Manuel è un ragazzo vitale, attento agli altri. A 15 un aneurisma cerebrale ne tarpa le ali. Ora Manuel rivive in altre storie. E la sua vicenda è diventata un libro. Verrà presentato a Bellaria per la festa parrocchiale martedì 1 ottobre. Testimonianze del padre Roberto, della mamma Loredana e del fratello Michael. Ma intervengono anche gli amici, ci sono interventi musicali e un video. I proventi del volume vanno a sostenere l’ass. Autismo Faenza.
Il sorriso di Manuel e la generosità di una famiglia, degli amici e di quanti con il ragazzo han percorso un pezzo di strada. Bellaria, prima la Cagnona dove i Marzocchi possiedono una casa poi l’intera zona pastorale, questa storia e i suoi umanissimi contorni, l’ha “adottata”.
Manuel ha 15 anni, studia ragioneria all’Oriani sulle orme del fratello maggiore di tre anni Michael. Sono una coppia affiatata. Musica, Playstation, calcio, gli amici: Manuel coltiva le passioni tipiche dei ragazzini. Con una marcia in più: “Aveva la capacità di dedicarsi a quelli che faticavano di più, più in difficoltà ad integrarsi nel gruppo” racconta babbo Roberto. Gli veniva spontaneo, senza sforzo, dal cuore. Quella domenica mattina Manuel con la famiglia è al mare, a Casalborsetti. Il sole splende, il cielo limpido, l’aria corroborante. Come d’abitudine, consegna il quotidiano al nonno, poi piega verso casa. In giardino babbo Roberto è intento a rimettere in sesto alcune biciclette bisognose di intervento. Manuel stranamente rientra in casa. E non risponde ai ripetuti appelli del padre. “Ho un gran mal di testa” riuscirà a dire il ragazzo prima di essere soccorso. Sanitari, ambulanza, elisoccorso a Ravenna e poi a Cesena: Manuel è già morto. Aneurisma cerebrale, la diagnosi senza speranza per un ragazzo la cui avventura si è interrotta mentre stava per spiccare il volo.
“Per me, per noi si è spenta la luce. – è la terribile immagine utilizzata dal padre – Vivere era come muoversi al buio in una stanza. Ogni movimento poteva provocare danni, per cui ci siamo come immobilizzati”.
Quel filo reciso così in fretta aveva lasciato tante trame in sospeso. Da qui il libro aperto sistemato sulla tomba in attesa di essere Vergato da amici, parenti, conoscenti e da quanto non l’avevano mai conosciuto ma si erano lasciati coinvolgere dalla sua storia.
Un anno più tardi, la famiglia ritira il quaderno, gonfio di pagine infittite di appunti, saluti, commenti, ricordi. È il primo passo di una lenta, imprevista rinascita.
Persone che si accostano per un breve tratto di strada: un invito, un incontro, andiamo a.parlare con i frati, proviamo ad uscire. “La morte di un figlio per un padre, una madre, è contro natura. È insensata. Ma se la vita non ha senso, perché vivere?” si chiedono in coro babbo Roberto, 56 anni, e mamma Loredana, 53 anni.
Quella fede mai coltivata prima d’ora né praticata, grazie alle tante orme che Manuel e Dio permettono dall’alto di intravedere, per i Marzocchi diventa una possibilità. Concreta. Una via aperta praticabile. “L’inconosciuto si fa presente, grazie a ad un volto, ad una proposta, ad un incontro”. Non è solo elaborazione del lutto, come vorrebbero i tecnici, ma una porta aperta su un presente vivo e un futuro possibile. “Tante persone che diventano dei Cirenei: – prosegue Loredana, che lavora nel paese d’origine in un’azienda che produce Mociovileda – non sai perché li hai incontrati ma poi ti accorgi che dovevano far parte della tua vita e contribuire a tessere un filo”. Come tessere di un grande mosaico che si compone magicamente e in maniera insospettabile. In punta di piedi, con insistenza bonaria per percorrere un tratto di strada, anche breve, insieme. “E se tutto ciò rappresentasse anche solo una possibilità per chi è nella nostra condizione, ma anche per tanti ragazzi in cerca di senso vero della vita?”. Manuel è sempre più presente nella vita dei Marzocchi. Il percorso di fede è una brillante realtà. E quel librone, la storia, il dolore redento iniziano a farsi largo come un volume. “Senza alcun tipo di velleità, forse può essere un aiuto anche solo ad una persona. Il volume è alla seconda ristampa, le presentazioni diventano eventi. “In occasione dell’ottavo anniversario della morte, l’8 luglio a Solarolo c’erano 500 persone, tantissimi ragazzi (compreso il parroco di Bellaria, don Antonio Moro, con alcuni suoi ragazzi, ndr). Quasi tre ore di testimonianze, musica e video ma nessuno di loro ha armeggiato cellulare”. Michael, il fratello maggiore, non ha lasciato scritti ma si è occupato del cd che accompagna il volume. Fotografie e video: è il suo personale omaggio a Manuel.
I proventi vanno a finanziare Autismo onlus. “Sono una realtà speciale, molto diffusa oggi. Questi ragazzi sono al nostro fianco, i genitori si spendono straordinariamente per loro, ma quando non ci saranno più babbo e mamma o i fratelli, chi li auterà?”. Per aiutare questi ragazzi ad essere più autonomi possibili, occorrono percorsi e strategie costose, come apprendimento della lettura e Cca. “Speriamo di poter renderci utili”. E il sorriso di Manuel potrà così brillare ancora nei volti di tante persone.
Paolo Guiducci