A Rimini il 32esimo Congresso Nazionale della Medicina del Sonno. Un’opportunità per sensibilizzare su patologie che spesso si rischia di minimizzare
Banale sottolinearlo, ma è così: per vivere bene durante il giorno occorre trascorrere al meglio le ore della notte. Purtroppo, però, dormire al meglio non è semplice come può sembrare. Tante le cause che possono turbare il sonno che però, se non riconosciute e affrontate a dovere, rischiano di portare allo sviluppo di vere e proprie patologie. Sono i disturbi del sonno, tanto diffusi quanto, molto spesso, sottovalutati. Con tutte le conseguenze del caso sulla qualità della vita.
Per sensibilizzare sull’argomento è fondamentale l’attività dell’Aims (l’Associazione italiana di medicina del sonno) e dei Congressi nazionali, organizzati con frequenza annuale. L’ultimo (32esima edizione) è andato in scena proprio in questi giorni, con palcoscenico il Palacongressi di Rimini (informazioni nell’altro articolo in pagina). A presiederlo Claudio Vicini (foto), professore e direttore dell’Otorinolaringoiatria di Forlì, grazie al quale è possibile fare una panoramica generale sui principali disturbi del sonno diffusi oggi, sulle sue cause e su come affrontarli.
Professor Vicini, quali sono i disturbi del sonno più diffusi e tipici di questo periodo storico?
“Il quadro è omogeneo un po’ in tutto il mondo e rivela che i disturbi del sonno prevalenti di questa epoca, che coprono addirittura oltre il 95% dei casi, sono due: insonnia e disturbi respiratori del sonno, questi ultimi a loro volta divisi nelle due entità più note, che sono il russamento e l’apnea notturna. Tra queste, il disturbo prevalente e più diffuso rimane comunque l’insonnia, che rappresenta anche un vero e proprio segno dei tempi”.
In che senso?
“Le cause che portano a sviluppare l’insonnia hanno sicuramente una dimensione psicologica e ansiogena, che i difficili anni che stiamo vivendo, tra pandemia e guerra, hanno contribuito ad acutizzare. Ma non solo. Queste, infatti, seppur rilevanti sono circostanze contingenti, che caratterizzano gli anni recenti, mentre l’insonnia non è certo un disturbo nuovo. L’insonnia, infatti, affonda le radici in un altro meccanismo di fondo che va sempre considerato, ossia l’efficientismo occidentale: viviamo in una società nella quale, durante il giorno, ognuno di noi deve dare il massimo per essere efficiente e performante. Per farlo ci si aiuta con sostanze eccitanti di vario tipo, pensiamo a thé, caffè e bibite (per non parlare di chi addirittura fa uso di sostanze illecite). Per recuperare le energie spese in questo modo dovremmo dormire al meglio, ‘spegnendoci’ a comando come se avessimo un interruttore ma questo, evidentemente, diventa impossibile. A questo aggiungiamo alcune cattive abitudini, tra cui la più diffusa è quella di fare ginnastica o andare in palestra la sera o poco prima di andare a dormire. Tutte queste cattive pratiche, figlie proprie del mondo moderno e di come è strutturata oggi la società, favoriscono direttamente disturbi del sonno come l’insonnia”.
Per quanto riguarda, invece, i disturbi del sonno di tipo respiratorio?
“Per questo tipo di disturbo la causa che più di tutte è segno di questa epoca è l’obesità. C’è, infatti, una correlazione tra rischio di sviluppare apnee notturne e obesità e, allo stesso tempo, non vi è dubbio che nella società odierna siamo di fronte a una vera e propria ‘epidemia’ di obesità. Inoltre, c’è un altro elemento che va a chiudere il cerchio: come detto, durante il giorno gran parte delle persone assumono diversi tipi di sostanze eccitanti e, allo stesso tempo, seguono alcune cattive abitudini che aiutano a sviluppare l’insonnia. Per contrastare l’insonnia, molti decidono di assumere farmaci ipnotici, benzodiazepine o similari, che però contribuiscono a favorire le apnee notturne, perché tra gli effetti hanno anche quello di ridurre la reattività del sistema respiratorio. Si tratta, dunque, di un circolo vizioso tra disturbi respiratori del sonno, insonnie e contesto sociale”.
Come intervenire per gestire e curare adeguatamente i disturbi del sonno?
“La primissima cosa da fare è quella di richiamare l’attenzione al problema (ed è uno degli scopi più importanti dell’Aims), perché al contrario di tante patologie che oggi riconosciamo come tali, i disturbi del sonno sono poco considerati come patologie. È su questo che si inserisce un evento importante come il XXXII Congresso nazionale sul sonno Aims, andato in scena a Rimini in questi giorni, che consente di richiamare l’opinione pubblica sul fatto che esistono i disturbi del sonno e che si tratta di un tema che rappresenta solo la punta di un iceberg: basti pensare, per capirci, che oggi gli italiani insonni o che soffrono di apnee notturne sono molti di più dei diabetici o di chi soffre di ipertensione. Possiamo parlare, dunque, di disturbi del sonno come di patologie sommerse. Oltre al fondamentale richiamo alla sensibilizzazione sul tema, c’è poi tutto l’aspetto della cura, affidata agli specialisti del sonno, ossia professionisti di diverse discipline accomunate da un’integrazione verso il sonno”.
Il territorio di Rimini è attento a questo tema?
“Innanzitutto va sottolineato che il territorio di Rimini ha da sempre un rapporto particolare con le discipline legate al sonno. Gli studi in materia, infatti, in Italia nascono in Romagna, grazie al genio di un grandissimo studioso come il professor Elio Lugaresi, vero pioniere della materia: ordinario di Neurologia all’Università di Bologna, fu colui che aprì la strada sulle ricerche nell’ambito del sonno non solo a livello nazionale, ma per certi versi anche internazionale. Non solo. Uno degli studi pilota sul tema, fondamentale per lo sviluppo della disciplina, è stato condotto dallo stesso Lugaresi a San Marino: questo territorio, dunque, ha uno stretto rapporto con la materia, fin dalle sue primissime origini”.
Professore, è impossibile non fare accenno alla storia recente, caratterizzata dall’emergenza Covid. Ci sono studi che dimostrino un qualche tipo di rapporto tra Covid e disturbi del sonno? Oppure tra questi ultimi e il cosiddetto ‘Long Covid’?
“Ci sono studi che sono stati condotti in occasione della prima ondata di contagi, quindi nel 2020, che hanno evidenziato che chi soffriva di apnee notturne significative era un soggetto a maggior rischio nei confronti dei sintomi più gravi del Covid (i dati, infatti, erano incrociati con quelli dei reparti di rianimazione). L’apnea notturna, dunque, diventa fattore di rischio aggravante nei confronti del virus. Per quanto riguarda il cosiddetto Long Covid, ci sono due tipi di legami con i disturbi del sonno. Il primo è che il Long Covid produce una sensazione cronica di non stare bene che, a sua volta, favorisce l’insorgere dell’ansia. Ansia che, come visto, porta ad avere problemi di addormentamento. C’è sicuramente, dunque, una correlazione con l’insonnia. Il secondo, invece, ha a che fare con uno dei sintomi cardine del Long Covid, ossia l’astenia: si tratta di una sensazione di profonda e perdurante stanchezza, di una sonnolenza diurna, che a sua volta rappresenta uno dei sintomi più tipici di chi soffre di apnea notturna. Dunque, nei soggetti che soffrono di apnee notturne e che sviluppano i sintomi del Long Covid il quadro si fa ancora più rilevante, suggerendo una correlazione tra questi disturbi del sonno e lo stesso Long Covid”.