Home Vita della chiesa Solo chi si sente accolto può iniziare a camminare

Solo chi si sente accolto può iniziare a camminare

Che questo fosse un Papa riformatore lo si è visto sin da subito. Non solo dai buonasera e buon pranzo da Piazza San Pietro, ma dai gesti e dalle denunce che Francesco non si è mai risparmiato a fare. Una vera riforma della Chiesa non si limita al rinnovamento dei codici e delle gerarchie interne al Vaticano, ma parte dalla sua visione del mondo: quanto è ancora in grado la Chiesa di farsi interprete dei bisogni dell’umanità? Che risposte è in grado di offrire? In quest’ottica va letto l’operato di Papa Francesco, il quale è ricorso al Sinodo dei Vescovi – l’assemblea dei rappresentati di tutto l’episcopato cattolico con il compito di consigliare il pontefice nel suo governo – per avviare un dibattito sulle emergenze delle famiglie. E c’è da aspettarsi che un uomo concreto come Bergoglio si aspetti non parole, ma ricette applicabili.

Il tema è delicato. Nelle giornate di incontri sinodali si sono viste alternarsi posizioni assai differenti. Dopotutto la famiglia rappresenta l’unità base per il mondo cattolico e allo stesso tempo sta vivendo – nel mondo Occidentale come nei paesi in via di sviluppo – un lento ed inesorabile mutamento dal punto di vista sia antropologico che sociale.
Don Erio Castellucci, per diversi anni preside presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna e docente dell’ISSR Marvelli di Rimini, ci aiuta a comprendere la relazione stilata dal sinodo “straordinario” dell’ottobre 2014 riguardo alla famiglia, in attesa di quello “generale” del 2015.

Prof. Castellucci, quali criticità sulla famiglia sono emerse dal sinodo?
“I problemi riguardano tutto il mondo, soprattutto i paesi in via di sviluppo (ex terzo mondo), ma anche alcune fasce di popolazione vicine a noi. Parliamo di famiglie povere che non possono permettersi di mandare i figli a scuola; di violenze e abusi sui minori e sulla donna. Non si è solo parlato della comunione per i divorziati, come molti media hanno fatto credere, ma di molti altri temi…”.

Quello dei divorziati, che ha trovato così tanto spazio, è stato raccontato bene dai media?
“Sono stati commessi diversi errori da parte della stampa occidentale. Uno è quello dell’affermare che il sinodo discuta sull’indissolubilità del matrimonio, cosa non vera, perché l’uomo non può separare ciò che Dio ha unito. Molti titoli, poi, sono imprecisi, dicono che per la Chiesa i divorziati non possono ricevere la comunione, ma il divieto riguarda soltanto i divorziati risposati. Riguardo a questo tema le posizioni sono differenti. C’è chi ha proposto di rendere più fluido l’annullamento del matrimonio, e chi vi si è opposto. Il cardinale Walter Kasper ha fatto una proposta (non accettata da tutti) la cui discussione è stata rimandata al sinodo ordinario del 2015. Secondo la sua idea, qualora un divorziato risposato si penta della rottura del vincolo sacramentale, viva una condizione di irreversibilità che non può essere abbandonata senza causare danno ad altre persone (come moglie e figli) e faccia un cammino di penitenza, dovrebbe essergli concesso (a determinate condizioni) di tornare ad accedere all’eucarestia. Se ne parlerà al prossimo incontro”.

Quale indicazione giunge dal Papa?
“Francesco ci invita a pensare al doppio significato di eucarestia, che è sia segno di comunione ecclesiale che medicina. Come il battesimo, non deve essere solo un premio per i perfetti, ma una cura per i più deboli. Le porte dei sacramenti non dovrebbero rimanere chiuse, soprattutto quelle d’ingresso”.

Bè, questa è una svolta. I risposati credenti non si sentiranno più condannati qualora ciò venga applicato…
“Pensiamo all’incontro tra Gesù e la donna adultera. ‘Neanch’io ti condanno’, le dice, ‘vai e non peccare più’. Gesù non la chiama donna adultera, ma donna, le dà dignità, strappa via l’etichetta, l’accoglie e la rimette in cammino. Questo episodio è la cartina al tornasole di una buona pastorale. Solo chi si sente accolto può ‘iniziare a camminare’, mentre chi si sente respinto non lo fa. Pensiamo ai gruppi di fidanzati, oramai quasi tutti conviventi o sposati civilmente, in preparazione al matrimonio. Iniziano con timidezza, ma se trovano accoglienza fanno percorsi molto validi”.

A proposito di questi casi che la Chiesa definisce “irregolari” (unioni civili, convivenze), pare che Papa Francesco stia compiendo una piccola rivoluzione nel modo di considerarli. È così?
“Papa Francesco invita a vedere le famiglie ‘imperfette’ o in via di realizzazione non solo in chiave negativa. Il sinodo in questo fa un’affermazione che è stata molto contestata: cogliere gli elementi positivi, costruttivi nelle situazioni irregolari. Come dicevo, è solo attraverso l’accoglienza, e non l’esclusione, che si possono mettere in cammino le persone”.

Quali i punti più rivoluzionari del “metodo Bergoglio”?
“Il Papa vuole che gli incontri siano preceduti da una consultazione con le famiglie, la più larga possibile, in modo che esse possano offrire degli strumenti per proseguire il dibattito all’interno del Sinodo. E poi ha insistito molto sulla sincerità: nessuno si deve permettere di affermare ‘questo non si può dire’! Tutti quanti devono sentirsi liberi di esprimere le proprie posizioni. Però, a differenza di qualche titolo di giornale, non si è svolta alcuna partita di calcio tra vescovi. Si è seguito un metodo… sinodale”.

Mirco Paganelli