Sono iniziate sui giornali le celebrazioni della cinquantina di poeti e scrittori che mezzo secolo fa, a Soluto vicino a Palermo, dettero vita al Gruppo 63. Tra loro c’era pure un riminese, Elio Pagliarani che per civetteria geografica si dichiarava nato (nel 1927) a Viserba. Nel 1962 aveva pubblicato un volume di liriche, ”La signorina Carla”, che lo rese popolare per lo spirito di contestazione della poesia tradizionale. Lo aveva già dimostrato in una cerchia più ristretta, nell’antologia “I Novissimi” (1961), curata dal guru di quella generazione, Luciano Anceschi (classe 1911), allora docente di Estetica al Magistero di Bologna. Il cui assistente era Renato Barilli, componente pure lui dello stesso Gruppo 63.
L’ambiente bolognese del Magistero è stato ricordato da Giuseppe Chicchi (che di Rimini fu sindaco) in un volume autobiografico del 2011, con la preziosa pennellata che riguarda Ezio Raimondi, “grande italianista dalla sterminata cultura europea”. Per il Magistero di Bologna fu, quella a metà degli anni 60, una stagione felice. Vi approdò nel 1964 anche Paolo Rossi, grande storico della Filosofia e della Scienza, che aveva con noi studenti un rapporto di confidenza e rispetto, facendoci lavorare sodo al pari di Raimondi e di Anceschi. Altro mito di allora era Gina Fasoli, docente di Storia. A lezione faceva tremare le vene ed i polsi perché rivolgeva domande agli studenti, mentre spiegava.
Elio Pagliarani, dicevo, nel 1962 aveva già pubblicato il libro di poesie che lo rende famoso, e che s’intitola alla signorina “Carla Dondi fu Ambrogio di anni/ diciassette primo impiego stenodattilo/ all’ombra del Duomo”. Pochi anni dopo (1971) nelle scuole italiane approda una nuova antologia, la ”Guida al Novecento” di Salvatore Guglielmino che celebra l’ormai silenzioso Gruppo 63, e consegna alla fama anche l’opera del nostro viserbese Elio Pagliarani (scomparso nel 2012). Nel 1990 il giudizio positivo su di lui è confermato da una storia della letteratura del tutto innovativa, di Giovanna Bellini e Giovanni Mazzoni che parlano della “Signorina Carla” come di una delle opere più convincenti della nuova poesia italiana.
In un’intervista su “<+cors>il Venerdì”<+testo_band> (1.2.2013), Umberto Eco, intellettuale sempre attivo in questi anni con imponenti iniziative editoriali, cita la ”Signorina Carla” come opera sopravvissuta a tutto il trascorrere del tempo ed al precoce sgretolarsi del Gruppo 63. Di cui fu esponente, ma pure maestro.
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Antonio Montanari