Dal 25 maggio, con apposita ordinanza regionale, nel nostro territorio si è aperta la possibilità di tornare a vivere una socialità più strutturata: centri sociali, circoli ricreativi e culturali hanno potuto riaprire i battenti, per la prima volta dopo l’emergenza sanitaria. Ma è davvero così? La riapertura, infatti, è condizionata da un’articolata serie di norme che, giustamente e necessariamente, devono garantire il massimo della sicurezza possibile per tutti, lavoratori, utenti e volontari. Norme che introducono tutta una serie di divieti e obblighi aggiuntivi, che si traducono, inevitabilmente, in oneri difficili da sostenere (sanificazione periodica, dispositivi di sicurezza, limitazioni nelle attività, ecc.). In sostanza, dunque, può nascere un paradosso: i centri sociali e di aggregazione possono riaprire ma, allo stesso tempo, non possono, perché è troppo difficile farlo a queste condizioni. Qual è la situazione generale a Rimini? La socialità riminese è in grado di ripartire?
Giovani, entusiasmo più forte della paura
I Centri Giovani soffrono per le nuove norme e faticano a riaprire? Non può essere un vero problema in piena estate in una città come Rimini, che offre innumerevoli occasioni di socialità per il mondo giovanile. E invece non è così. Perché se è vero che i ragazzi a Rimini hanno tante opportunità di aggregazione e divertimento, è altrettanto vero che i Centri Giovani rappresentano un punto di riferimento per tanti.
“ Nonostante le difficoltà di questo periodo – racconta Valerio Minicucci, responsabile del Centro Giovani RM25 di Rimini – siamo comunque partiti appena abbiamo potuto. E questo perché per molti siamo un punto di riferimento, un luogo importante in cui vivere il proprio tempo libero e socializzare.
Dovevamo continuare ad esserci in qualche modo ma, come detto, gli ostacoli quest’anno sono tanti. E così ci siamo reinventati”. Come? “ Puntando sull’educativa di strada: con i nostri educatori abbiamo studiato la città per individuare alcuni luoghi tattici in cui poter svolgere le nostre attività all’aperto e senza il rischio di assembramenti. E da questo è nata l’idea del ‘Centro RM25 al parco’: da circa un mese ci incontriamo due pomeriggi alla settimana al Parco Marecchia, in modo da rimanere ancora un punto di incontro e di riferimento per i ragazzi”. E la loro risposta? “ Ottima.
Addirittura sono i ragazzi a cercarci se qualche volta tardiamo, c’è una grande attesa e una grande voglia di tornare a incontrarsi. Tanto entusiasmo, e non solo da parte dei ragazzi che già conoscevamo: stiamo incontrando tanti nuovi giovani, e la nostra percezione è che i ragazzi siano stati molto toccati dall’emergenza sanitaria. Si avverte una forte spinta all’incontro, ma non solo tra di loro: con gli adulti, un’esigenza di relazionarsi con figure che non fossero solo le proprie famiglie o gli insegnanti incontrati sulle piattaforme virtuali. E in questo il ruolo degli educatori è molto importante”.
Centri anziani, ripartenza tutta in salita
La situazione per quanto riguarda l’aggregazione dei più anziani, invece, non può che essere più articolata di quella dei giovani. Come sappiamo bene, infatti, gli anziani sono i soggetti più a rischio di contrarre il Covid nella sua forma più grave, e la necessaria prudenza non può che portare a limiti ancora maggiori nelle loro possibilità di socializzazione.
“Viviamo una situazione molto articolata e difficile. – spiega Oscar Tamburini, presidente del Centro Sociale Culturale Viserba 2000 – I centri anziani generalmente propongono due attività principali, le serate di ballo e i giochi di carte. I nuovi protocolli si sicurezza, però, limitano fortemente proprio questi tipi di attività. E così, nonostante la possibilità di riaprire, numerosi centri in tutta la provincia hanno deciso di rimanere chiusi, almeno fino a settembre, per vedere l’evolversi della pandemia. Una situazione davvero difficile”. E il Centro Viserba 2000? “ Noi apriamo, ma per farlo abbiamo dovuto reimmaginare le nostre attività. Per esempio, alcuni progetti riguardano la musica da ascolto, il cinema, le cene a tema, tutte attività diverse dalla consuetudine e che hanno lo scopo di farci rimanere presenti, di far capire a chi frequenta il Centro che ci siamo ancora, che nonostante le difficoltà resistiamo”.
Come reagiscono gli anziani a questa situazione? C’è paura nel tornare alla socializzazione? “ No, non percepisco particolare paura. Con l’aumentare dell’età si impara a convivere con i problemi di salute, con la consapevolezza della propria fragilità. Non manca la prudenza, sia chiaro, ma non c’è una paura che impedisce di tornare ad incontrarsi”.
Ci.Vi.Vo, che succede?
Non sono propriamente dei centri sociali, ma anche i Ci.Vi.Vo. rappresentano realtà associative e di aggregazione a Rimini.
Gruppi diversi che svolgono attività diverse in collaborazione e con il supporto del Comune: una eterogeneità che rende ancora più complicato gestirne la ripartenza in modo uniforme. Come si stanno organizzando, dunque, i Ci.Vi.Vo?
La risposta arriva dal sito ufficiale: “ L’ufficio sta predisponendo un protocollo per una ripresa in sicurezzza delle attività. Nel frattempo si ritiene di non autorizzare la ripresa delle iniziative dei gruppi che ‘normalmente’ utilizzano sedi comunali chiuse per lo svolgimento delle proprie attività”. Niente attività al chiuso per i Ci.Vi.Vo, dunque, almeno finché non saranno state pensate regole di sicurezza più specifiche e uniformi per tutti i gruppi. Nessun impedimento, invece, a parte le consuete norme di prudenza e distanziamento, per le attività all’aperto. Ma per quanto durerà questa situazione? Quando sarà pronto questo protocollo di sicurezza? “ Una data precisa non la sappiamo ancora con certezza – risponde Mattia Morolli, assessore ai Rapporti col Territorio del Comune di Rimini – ma come periodo pensiamo a settembre, la riapertura delle scuole e la ripartenza di molte attività rappresenteranno uno spartiacque importante in questo senso”.