Preoccuparsi del futuro dei giovani e della sicurezza degli anziani è giusto, necessario, fondamentale e doveroso, soprattutto in tempo di crisi. E questo per una società, come la nostra, che tiene, almeno a principi e parole, alla giustizia distributiva e alla solidarietà verso i più deboli. Il fatto è che nel nostro paese le preoccupazioni sono alimentate e amplificate sempre da un dibattito carico di polemica e vuoto di analisi (e di verifiche), interessato più a suscitare indignate lamentazioni – spesso esagerate, e anche, purtroppo, a volte infondate – che a cercare soluzioni. Prevale nelle persone la volontà di delegittimare gli avversari piuttosto che trovare insieme il modo di imboccare la via della ripresa economica e valoriale. Insomma c’è un vuoto di cultura manageriale e di leadership di politica spaventosa. Proviamo a confrontare alcuni dati su cui si basa gran parte del dibattito attuale relativo al lavoro, tema che ci sta a cuore, anche perché già i prossimi giorni se ne parlerà in Diocesi (vedi pagina 13), in preparazione alla Settimana sociale dei cattolici italiani in programma a Cagliari dal 26 al 29 ottobre. La disoccupazione giovanile è un problema molto serio, ma riguarda davvero, come dicono certi politici e, di conseguenza, senza alcun controllo, tutti i media, il 40% dei soggetti oppure siamo di fronte ad un inganno statistico che amplifica il fenomeno?
Uno studio di Alessandra Del Boca e Antonietta Mundo, due economiste della Bocconi, intitolato, appunto, L’inganno generazionale, ne svela la bugia. I numeri così alti riguardano solo i giovani dai 18 ai 24 anni, quando cioè la gran parte è ancora impegnata negli studi. In realtà il dato italiano a quell’età sarebbe sul 10% contro il 9% della Comunità Europea. La differenza invece si approfondisce dai 25 ai 34 anni, ma ben lontano da quelle percentuali. E ancora. È vero che i giovani possono trovare lavoro solo quando i più anziani liberano posti andando in pensione? Le statistiche dicono una cosa diversa. Riforma Fornero e Jobs Act sono sotto attacco, ma un patto fra le generazioni, e di questo abbiamo bisogno, richiede che si smetta di guardare al passato per ragionare insieme seriamente di soluzioni per il futuro. Le autrici analizzano i dati, e ne danno una lettura inedita: giovani e senior non sono sostituti, ma complementari. I primi, nativi digitali, con un nuovo modo di lavorare, i secondi con il loro bagaglio di esperienze. Il vero valore del lavoro oggi è il capitale umano, da arricchire e non disperdere. La realtà, conosciuta, studiata, vissuta, si dimostra diversa, quasi mai così netta in chiari e scuri, ma ricca di molti grigi. E a volte il grigio fa più luce del troppo bianco.
Giovanni Tonelli