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Sessualità precoce, oltre il tabù

Sessualità precoce. L’inchiesta condotta dal Leo Club Riccione su un campione di oltre mille studenti delle scuole superiori riminesi, fa riflettere. Si abbassa sempre di più l’età media del primo rapporto sessuale: tra i 15 e i 18 anni. Minimale ma presente il dato degli under 14. Ma oltre al problema dell’età ci sono altri aspetti che interrogano la comunità cristiana, dalle famiglie agli animatori dei gruppi giovanili. Primo tra tutti, una concezione del corpo e della sessualità sempre più slegata dall’affettività. Ne parliamo con la dottoressa Bettina Magrini, ostetrica da 30 anni, diplomata presso l’Istituto Nazionale di Educazione all’Affettività e Sessualità INER di Verona e referente per l’area sessualità dell’Ufficio Pastorale della famiglia della diocesi di Rimini. Dal Duemila insieme ad un team di uomini e donne, non necessariamente professionisti, porta avanti nelle parrocchie un progetto di educazione all’amore e all’affettività rivolto a ragazzi e giovani coppie.

È vero che si è abbassata l’età del primo rapporto sessuale?
“L’età fisiologica del primo rapporto, non è mai stata over 30, ma se a metà degli anni ’70 era di 20-21 anni ora sembra assestarsi intorno ai 15-18, per il 30-50% dei ragazzi mentre i giovani che avrebbero rapporti prima dei 15 anni sarebbero circa il 28% (dato SIGO-Società Italiana Ginecologia Ostetricia). È comunque difficile comparare i dati, perché i campioni e metodi statistici utilizzati sono molto eterogenei. In più, fattori come lo stato sociale elevato, la religiosità, l’abitare in grandi città, la sussistenza di programmi educativi adeguati, diminuiscono la probabilità di rapporti precoci. L’ISS in un rapporto del 2011 abbassa l’età a 13/14 anni!”.

Cosa deve preoccupare di più?
“La non consapevolezza, l’ingenuità, la disinvoltura, la diminuzione del desiderio, ma anche la spregiudicatezza, l’ostentazione e la disinformazione, stimolata dai moderni metodi di (s)comunicazione, con cui i rapporti vengono vissuti. La Società italiana di Andrologia ci parla di relazioni senza amore ed emozione della conquista, ansia, insicurezza, pregiudizio, disincanto e noia, con aumento di problemi erettili, eiaculazione precoce, MST (malattie sessualmente trasmissibili, ndr.) e aborti. Ma rallegriamoci: la verginità è ancora un valore e aspettare consente alle aree cerebrali che presiedono la capacità di giudizio, di maturare”.

L’età media del primo rapporto si abbassa maggiormente per le ragazze?
“Se per l’uomo rimane di circa 18 anni ed è rimasta stabile nei decenni (anche se attualmente lievemente anticipata), nelle donne sicuramente è diminuita: secondo i dati dell’Associazione Neodemos la percentuale di ragazze che hanno avuto il primo rapporto prima del 16° compleanno è salita in quarant’anni (1957-1995) al 22%”.

Ci sono ancora diversità di approccio fra ragazzi e ragazze?
“La sessualità è differente, come le motivazioni che portano alla prima esperienza. Le femmine associano più il sesso al sentimento, si affidano di più la prima volta, ponendo poca attenzione alla possibilità di malattie e concepimento. I maschi, il cui piacere sessuale è più facilmente raggiungibile, si dichiarano più propensi ad avere un rapporto anche al primo incontro, legando fantasie attinenti ad icone femminili proposte. Spesso si assiste ad una ’induzione’ sociale, calando forzosamente sui ragazzi un modello adulto, mentre probabilmente nell’adolescenza non c’è una domanda originale di sessualità. Soprattutto le ragazze si dicono ’spinte a farlo’, non tanto perché ci si sente o è il momento giusto, ma per non essere l’unica (?) vergine, dimostrare le proprie capacità, come lotta alla depressione o come vendetta, ecc.”.

Come siamo chiamati ad affrontare questa problematica?
“Non nascondendoci e credendoci. Una volta un giovane mi ha detto: «Mi sembra che i meno convinti siate voi, perché vi arrampicate sugli specchi per passare un messaggio». Non siamo capaci? Ci proviamo! Credo che la questione debba essere affrontata in modo multicentrico. Ognuno faccia il suo senza delegare ad altri il proprio compito: la questione è creare un sistema sociale valorizzante che possa colmare l’allarmante distacco fra affettività e sessualità, favorendo il confronto non solo tra pari, ma generazionale. Non crediamo (e il dato pediatri italiani 2007 lo conferma) che l’influenza dei coetanei sia superiore a quella della famiglia, almeno fino a 18 anni!”.

Alessandra Leardini