Indipendentemente dal giudizio che ognuno può attribuire al significato politico che ha rivestito il simbolo in questione, è uno di quei colpi di genio che ogni creativo sogna di avere almeno una volta nella vita. Come simboli esistevano già prima, ma il copyright del marchio di falce e martello incrociati risale alla Rivoluzione d’ottobre del 1917, quasi cent’anni fa, e da lì è diventato uno dei simboli più evocativi della storia. Ricorderete le lacrime che inondarono le gote di Achille Occhetto quando nel congresso del 1991 a Rimini il PCI abbandonò non solo il nome ma anche falce e martello come simbolo identificativo.
Quella Rimini dove oggi a ogni burrasca o nubifragio sono in molti a protestare. Quelli, ad esempio, che si trovano case e campi allagati perché nei fossi vicini non c’è stato un adeguato sfalcio di rami e arbusti. O i bagnini che per giorni devono andare a scarriolare in spiaggia per liberarla dai detriti portati dalle mareggiate e rimettere in sesto le attrezzature. Molte proteste ma un po’ in ordine sparso. E allora perché non riportarle sotto un unico simbolo? In memoria di qual marchio che qui fu sommerso dal corso della storia, il partito di falce e rastrello.