongruenze nelle dichiarazioni in merito all’epoca di esecuzione delle opere ante ’85 (Legge Galasso) che costringe ad effettuare un doppio passaggio, sia in Commissione sia in Conferenza di Servizi.
“Assicuro gli operatori balneari che gli uffici comunali continueranno quotidianamente ai propri adempimenti, sia nella loro attività di istruttoria pratiche, sia in quella di vigilanza per la prevenzione e la repressione dei reati edilizi, paesaggistici e demaniali”.
La voce fuori dal coro. Eppure, nonostante tutti gli sforzi, c’è qualcuno che ancora fa fatica ad accettare quello che è successo.
“Non è che faccio fatica, dico solo che vorrei capire il pro di tutto il casino che è stato fatto – riprende Mussoni – la verità è che questo smontare e rimontare ha portato solo a un’ulteriore uscita economica dalle tasche degli operatori balneari. Ditemi voi in che altro posto del mondo fanno pagare il bagnino per la realizzazione di un campo da beach volley o da bocce, utilizzato dai clienti, senza ritorno economico per chi lo gestisce? È un’assurdità, ma oramai è stata fatta”.
Della serie, le polemiche non vanno in vacanza.
Francesco Barone