“Non rinunciate all’infinito. Lacerate il vostro cielo di plastica e godetevi il vento”. Così si conclude il libro Cielo di Plastica. L’eclissi dell’infinito nell’epoca delle idolatrie del professor Luigi Alici. La pubblicazione è stata il filo conduttore del seminario di studio e formazione con il Vescovo Francesco Lambiasi.
L’iniziativa si è svolta nei giorni 2 e 3 ottobre presso l’aula magna dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Marvelli” di Rimini alla luce dell’esperienza avviata lo scorso anno, che intende favorire alcuni momenti di studio, formazione e confronto su tematiche ritenute cruciali per la vita cristiana in questo particolare contesto storico e culturale. L’argomento di quest’anno è stato “Il rischio della fede nell’epoca delle idolatrie”.
“Mentre continuiamo a pensare, dinanzi al mistero di Dio, che l’umanità possa dividersi semplicemente fra credenti e non credenti, assistiamo al dilagare di una patologia del credere che sembra non risparmiare nessuno – sostiene il professor Alici. –La vera alternativa, probabilmente, non è tra l’avere e il non avere una fede, ma tra autenticità e inautenticità del credere; tra una fede aperta alla trascendenza e una fede idolatrica, chiusa su se stessa. Più che negare il cielo, il vero pericolo consiste oggi nella tentazione di ricrearlo sulla terra; una tentazione che possiamo correre tutti: il credere non è una variabile facoltativa, di cui avrebbe il monopolio l’uomo religioso, ma appartiene allo statuto elementare dell’umano, costantemente in bilico fra cielo e terra”.
In una società in cui l’ateismo è un tentativo di combattere Dio e l’indifferenza è un modo di ignorarlo, dove si colloca l’idolatria?
“L’idolatria promette quello che all’ateo non riesce e all’indifferente è impossibile: promette un’alternativa a Dio, promette di ricrearselo in casa, a propria immagine e somiglianza, un idoletto addomesticato e inoffensivo, non troppo distante, non troppo compromettente. Un cielo di plastica. Questo è il cancro che sta divorando il nostro tempo”.
Oggi l’idolo non è più il “vitello d’oro” di biblica memoria, ma si chiama piacere, avere, potere, legge…
“Gli idoli non esistono in natura, siamo noi a fabbricarli: nascono sempre dalla perversione della nostra fame e sete di felicità – evidenzia il professor Alici -. Quando la creatura umana non riconosce la radice ultima della propria insufficienza e cerca di bastare a se stessa, per sentirsi al centro del mondo proietta intorno a sé una corte di piccoli dèi, fatti tutti a sua immagine e somiglianza, nei quali si riflette immancabilmente il suo narcisismo.
Oggi dobbiamo cercare di sgonfiare quel cielo di plastica che c’impedisce di allungare lo sguardo e d’interrogarci con coraggio, senza troppi giri di parole, intorno al volto di Dio. Solo alzando la testa verso il cielo possiamo lasciarci sorprendere dalla sua luce. Forse è proprio il senso di questo stupore elementare che non sappiamo più trasmettere ai nostri figli”.
La pubblicazione del professor Alici è senz’altro una scossa anti-idolatrica rivolta a tutti.
“È un messaggio che può essere indirizzato a ognuno di noi: a chi crede di non credere, perché continui a cercare, e a chi vive una fede cristiana pigramente adagiata su se stessa, perché non profani l’altezza dell’infinito con l’arroganza di false sicurezze o con la banalità dell’abitudine”.
Francesco Perez