Hanno accessori colorati, nomi tecnologici e cartucce per ricaricarle… no, non stiamo parlando di stampanti di ultima generazione ma di sigarette elettroniche! Siamo sempre più soliti vedere in giro persone avvolte dal loro vapore, i rivenditori in provincia si stanno moltiplicando a vista d’occhio, eppure non è ancora chiaro se sono palliative, utili per smettere di fumare o addirittura nocive. L’Oms si è espressa riguardo agli “Electronic Nicotine Delivery Systems” già nel 2010, ricordando gli effetti nocivi della nicotina sull’organismo e ribadendo che non esistono ancora dati sugli effetti dell’utilizzo delle sigarette elettroniche.
Dal canto loro i rivenditori assicurano che le sostanze contenute – glicole propilenico, glicerina vegetale, acqua, aromi e nicotina (facoltativa) – sono largamente utilizzate, e da decenni, nelle industrie alimentari e farmaceutiche. Inoltre ricordano che si può “svapare”, cioè fumare sigarette elettroniche, senza aspirare nicotina.
Il percorso più frequente consiste nel partire da una gradazione media e poi scendere col tempo fino a gradazioni più basse o nulle. Così si riuscirebbe a smettere di fumare del tutto.
Il dubbio però resta. “Allo stato attuale non esistono dati né pubblicazioni scientifiche che possano certificarne l’innocuità o, al contrario un effetto nocivo sulla salute – spiega il Dott. Antonio Polselli, oncologo. “ L’unico elemento concreto è l’immediatezza con cui questo strumento aiuta fumatori anche incalliti ad abbandonare la sigaretta tradizionale, senza dover ricorrere a lunghi training ”. Già, ma la nicotina? Su questo Poleselli è chiaro: “ L’effetto cancerogeno delle sigarette tradizionali non è tanto legato alla nicotina, ma agli elementi di combustione del tabacco ”.
Una cosa è certa. Il business non manca. I fumatori elettronici sono in costante aumento visti anche i costi del dispositivo rispetto al tradizionale pacchetto di sigarette. Leonardo Mustillo, titolare di Must, uno dei negozi che stanno affollando Rimini, dichiara di aver venduto oltre un migliaio di sigarette elettroniche nei primi quattro mesi di attività. Ma i divieti stanno aumentando su scala mondiale: in molti paesi si discute su come inquadrare le e-cigs. In Belgio, Danimarca, Estonia, Germania, Ungheria, Austria, Slovenia, Finlandia, Portogallo e Svezia le sigarette elettroniche vengono parzialmente o integralmente gestite come prodotti farmaceutici. In Francia sono vendute come “strumenti terapeutici” utili per smettere di fumare. Negli Stati Uniti la vendita è libera, ma alcuni stati stanno cercando di introdurre tasse sulle sigarette elettroniche, con la conseguente raccolta firme dei fumatori. In Australia, Brasile, Norvegia, Singapore, Thailandia, Turchia e Uruguay le e-cig sono vietate. Caso paradossale la Cina, patria dell’invenzione avvenuta nel 2003, che dopo averle prodotte ed esportate in tutto il mondo ha istituito un divieto assoluto: molto probabilmente per tutelare la sua posizione leader sul mercato del tabacco.
In Italia la vendita è libera, in farmacie, parafarmacie e negozi di settore, con la differenza che i dispositivi venduti nelle farmacie e nelle parafarmacie sono privi di nicotina.
Vietato ai minori. In Italia è vietata la vendita dei dispositivi elettronici per il fumo ai minori di 18 anni, norma che le equipara alle sigarette tradizionali. Inoltre è obbligatorio indicare la concentrazione di nicotina presente e i simboli di tossicità; oltre alla dicitura “ tenere lontano dalla portata dei bambini ”.
Più decisa e drastica la scelta della vicina Repubblica di San Marino: il Segretario di Stato alla Sanità Francesco Mussoni ha comunicato recentemente l’adozione del divieto di vendita ai minori di anni 18; vendita che, tra l’altro, può avvenire solo nelle farmacie.
Melania Rinaldini