“Il linguaggio dell’amore”. È il titolo della rappresentazione che si svolgerà sabato 27 marzo alle ore 21 nel teatro parrocchiale di Rivabella.
“Io sono Giuseppe, il vostro fratello!” (Gn 45, 4), sono le commoventi parole con cui Giuseppe accoglie i suoi fratelli che lo hanno venduto come schiavo e, a distanza di anni, quando la carestia li spinge a scendere in Egitto, gli chiedono aiuto senza riconoscerlo. È il linguaggio dell’amore, di un amore forte che ha in Dio la sua sorgente e che permette a Giuseppe di superare la naturale riluttanza al perdono e di donarsi al di là dei meriti dei fratelli.
E allora come oggi, il linguaggio dell’amore, va direttamente al cuore e costruisce la comunione.
La vita di Giuseppe presenta un’analogia profonda con la vita di Gesù, il Figlio prediletto del Padre che si dona per tutti noi.
I fratelli di Giuseppe, sono diversi uno dall’altro e invidiano la predilezione del padre Giacobbe per lui senza comprendere che egli ha doni “particolari” perché scelto per una missione “particolare”. Ammalati di egualitarismo essi faticano a vivere la comunione nella diversità dei ruoli, ostinatamente impegnati a riaffermare la propria superiorità e a rivendicare diritti perduti.
È il cammino, sempre attuale e che richiede conversione, per essere “Mille voci, un solo coro” in quest’ anno in cui riflettiamo sulla comunione.
Anche Gesù è venduto, fatto oggetto di scherno, offeso, umiliato, apparentemente sconfitto. Ma il patibolo degli schiavi, la croce, è il più eloquente linguaggio dell’amore che nel corso dei secoli affascina intere generazioni di uomini che, credendo, si mettono alla sequela di Gesù.
Come l’amore di Giuseppe per i suoi fratelli genera vita nuova nella comunione ritrovata, così l’amore di Gesù che muore per l’umanità intera, è fonte di comunione fraterna per una vita rinnovata da risorti.
La storia di Giuseppe e dei suoi fratelli, non è una vicenda del passato. È il riflesso della nostra storia fatta di fragilità e di testimonianza nell’ottica della comunione fraterna, come verrà rappresentato nelle attualizzazioni.
Vedremo, ad esempio, che la vita degli immigrati in mezzo a noi, il bullismo nella scuola, l’attesa in un semplice ambulatorio, rispecchiano le relazioni tra Giuseppe e i suoi fratelli e interpellano la fede che si esprime con il linguaggio dell’amore.
La rappresentazione teatrale è una tappa nel cammino quaresimale alle soglie della settimana santa, in preparazione alla Pasqua. È un gesto corale dell’intera famiglia parrocchiale che accompagna il cammino catechistico. Bambini, ragazzi, giovani e adulti insieme, con diversi linguaggi (musiche, luci, colori, coreografie, recitazione, scenografie, costumi) presentano un messaggio di fede. Genitori, catechisti, gruppo famiglie continuano, insieme, il percorso catechistico con i ragazzi per realizzare, serenamente, un cammino di comunione nell’unica famiglia fatta di persone con età diverse che è la Parrocchia.
L’invito a partecipare può offrirci l’occasione per trascorrere insieme una piacevole serata meditando e divertendoci.
Livio Canini