CONCESSIONI BALNEARI. La ‘mossa’ di Rimini per prolungare le scadenze a dicembre 2024 riaccende il dibattito alla vigilia di una stagione piena di incertezze
Più si avvicina la stagione turistica e meno sono le certezze. È questa la cruda sintesi della situazione attuale delle concessioni balneari a Rimini (e in tutta Italia). L’ormai nota normativa europea, che con la direttiva ‘Bolkestein’ ha stabilito l’obbligo di gare pubbliche per le concessioni balneari, vietando qualsiasi possibilità di rinnovo automatico, aveva come scadenza per le assegnazioni il 31 dicembre 2023, senza chance di proroga. Ebbene, ora che la data è ampiamente superata, la situazione è ancora… in alto mare.
Il Governo, infatti, unico in grado di sbrogliare la matassa emanando i decreti che indichino le modalità valide per tutti per procedere alle gare, non ha mosso un dito in tal senso, portando allo scenario meno auspicabile possibile: il procedere autonomo di ogni singolo Comune, con una frammentazione diffusa di bandi, gare e criteri di assegnazione che non fanno altro che aumentare l’incertezza e il caos, con tutte le conseguenze del caso su un settore vitale per molti territori del Paese, riminese compreso. Per uscire da questo stallo, Rimini la propria mossa l’ha fatta, approvando entro la scadenza le linee di indirizzo per le evidenze pubbliche e in questo modo, a suo dire, cogliendo l’opportunità di prorogare di un anno la scadenza per le assegnazioni, così come previsto dalla ‘Legge Draghi’ del 2022, che lo rende possibile per “oggettive difficoltà” nell’esecuzione delle gare. Ma, come detto, si tratta di una scelta autonoma, che si inserisce in un quadro di profonda precarietà. Dal quale emergono domande che a Rimini pesano come macigni: che ne sarà della (sempre più vicina) stagione turistica 2024? E di quelle dopo?
Lo ‘scatto’ di Rimini
Come anticipato, nell’ultima settimana del 2023 (e quindi entro la scadenza) la Giunta riminese ha approvato l’atto di indirizzo per la “ regolarizzazione delle concessioni demaniali marittime alla normativa europea”. Un atto con il quale la Giunta ha messo in moto la ‘macchina’ che consentirà di predisporre le procedure di evidenza pubblica per assegnare le concessioni nel 2024. È lo stesso Comune di Rimini a spiegare i motivi di questa mossa. “ L’avvio del procedimento – sottolinea la nota ufficiale dell’ente – consente all’Amministrazione comunale di differire la data di scadenza delle concessioni attualmente in essere per il tempo necessario all’indizione delle gare, avvalendosi dell’anno di slittamento ‘per oggettive difficoltà’ previsto dalla legge 118/2022 (il cosiddetto decreto concorrenza Draghi)”.
La legge del 2022, infatti, prevede la possibilità di avvalersi della deroga di un anno in più qualora
ci siano oggettive difficoltà nell’espletamento dei bandi, che in questo caso sono state identificate nella totale assenza dei decreti governativi e, quindi, di indicazioni uniformi sulle modalità per procedere alle gare. Se tutto è rinviato di un anno, dunque, sulla carta ci si può aspettare il regolare svolgimento della stagione 2024, mantenendo in essere gli attuali concessionari. Su questo il Comune è esplicito: “ L’atto tiene anche conto della necessità di far svolgere il regolare funzionamento della stagione balneare 2024, prevedendo che nuovi titoli concessori non possano essere rilasciati prima della chiusura della prossima stagione balneare”.
Le gare a Rimini
Ma come saranno realizzate le gare?
“ L’atto di indirizzo – spiega la stessa Amministrazione – comprende una ricognizione della situazione delle concessioni in essere (470 concessionari) raggruppate in categorie per tipologia.
Tra i requisiti che saranno valutati al momento delle procedure di evidenza pubblica: i requisiti generali dell’aspirante concessionario, la capacità tecnica e professionale del concessionario, la capacità finanziaria.
Sarà valorizzata la promozione delle piccole e medie imprese, le ricadute occupazionali, la sostenibilità ambientale e l’idoneità degli interventi proposti dagli aspiranti concessionari per assicurare un elevato livello di protezione ambientale e il minimo impatto sul paesaggio”. Criteri, al momento, che rimangono di carattere generale, ma che già toccano alcuni temi sensibili (in primis la volontà di valorizzare realtà di piccole e medie dimensioni, rispetto ai grandi gruppi imprenditoriali che rappresentano uno dei maggiori spauracchi da quando è stata introdotta la Bolkestein).
In campo anche l’‘antitrust’
La mossa di Rimini, però, com’era facile prevedere (e com’è giusto che sia), ha riacceso il dibattito. Sotto diversi punti di vista. Sul fronte opposto, infatti, c’è il Coordinamento Nazionale Mare Libero, che da anni si batte per lo svolgimento delle gare pubbliche nell’ambito delle concessioni balneari, nell’ottica, secondo quanto esplicitamente affermato, di “ restituire il mare e le spiagge alla collettività, contrastando provvedimenti illegittimi delle amministrazioni comunali di tutto il Paese”. Proprio in queste settimane, il presidente di Mare Libero Roberto Biagini è intervenuto per sottolineare come la mossa di Rimini (e di altri Comuni) non sia da considerarsi legittima neppure sulla base della ‘Legge Draghi’. “ I Comuni, in base alla
Legge Draghi, avrebbero dovuto mettere ad evidenza pubblica le concessioni balneari entro, e non oltre, il 31 dicembre 2023 – le sue parole – con la possibilità di una proroga tecnica al 31 dicembre 2024 per quelle amministrazioni, e solo per quelle, che avessero effettivamente avviato l’iter per la procedura di gara nel 2023. E non nel 2024 come, invece, fatto da quasi tutti i Comuni (Rimini compreso)”.
Come visto, però, l’atto di indirizzo per procedere alle gare la Giunta riminese l’ha approvato in tempo utile. Come uscirne, dunque? Qualche risposta arriva dall’Agcm, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che proprio in queste settimane, alla luce della situazione e dietro segnalazione, ha scritto ad alcuni Comuni della riviera romagnola per “ approfondimenti sulle modalità di rilascio delle concessioni demaniali marittime a uso turisticoricreativo”.
Interlocuzione attivata anche con Rimini. Il risultato? Pratica archiviata, con un’osservazione: “ L’Autorità – si legge nel documento di Agcm – ritiene necessario sollecitare il Comune affinché tutte le procedure selettive per l’assegnazione delle nuove concessioni siano svolte quanto prima e che l’assegnazione avvenga non oltre il 31 dicembre 2024, informando tempestivamente l’Autorità in merito agli sviluppi delle attività propedeutiche all’espletamento delle procedure in questione”. Anche in questo caso, dunque, sembra confermata la scadenza a fine 2024. Ma i punti interrogativi rimangono tanti, e ogni passo avanti porta con sé ulteriore dibattito, confusione e incertezza.
Unico punto fermo: il non voler (o non saper?) agire del Governo. Un immobilismo che solo a Rimini pesa su un settore da oltre 400 imprese e 3.500 lavoratori.