Il fisico Luca Fiorani è intervenuto il 13 luglio ai “Lunedì di Viserba” su ecologia e Laudato si’ ai tempi del Coronavirus: “Se tornare alla normalità significa tornare a sacrificare natura ed umanità sull’altare del PIL, nuovo Dio di una religione atea, continuando a distruggere la terra e a sfruttare i poveri, spero proprio che non si ritorni alla normalità” È arrivato con la Panda da Roma, con dentro una bici da corsa”. Sono le parole con cui don Aldo Fonti mi presenta Luca Fiorani, il fisico che ha chiamato a raccontare dello stato del pianeta in questo 98° incontro dei Lunedì di Viserba.
10 anni, e sembra ieri, di proposte culturali e religiose al popolo in vacanza. Anche questa sera, pur se distanziati, sono numerosi coloro che sono accorsi a questo secondo appuntamento del ciclo estivo.
Fiorani è un gran bel personaggio, solare, sempre sorridente, gentile in ogni risposta anche di fronte alle domande più insidiose. Il tema che tratta porta anche il titolo del suo ultimo libro “ Il sogno folle di Francesco”, “ un omaggio – dice – ai due Francesco, quello di Assisi e quello di Buenos Aires”.
“L’ecologia e la Laudato si’ ci dicono che il mondo è intimamente connesso e così è. C’è un’intima relazione – come sottolinea giustamente il Papa – fra i poveri e la fragilità del pianeta. La pandemia diventa un’occasione per cambiare gli stili di vita. Il sogno folle di Francesco è proprio quello di tornare ad un’armonia nuova fra natura e umanità”.
Lei afferma che esiste correlazione tra inquinamento e diffusione del virus?
“ Questa malattia è un fenomeno ecologico.
Noi viviamo nell’antropocene, l’era dell’essere umano. L’umanità ha sempre dovuto fronteggiare dei grandi rischi. Non è la prima epidemia. Mentre però prima le minacce all’umanità venivano dalla natura (come i terremoti, le alluvioni, i virus, ecc), oggi c’è un nuovo pericolo che è dovuto al fatto che l’umanità sta modificando la composizione dell’atmosfera terrestre e quindi è capace di modificare il clima. Questo rappresenta un grande rischio per l’umanità, per la biodiversità, per i possibili salti specie di tante malattie dagli animali all’uomo, com’è accaduto per il Covid-19. Noi siamo parte della natura, la creazione è una e tutto è connesso, meraviglioso, bello, riflesso dell’amore, ma anche tremenda, se non viene rispettata”.
Con il rallentamento delle attività umane, il mondo sembrava di nuovo “respirare”. Ma ora tutto sembra tornato come prima… “Nel momento in cui noi ricominciamo a bruciare i combustibili fossili, cioè petrolio, carbone e gas naturale, siamo tornati in fretta ad immettere
nell’atmosfera CO2 e altri inquinanti e l’inquinamento è tornato ad aumentare. È come un rubinetto che si apre e si chiude”.
Quale lezione lascerà allora questa crisi?
“Il Covid può essere un’occasione.
Intendiamoci, con questo non voglio assolutamente dire che il virus sia un bene. È una sciagura, un male che minaccia l’umanità, va combattuto. Mai però come in questi giorni abbiamo preso atto di quanto il nostro sistema economico sia fragile e malato. Nel secolo scorso, abbiamo scritto le regole dell’economia attribuendo all’indicatore del prodotto interno lordo (PIL) un enorme valore. Ma questo sistema oggi è al collasso: stiamo consumando più risorse naturali di quanto non ne produca il pianeta, e stiamo producendo inquinamento più di quanto il pianeta ne possa assorbire. È un circuito vizioso che dobbiamo arrestare, Coronavirus o non Coronavirus. Lo dicono gli scienziati; ne sono convinti gli economisti (non tutti); lo afferma la stragrande parte dei climatologi; lo ha fortemente chiesto Papa Francesco nella Lettera Enciclica Laudato Si’. Lo chiedono i ragazzi di Friday for future.
Dobbiamo cambiare modello di sviluppo. Ci vuole un nuovo paradigma di società”.
Sarà anche in questo caso una lezione “transitoria”?
“Oggi noi siamo giustamente tutti molto preoccupati per il Coronavirus, ma ricordiamoci che oggi siamo colpiti da 17 pandemie, oltre 400mila persone muoiono ogni anno di malaria, che quasi un miliardo di persone nel mondo sono denutrite e molte di queste muoiono di fame, un miliardo e 700 milioni di persone vivono senza acqua igienicamente sicura… Se questa grande prova del Coronavirus ci fa ricordare che altre persone nel mondo soffrono crisi del genere, forse questa emergenza ci aiuterà ad essere più solidali verso l’umanità più vulnerabile e povera e a renderci più attenti al grido della terra. Ci ricorda soprattutto che l’umanità è fragile. La natura è una fitta rete di relazioni di cui siamo parte. A volte ci sono fenomeni sconvolgenti che si abbattono sulle specie viventi. È sempre accaduto, accade e accadrà sempre. Per questo, di fronte alla natura, bisogna rimare umili e semplici”.
Nonostante le conseguenze del riscaldamento globale siano visibili anche a occhio nudo, con o senza statistiche sullo sfondo, persistono “i negazionisti” che liquidano la preoccupazione come una forma di falso allarmismo.
“Lo scienziato – taglia corto – deve essere oggettivo e deve sempre dare un dato con un margine di errore. Ma ormai i margini di errori sono estremamente ridotti e la stragrande parte dei climatologi e degli scienziati è convinta che esista un riscaldamento globale e che questo riscaldamento è dovuto alle attività antropiche”.
Coscienza pubblica e leadership politica….
“Le due cose sono intimamente collegate perché siamo noi che votiamo i governi e se votiamo persone sensibili all’ambiente, abbiamo più speranza che lottino contro il riscaldamento globale”.
Gli scienziati non stanno vivendo un momento di grande fortuna… “A volte quando parlano gli scienziati non vengono ascoltati, perché hanno difficoltà a comunicare mentre invece un Papa o una ragazzina di 16 anni o un astronauta vengono più seguiti perché riescono a dare delle immagini. Una cosa è mostrare un grafico, un’altra è vedere un’immagine viva, un deserto che avanza, un ghiacciaio che si scioglie. Ecco, questo colpisce molto di più la persona e l’immaginario collettivo. Per cui ognuno, per il ruolo che ha, si impegni in favore dell’ambiente”.
Un pensiero finale?
“Inizialmente l’atmosfera era irrespirabile. Poi, a partire da oltre due miliardi di anni fa, grazie al piccolo contributo di innumerevoli e (apparentemente) insignificanti semplici organismi unicellulari – i cianobatteri – l’aria si è arricchita di ossigeno fino ad assumere la composizione attuale. Erano minuscoli come il virus che oggi ci angoscia, ma hanno dato vita al nostro pianeta. Nessuno può permettersi di pensare che la sua vita, le sue scelte, anche quotidiane, siano insignificanti.
Ciascuno di noi è chiamato ad essere quel cianobatterio”.