Non mi è stato facile. Ho dovuto riprendere in mano più volte il testo del messaggio del Vescovo alle autorità per ridurlo alla pagina alla quale l’avevamo destinato. Pur con la sicurezza di poterlo offrire ai lettori in integrale sul nostro sito e nella app, non era semplice togliere anche solo parte dei concetti espressi, proprio per la ricchezza contenuta. Qualcuno dei miei 25 lettori mi accuserà a questo punto di piaggeria, ma non sono avvezzo all’adulazione, anzi, di solito il rimprovero che i miei validi collaboratori mi fanno è per l’atteggiamento opposto…
Perché dunque mi ha così positivamente colpito l’intervento di mons. Lambiasi. Le ragioni le ritrovo in una delle tante vocazioni che hanno accompagnato la mia vita, quella di educatore. Con questi occhi ho letto e riletto il messaggio, che non a caso ha il titolo “Educare alla cittadinanza si deve, si può”.
L’ho trovato ricco di positività a fronte di una lamentazione comune. Educarsi, nascere a qualcosa di diverso nel pensare alla politica, alla città, alla comunità, “si può”, è possibile.
Che dire poi della citazione di “idiota”, che nella sua origine greca significa chi si fa gli affari propri, senza comprendere che quello che non è l’interesse della comunità, non è neppure il suo? Un interesse di tutti che è anche compito di tutti, dunque “si deve”.
Cominciando dai genitori, che, per assurdo, sembrano ormai l’anello debole dell’emergenza educativa. Come ha detto il Papa “È ora che i padri e le madri ritornino dal loro esilio, e riassumano pienamente il loro ruolo educativo”, ruolo fondamentale, perché comunque i figli sono immagine dei genitori, anche se dire questo, a volte, ci può apparire spiacevole. Ma non è solo questione di genitori. La politica, la professione, le scelte quotidiane sono invitate a ritrovare il loro ruolo di servizio alla comunità. Viviamo in un momento difficile, complesso, ricco di contraddizioni e problemi. Le crisi generate dalle guerre e dalla fame, che portano migliaia di persone nelle nostre città sono una cartina al tornasole sulla nostra civiltà. Il Vescovo propone la cultura dell’accoglienza e dell’integrazione contro quella dell’ignavia, della paura e di conseguenze della violenza, che nasce appunto dalla paura. La crisi ci sta profondamente cambiando, ma afferma Lambiasi “sta a ciascuno decidere se subirla oppure sconfiggerla”. E la sconfiggiamo se al posto della rassegnazione e della rabbia impariamo a condividere ciò che siamo, prima ancora di ciò che abbiamo. Educare alla pace, alla legalità, alla solidarietà, al bene comune non è roba da cattolici, ma da cittadini.
Giovanni Tonelli