Il distretto calzaturiero di San Mauro Pascoli, eccellenza italiana del settore, fa registrare ottimi numeri nei bilanci del 2017 che iniziano ad essere pubblicati in queste settimane. Un fatto che, nonostante la rinomata qualità del distretto a livello nazionale, non va dato per scontato, perché anche quello della scarpa romagnola è un settore che ha dovuto affrontare i colpi della crisi economica. Da considerare, inoltre, che nonostante il distretto sammaurese sia la punta di diamante, non è l’unico centro calzaturiero del nostro territorio: per quanto piccola, anche Rimini rappresenta una realtà del settore. Dunque, in quali condizioni si trova questa realtà? E più in generale, come se la passa il mondo della scarpa romagnola?
Il quadro generale
Introducendo l’analisi da un punto di vista macroscopico, i numeri positivi fatti registrare dal distretto calzaturiero di San Mauro Pascoli non sorprendono: secondo il Monitor dei distretti industriali dell’Emilia-Romagna, curato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa San Paolo e aggiornato al quarto trimestre del 2017, infatti, tutto l’export dei distretti industriali della nostra Regione è in crescita. Nello specifico, +2,7% rispetto all’anno precedente, anche grazie ad un’accelerazione nell’ultimo trimestre dell’anno, +4,1%. E in questo contesto di crescita, la scarpa sammaurese incide del +2,5%, per un valore di 306 milioni di euro. Un andamento che fa ben sperare anche per il futuro: “Più elementi – commenta Tito Nocentini, direttore regionale di Intesa San Paolo – portano a pensare che i distretti industriali dell’Emilia Romagna possano continuare a essere un punto di forza dell’economia della regione e dell’Italia”.
San Mauro… al top
Quali, dunque, questi numeri? Secondo Assocalzaturifici, San Mauro rientra nella top 10 per export calzaturiero a livello nazionale. Al decimo posto, ma pur sempre top 10. E, in questa classifica, solo Venezia (+9,6%), Milano (+7,3%), Treviso (+6,2%) e Vicenza (+3,3%) hanno fatto meglio. L’importanza di questo dato è ancora più chiara se si guarda ad un altro elemento: l’esportazione regionale totale di scarpe, in valore è stato di 758 milioni di euro, quella di San Mauro 306 milioni. Tradotto, il 40% del volume di affari del territorio regionale arriva dal distretto sammaurese. Distretto che pesa per il 3,2% dell’intero export calzaturiero nazionale, che nel 2017 è stato stimato in 9 miliardi e mezzo. E non solo export: cresce anche la produzione a volume (+7,3%), il fatturato (+13,3%, per il 39,5% realizzato all’estero), la domanda (+7,3%) e il mercato interno (+3,7%). Numeri che portano ottimismo: secondo la Camera di Commercio regionale, “le prospettive espresse per i prossimi mesi indicano buona fiducia nella domanda, che dovrebbe sostenere la produzione e il fatturato, mentre appaiono invece stabili le aspettative per l’occupazione”.
E Rimini?
Come facilmente prevedibile, San Mauro Pascoli naviga in buone acque. Ma è così anche per gli altri centri produttivi del settore calzaturiero del nostro territorio? Rimini in quali acque si trova? Occorre premettere che, nello specifico del calzaturiero, Rimini non muove grandi numeri, non è una realtà di rilievo. Ma è comunque la realtà di casa nostra, e va considerata. Secondo l’Ufficio Studi della Camera di Commercio della Romagna, gli ultimi 10 anni hanno fatto registrare una graduale diminuzione delle imprese codificate nel settore “fabbricazione di calzature”, il cuore del cosiddetto calzaturiero, nella provincia di Rimini: 57, ad oggi, le imprese attive, a rappresentare un -18,6% rispetto al 2009. Va detto, però, che questo è un trend che colpisce non solo il mondo-Rimini. Le imprese calzaturiere calano, infatti, anche in provincia di Forlì-Cesena (-11,4% dal 2009), a livello regionale (-20,7%) e nazionale (-16,6%). Altro discorso, invece, è quello dell’export: nel 2017, il settore della scarpa riminese registra un +2,4% rispetto a dieci anni fa, per un valore annuo di 23.279.688 euro. Anche Rimini, dunque, nonostante la piccola incidenza delle proprie imprese del settore, si allinea alle tendenze regionali e nazionali.
“Il comparto calzaturiero riminese, – commenta Fabrizio Moretti, presidente dell’ente camerale di Rimini – anche se il numero delle imprese non è particolarmente elevato, rappresenta un interessante articolazione del manifatturiero. Si tratta di un comparto a livello regionale al quale guardare con attenzione perché ricco di competenze, orientato ai mercati internazionali e riconducibile al Made in Italy. Il suo sviluppo è quindi importante, perché va nel senso di valorizzare asset strategici e distintivi per la competitività e l’attrattività dei territori”.
Simone Santini