Quando non sei nessuno non ti fai il problema di dover restare sempre al top. Ma se sei un big e ti manca una cosa, allora quella mancanza ti rode ancora di più. Faccio un esempio sapendo di entrare in un terreno minato: alla Juventus degli ultimi anni, quella che dominava il campionato italiano vincendolo già prima di Pasqua, non riusciva di conquistare la Champions League. Magari ci arrivava a un passo ma non c’era verso, e allora a quella squadra top bruciava parecchio di non riuscire a diventare supertop.
Rimini è la capitale del turismo balneare italiano. Pare che a Jesolo il turismo produca più ricchezza che qui, ma non è solo questione di fatturato: Rimini in Italia è ancora la spiaggia estiva per antonomasia, suvvia. Però ha sempre avuto subconsciamente il cruccio di Sanremo.
Sarà perché, come qualcuno ha giustamente ricordato, il primo festival della canzone italiana nacque a Rimini negli anni ‘30.
Ma fu poi Sanremo a cogliere l’intuizione di far diventare la manifestazione un’industria e a Rimini è rimasta sul groppone: venti anni fa, per dire, quando nella terra dei fiori litigarono coi discografici, Rimini la buttò lì: il Festival venite a farlo da noi. Non se ne fece nulla. C’è da fare l’Eurovision in Italia?
Rimini alza la mano, venite da noi. Ma non se ne fa nulla. Non si può essere i primi della classe in tutte le materie, dai, facciamocene una ragione e non una sindrome. E magari cantiamoci un po’ su.