Il tema della 51a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali mette al centro il comunicare la speranza e fiducia nel nostro tempo. Papa Francesco, infatti, partendo da un passo del profeta Isaia («Non temere perché io sono con te» Is 43,5) ci accompagna a cogliere alcuni aspetti importanti per trasmettere speranza e fiducia, ma soprattutto a riconoscere nella nostra realtà i riflessi della Buona Notizia, che è appunto il Vangelo. Come comunità parrocchiale del Crocifisso ci siamo chiesti: “Com’è possibile oggi, in mezzo a tutte le cattive notizie, comunicare e trasmettere la speranza e la fiducia del Vangelo?”
Così nella nostra Parrocchia abbiamo pensato di dedicare una serata, mercoledì 10 maggio, per confrontarci insieme su come tradurre nel concreto questa “sfida” che le attuali tecnologie pongono a tutti noi, ma anche per poter apprezzare e valorizzare le opportunità a livello di fede e di evangelizzazione. Abbiamo invitato alcuni amici che per mestiere (e vocazione…) hanno a che fare con la comunicazione: don Giovanni Tonelli (giornalista e assistente dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Rimini), il sostituto commissario Patrizia Magari (Questura di Rimini) e l’avv. Roberto Brancaleoni, penalista.
Siamo stati aiutati da alcuni spunti di riflessione molto profondi di padre Francesco Occhetta (gesuita, giornalista de “La Civiltà Cattolica”) che in videoconferenza ci ha proposto delle chiavi di lettura del messaggio del Papa.
Padre Occhetta è partito dalla citazione di Cassiano che il Papa fa all’inizio: la mente umana è come una macina che lavora ininterrottamente. Sta a noi scegliere “cosa” farle macinare: se le diamo grano buono verrà fuori qualcosa di buono per confezionare pane fragrante; se invece le diamo la zizzania avremo il contrario. Ma in entrambi i casi ciò che rimane ferma è la nostra capacità di elaborare gli stimoli che vengono dall’esterno. Il Papa insiste molto sull’importanza di cambiare lo sguardo che abbiamo sulla realtà, non per cancellare le brutte notizie, ma al contrario per poter far emergere anche le buone notizie che raggiungono la nostra vita. Molto risente – dice il Papa – dal tipo di “occhiali” con cui guardiamo la realtà, che possono aiutarci a scorgere i segni del Regno di Dio presenti, che richiedono uno sguardo che non si fermi alla superficie delle cose, ma che vada in profondità. Guardare la realtà diventa appunto un’esperienza da fare alla luce dello Spirito Santo: «Chi, con fede, si lascia guidare dallo Spirito Santo – prosegue il Papa – diventa capace di discernere in ogni avvenimento ciò che accade tra Dio e l’umanità”.
Don Giovanni ha presentato i rischi e le sfide della comunicazione online (es. su Facebook) e di come spesso anche lui stesso si sia imbattuto nei cosiddetti “leoni da tastiera”, cioè persone molto aggressive a livello social, che utilizzano spesso il proprio pseudonimo (nickname) per basare il confronto sull’aggressività verbale. È stato sottolineato anche che ciò che diciamo (e pubblichiamo sui social network) non risponde solo ad una questione di buona educazione e rispetto altrui (quella che sul web è chiamata “netiquette”), ma che le parole possono non solo ferire, ma metterci davanti anche conseguenze davanti alla legge.
Così l’avv. Brancaleoni ci ha aiutato ad entrare anche nei risvolti penali che un uso troppo “leggero” ad esempio dei nostri commenti può comportare (dalla multa di diverse migliaia di euro fino addirittura al carcere).
Il sostituto commissario Magari ha condiviso la sua esperienza di ufficiale di Polizia al servizio della gente in particolare per quanto riguarda il trovare una soluzione ai tanti interrogativi (e problemi) che emergono nel suo lavoro, soprattutto in questo tempo in cui è impiegata all’Ufficio Immigrazione della Questura. Ne sono emersi spunti belli in cui vedere nelle Istituzioni (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza) un servizio di vicinanza e prossimità molto preziosi, soprattutto sull’ambito della formazione e della prevenzione nelle scuole e non solo.
Abbiamo così provato insieme anche ad individuare qualche azione da mettere in atto nella nostra pastorale, partendo dal rinnovo del sito internet parrocchiale, dalla nostra pagina Facebook, … e ancora di più nel modo di relazionarci e comunicare tra di noi: potremmo dire, dunque, che più che delle “risposte” abbiamo provato a far nascere delle “domande” per iniziare un cammino come comunità. Nel sentiero di una buona comunicazione non possiamo prescindere dal fatto che siamo chiamati a vivere un percorso come una comunità credente e che il Signore ci invita ad abitare con responsabilità il web e i social networks… senza perdere fiducia e speranza nel nostro tempo.
Eugenio Savino