Vano è tentare di comprendere l’animo dell’automobilista: appena uno pensa di avere catalogato un determinato meccanismo, ecco che viene subito smentito.
Alla vista di una pattuglia di vigili o carabinieri, la maggior parte degli automobilisti frena per poi procedere ai venti all’ora, sperando di convincerli che quella è la loro abituale velocità.
Tale atteggiamento lascia pensare che la vista della forze dell’ordine sia un infallibile deterrente contro comportamenti impropri. O almeno dovrebbe.
Da qualche settimana, nei giorni di mercato, l’incrocio di piazza Mazzini a Rimini è presidiato da una coppia di vigili urbani: oltre a essere critico di suo, l’incrocio è, infatti, alla mercè di una diffusa anarchia. Tipo quelli che, venendo da via Circonvallazione Meridionale, bloccano il traffico con la pretesa di svoltare illecitamente a sinistra verso Porta Montanara.
Orbene, nemmeno il presidio dei vigili (quelli in carne e ossa, mica quelli elettronici) è sufficiente: ho assistito al duello tra un automobilista imperterrito e una vigilessa che cercava di impedirgli la svolta proibita, ponendoglisi eroicamente davanti come il celebre studente cinese dinnanzi al carroarmato in piazza Tienammen.
Così come, nello stesso incrocio, ho visto un disinvolto Suv sorpassare dalla corsia di sinistra tutta la fila in via Saffi per poi mettersi in pole position al semaforo, scavalcando bellamente il marciapiede divisorio presidiato da un vigile. Impegnati a tenere a bada il traffico, i vigili difficilmente riescono però a multare le auto in questione, che se la cavano con un paio di improperi e inviti a togliersi di mezzo. Ed è forse questa la spiegazione della differente reazione rispetto al primo caso: vigile che abbaia, non multa…